«Qui tessuto sano, ma vanno colti i segnali delle infiltrazioni»
A San Zeno il saluto del comandante provinciale dei Carabinieri
«Una rappresentanza così qualificata e cospicua non me l’aspettavo...». Lo stupore del vescovo Giuseppe Zenti ieri mattina a San Zeno è andato di pari passo con la sua emozione. Con quella voce incrinata nel saluto a Verona che il colonnello Ettore Bramato ha cercato di modulare, nel suo ultimo giorno da comandante provinciale dei carabinieri. Ha scelto la basilica e una messa celebrata da Zenti e da altri sacerdoti - tra cui don Renzo Zocca e don Antonio Coluccia, il «prete blindato da Dio» nella lotta ai boss della malavita organizzata - il colonnello Bramato per salutare una comunità che, ha detto, «mi ha sempre fatto sentire circondato d’affetto». Affetto che ieri si è palesato in una chiesa colma di rappresentanti istituzionali, di tanti sindaci della provincia, di carabinieri e di gente comune.
Il bilancio e i reati
Tre anni e tre mesi, quelli trascorsi da Bramato in riva all’Adige che «grazie anche al lavoro dei miei collaboratori hanno permesso all’Arma di raggiungere risultati che prima a Verona non si erano mai registrati. È una squadra straordinaria, con cui lavorare è stato un onore». E quelli di questo 2019 che va scemando, il colonnello li ha portati ieri in dote. Su 18mila dei 20mila reati registrati in tutta la provincia negli ultimi 9 mesi hanno indagato i carabinieri, che ne hanno risolti 4.200. Ottocento sono stati gli arresti, 26mila le pattuglie che hanno battuto il territorio, 117mila le persone controllate e 185 chili di droga tolti dalle piazze dello spaccio. «Per me - racconta lui - è stato un periodo ricco di soddisfazioni. Per la prima volta a Verona una forza di polizia ha collaborato con la procura distrettuale contestando il reato di associazione mafiosa».
Infiltrazioni e sicurezza
Si è disgregata in quell’indagine una costola del clan camorristico barese Di Cosola, che qui spacciava droga e non disdegnava le estorsioni. «A Verona - riflette Bramato - le istituzioni funzionano benissimo e c’è molta gente perbene. Ma non per questo si deve abbassare la guardia. C’è una finanza che attrae e per questo, sul fronte delle infiltrazioni della malavita organizzata, si deve stare all’erta e anche i cittadini devono imparare a cogliere i segnali».
Eppure, conferma il comandante provinciale uscente, Verona è e rimane un territorio sicuro. «Lo dimostrano i dati. E il territorio scaligero è tra i più sicuri d’Italia. Un discorso diverso è quello della percezione della sicurezza. Quella dipende dalle condizioni in cui uno vive e da quelle personali. Penso alle fasce deboli, come gli anziani che di per sé si sentono insicuri. Anche per questo ho voluto in questi 3 anni curare la vicinanza al cittadino, con gli incontri anche nelle parrocchie». Ha, il Veronese, la sua «fisiologica» criminalità. «La criticità - continua Bramato rimane quella dei reati contro il patrimonio, furti e rapine. Ma anche quelli, con la presenza costante sul territorio di tutte le forze del’ordine che qui collaborano continuamente, sono in costante calo».
Il saluto
«Questo - ha detto al termine della messa rivolto ai suoi militari - è il momento più difficile di questi tre anni». E ha scelto non a caso la basilica di San Zeno, il colonnello Bramato per il suo saluto. «Qui c’è la cripta del protettore di Verona e questo vuole essere un abbraccio simbolico tra questo territorio e i Carabinieri». Il vescovo Zenti gli ha augurato che «dovunque si trovi a operare sia fedele allo Stato e degno della fiducia delle persone. Quella fiducia che i militari dell’Arma si guadagnano ogni giorno e per la quale è necessaria la schiena dritta, ma anche la misericordia». Il sindaco Federico Sboarina ha voluto consegnargli una pergamena, «per tutto quello che ha fatto non solo per Verona ma per tutta la comunità». Lui, il colonnello Ettore Bramato che lascerà il posto da lunedì al nuovo comandante provinciale dei carabinieri colonnello Pietro Carrozza, alla fine ha espresso due desideri: «Rimanere nella memoria di ognuno di voi. Non nella memoria, che è legata alla mente, ma nel ricordo che viene dal cuore. E diventare ambasciatore dovunque andrò di questa comunità».