Caduta fatale nell’ospizio, operatrice patteggia «Lo lasciò incustodito»
«Lo lasciò incustodito»: 6 mesi. La vittima 85enne precipitò dalle scale in carrozzina
Anziano morì per una caduta nell’ospizio. Operatrice patteggia sei mesi.
Morto in ospizio. Vittima di una rovinosa caduta proprio nel luogo dove avrebbe dovuto essere accudito e vigilato con le massime cure e attenzioni. Invece, quel 7 marzo 2015 alla casa di riposo «Bianca Steccanella Oasi» di Cazzano di Tramigna le cose non sarebbero andate così.E secondo l’accusa avvalorata dalla Procura, dietro il tragico incidente costato la vita a uno degli anziani ospiti della struttura, ci sarebbe stata una fatale leggerezza. Un 85enne avrebbe perso la vita a causa, stando agli inquirenti, della «disattenzione» di una delle operatrici socio sanitarie che prestava servizio assistenziale all’interno della casa di riposo per conto della «Fondazione Oasi», responsabile del servizio di cura e vigilanza degli ospiti. Quest’ultima,la 48enne S. S., originaria di San Bonifacio e difesa dall’avvocato Monica Rizzi, ieri ha patteggiato sei mesi (con pena sospesa) davanti al giudice Luciano Gorra a fronte dell’ipotesi di reato di omicidio colposo. Decisivo,per veder suggellato l’epilogo giudiziario di ieri, è stato l’avvenuto risarcimento dei danni in favore delle parti civili (i congiunti della vittima, tutelati dal legale Filippo Vicentini), da parte della Fondazione Oasi, per cui operava l’imputata.Si chiude così, almeno sotto l’aspetto giudiziario, un caso che in tribunale pendeva ormai da quattro anni e mezzo. Quel famigerato giorno sfociato nel dramma, la vittima stava attendendo di essere accompagnata in stanza per il riposo pomeridiano, ma il cancelletto del pianerottolo sulle scale era stato lasciato aperto e l’anziano rotolò giù dalla rampa. Fatalmente, purtroppo.Una tragedia da imputarsi, in base a quanto stabilito dal pm, alla «colpa» dell’operatrice socio sanitaria che ieri ha concordato la pena, perché «in quanto addetta alla cura e alla vigilanza degli ospiti presenti», avrebbe «lasciato incustodito» l’anziano ospite, per di più «affetto da demenza senile e vincolato alla propria carrozzina» attraverso una cintura mediale pelvica. Da quanto emerso al termine delle indagini che sono state effettuate dai carabinieri di Illasi, l’operatrice non si sarebbe premurata di «chiudere di cancelletto - si legge per l’esattezza nel capo di imputazione - posto a protezione rispetto alla rampa di scale del secondo piano della struttura», in tal modo «cagionando e non impedendo la caduta dalla scala del predetto ospite, bloccato sulla sedia a rotelle». Un impatto dalle conseguenze gravissime per l’anziano, che subì «un trauma facciale con frattura della mandibola e del seno frontale» non trovando poi scampo. Il suo cuore si fermò 24 ore dopo, all’ospedale di Borgo Roma per «insufficienza respiratoria acuta da embolia adiposa in frattura frontale». Una morte improvvisa e soprattutto, secondo gli investigatori, evitabile.