Imprenditori a lezione da Allegri
Il mister agli industriali: «Si vince in modo sempre diverso»
L’hanno chiamato per dare una «lezione» agli industriali veneti e lui, Max Allegri, ex allenatore della Juve, ha cercato i parallelismi tra squadra e azienda.
Disse un giorno Massimiliano Allegri detto Max, di professione allenatore di uomini, parlando di se stesso: «A Livorno siamo così, ci piace molto cazzeggiare. Non si può vivere di solo lavoro. Quando sento gente che dice che bisognerebbe lavorare 24 ore al giorno, penso: poi ti scoppia la testa e non hai ottenuto un bel niente». Chissà se il Conte Max ha ripetuto l’elogio del cazzeggio anche ai 40 industriali che, ieri pomeriggio, si sono messi in maglietta e scarpette da ginnastica per ascoltare, in una palestra appartata dello Stadio Colbachini di Padova, la sua «lezione» di un’ora e mezza sulla gestione della squadra, possibilmente vincente. Su questo argomento, senza ombra dubbio, l'ex allenatore della Juventus divoratrice di scudetti ha una competenza consolidata: «E credetemi - ha detto al temine del suo intervento di coaching -, le analogie nella gestione delle risorse umane tra un club sportivo e un’azienda sono molto forti».
Ad ascoltarlo c’era anche una dozzina abbondante di signore imprenditrici, uscite dall’incontro sinceramente colpite. «Allegri è un uomo molto affascinante e piacevole da ascoltare», ha confessato Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustria Venetocentro, al microfono di Massimo Giletti, che a seguire ha condotto un partecipato talk show davanti a 500 persone accomodate sulla tribuna dello stadio. «Anche noi siano un po’ degli allenatori ha aggiunto Piovesana - e come Assindustria dobbiamo saper gestire una squadra com più di tremila imprenditori, tra i quali ci sono diverse stelle».
C’è la squadra e ci sono i solisti. Alessandra Polin, numero uno dei Giovani imprenditori: «Ad Allegri abbiamo chiesto la sua visione del gruppo - racconta, dopo un radicale cambio di look da pantaloncini e scarpette a tailleur e tacco 12 - e, all’interno del gruppo, della scelta del leader. Nel nostro Paese, per esempio - aggiunge, abilmente provocata da Giletti - c’è un problema di leadership e gli ultimi governi non avevano nemmeno una squadra con le competenze necessarie...».
I risultati? «Si raggiungono in vari modi - è il condensato dell’Allegri-pensiero - e non tutti gli anni sono uguali, perché anche i calciatori da un anno all’altro cambiano. Un vecchio allenatore come Carletto Mazzone, per esempio, non voleva mai in squadra gli sposi novelli, perché riteneva che fosse una situazione per loro stancante. I ragazzi vanno conosciuti, bisogna parlarci e cercare di tirare fuori il massimo da tutti. Perché sono loro che vanno in campo e che vincono le partite: il compito di noi allenatori, alla fine, è quello di fare meno danni possibile».
Perché la squadra funzioni, in ogni caso, c’è bisogno che il mister faccia il mister e che il presidente faccia il presidente, senza confusione di ruoli. A proposito, com’era avere Silvio Berlusconi come datore di lavoro? «Lui è veramente un genio - è la risposta di Allegri - ha un entusiasmo straordinario, anche ora, e sa di calcio. Ogni tanto seguivo i suoi consigli, quando mi chiamava per dirmi qualcosa io gli rispondevo sempre: presidente, ha ragione». E poi, così a naso, faceva di testa sua.
Gli chiedono anche del Padova, squadra in cui giocò in un passato che ormai sbiadisce. «Hanno preso un nuovo allenatore che è molto bravo, Sullo. Quando giocavamo insieme al Pescara, lui correva tantissimo e io gli passavo il pallone». Chissà perché, l’avevamo immaginato.
Visto dalle donne Piovesana: «Un uomo molto affascinante Anche noi imprenditori siamo un po’ allenatori»