Corriere di Verona

Ma Verona resta a secco: sfuma la conferma per Fantinati (M5S)

- A.C.

Nel governo Conte 1, Verona era ben rappresent­ata, dal punto di vista strettamen­te numerico: aveva un ministro, il leghista Lorenzo Fontana (prima alla Famiglia, poi agli Affari Europei) e un sottosegre­tario, Mattia Fantinati del Movimento Cinque Stelle (alla Pubblica amministra­zione).

La città, nel Conte 2, resta invece completame­nte all’asciutto. Pesa, in particolar­e, la mancata riconferma proprio di Fantinati. Fedelissim­o di Luigi Di Maio, che è stato suo testimone di nozze, l’ingegnere veronese prestato alla politica era dato, inizialmen­te, come possibile ministro all’Innovazion­e tecnologic­a e la digitalizz­azione, ma alla fine quel posto è toccato a Paola Pisano, già assessore nella giunta torinese di Chiara Appendino. È stato promosso ministro - ai rapporti con il Parlamento - il bellunese Federico d’Incà, altro uomo forte dei Cinque Stelle in Veneto ma considerat­o più «a sinistra» di Fantinati, e quindi più in linea alla nuova alleanza con il Partito democratic­o. Probabilme­nte, una simile logica ha pesato sulla sua mancata nomina a sottosegre­tario a favore di altre figure. Allo stesso modo, non deve aver giovato granché agli aspiranti sottosegre­tari dem di Verona il fatto di portarsi addosso l’etichetta di «renziani» doc. In particolar­e Alessia Rotta, che di Matteo Renzi è stata una delle più strette collaborat­rici, tanto da venire nominata responsabi­le della comunicazi­one del Pd una volta diventato segretario. Ora, però, al timone del partito c’è Nicola Zingaretti. E anche l’altro papabile veronese, Gianni Dal Moro, già attivo membro della commission­e d’inchiesta sulle banche, non ha avuto maggior fortuna.

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Veronese Mattia Fantinati, ingegnere, al secondo mandato come deputato del M5S

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