Derby al Penzo, il Chievo a caccia dei tre punti
Marcolini cerca a Venezia il primo successo: «Abbondanza in attacco. Vignato? Sarà utile»
«Il calcio di Dionisi l’ho sperimentato contro l’Imolese, scorsa stagione, serie C. Subiva poco, costruiva molto. Sta ritagliando gli stessi concetti sul Venezia».
Sciolte le catene del mercato, Michele Marcolini guarda al collega Alessio Dionisi e a questo primo di due derby veneti (l’altro col Cittadella) senza che piazza affari inquini più la visuale. Il suo Chievo, quello che oggi (ore 18) raggiunge la Laguna, è fatto: la rosa foltissima, magari troppo, però definita. Se c’era un problema, gravato sui primi due turni di B, era ad esempio la carenza numerica dietro. Ecco: al Penzo si potrà già affidare la fascia destra a Dickmann oppure al fresco di rinnovo Frey, sgravando Bertagnoli di un ruolo non suo, in mezzo Vaisanen avrà modo di affinare l’intesa con Rigione (capitan Cesar, volendo, è pronto). «Se penso alla difesa, lì ogni cosa era stata solo accennata — riflette Marcolini — mentre con la chiusura del mercato e la sosta, pur a fronte dei tanti nazionali assenti, abbiamo preso a lavorarci di più». Non che avesse ballato nel tenere il campo, il Chievo, contro Perugia ed Empoli, anzi. Semmai per incertezze singole, vedi Leverbe al Curi, vedi Vaisanen e Brivio nell’1-1 coi toscani (il gol di Dezi). Le carte in più, adesso, chiaramente aiutano. Così come aiuta, a centrocampo, il filtro fisico di Segre, in prestito dal Torino ed ex del Venezia, uno stantuffo che ringhia e s’inserisce, o almeno questo è il film del suo incipit clivense.
Dice, poi, Marcolini: «Anche al Venezia, Dionisi sta famolto
cendo un bel calcio, con l’organizzazione a garantire pochi rischi». Il Chievo piegato dal Perugia e fermatosi al pari con l’Empoli, di rischi, all’avversario ne ha fatti correre parecchi. Specie cavalcando l’aggressione alta, fin qui il frangente più brillante. Tuttavia, il
cinismo non è ancora di casa, a Veronello. In quel di Venezia, di fronte alla linea Fiordaliso-Modolo-Cremonesi-Felicioli, si tornerà allora sullo stato di salute del pungiglione. «Non abbiamo punte col dna da bomber di razza, ma ogni nostro attaccante lavora bene e sono convinto che continueremo a crearci molte chance», così il Rosso. Lui che aggiunge: «È probabile che sulla coppia d’attacco, vista l’abbondanza, avrò sempre il dubbio». Meglio così, in un certo senso. L’addio di Stepinski può essere un nuovo inizio per Djordjevic. E Meggiorini, al momento, merita il posto. Una variabile è Pucciarelli, deludente da rifinitore: «Lui nasce come punta e potrei anche avanzarlo», fa Marcolini. Dietro le punte, forse, c’è ancor più da ragionare e da studiare. Visto il Pucciarelli dei primi 180 minuti, un Garritano dall’inizio, al Penzo, non stupirebbe.
E Vignato? «Lo scarso utilizzo dipendeva dalle ipotesi di cessione — risponde chiaro Marcolini — uno col suo talento può cambiare le partite: tornerà utile nelle rotazioni». A tradurla: il gioiellino della Valpolicella, al momento, parte da seduto.