La gioia bretone accende il Tocatì
Sfilata in centro, anche il sindaco partecipa alle danze. E oggi si gioca in strada
I bretoni si sono presentati alla città cantando la loro «Ridèe». Sfilata rumorosa come da tradizione, ed energica come da dna bretone, quella che ha aperto ufficialmente la 17esima edizione del Festival dei giochi di strada, rimbalzando fra Piazza Erbe e Corso Sant’Anastasia il suono del biniou, una cornamusa che agita i balli bretoni e avvolgerà Piazza dei Signori, salotto di musiche e danze, pure stasera e domani.
I bretoni si sono presentati alla città cantando la loro «Ridèe» intorno alla fontana di Madonna Verona. Una danse en rond, danza in cerchio, uomini e donne.
Cosa dica la canzone lo spiegavano i maestri del coro, Roland Brou e Charles Quimbert: «La canzone parla di amore e morte, di una ragazza molto bella che si pettina davanti a uno specchio: a un certo punto il pettine le cade, un ragazzo lo raccoglie, guarda la ragazza e si complimenta per la sua bellezza, ma lei gli risponde che la bellezza non è importante perché tutto quanto prima o poi finisce».
La sfilata del Paese ospite, che per il Tocatì è come una prima campanella, è partita da Piazza Erbe e dal punto in cui oggi e domani (giorno di chiusura) si giocherà al Bazh Yod, che in Bretagna significa «bastone per il porridge» perché il gioco si basa su un mestolo usato per la preparazione del porridge d’avena, piatto tipico di questo spicchio di Francia. Sfilata rumorosa come da tradizione, ed energica come da dna bretone, quella che ha aperto ufficialmente la 17esima edizione del Festival dei giochi di strada, rimbalzando fra Piazza Erbe e Corso Sant’Anastasia il suono del biniou, una cornamusa che agita i balli bretoni e avvolgerà Piazza dei Signori, salotto di musiche e danze, pure stasera e domani. E poi, di fronte a Sant’Anastasia, qualche dimostrazione di lotta bretone di fronte al sindaco, Federico Sboarina, trascinato in un’altra danse, in cerchio, prima del liberi tutti.
Era, quello di ieri, l’antipasto del Tocatì 2019. Bandiera di quest’anno, la «gwenn ha du», che in bretone vuol dire «bianco e nero», i colori della Bretagna e dei vestiti dei villaggi del luogo. «Portiamo una quindicina di giochi, rappresentativi di tutto il territorio, da Finistère a Morlaix», così Peggy Liaigre, delegata della spedizione. Guardiamo, allora, agli appuntamenti di oggi cioè la giornata in cui i giochi stessi entrano in scena: quelli bretoni, dalle 10 di mattina in poi, occuperanno Piazza Erbe, i giardini Cesare Lombroso, Piazza Indipendenza, Piazza Duomo e altri angoli del centro. In Piazza Erbe, a mo’ di coabitazione, i giochi della tradizione italiana, circa una trentina: fra gli altri il tiro alla fune, la morra, la S’Istrumpa sarda (una lotta che stabiliva gerarchie di valore), il Pizzicantò (la torre umana della Basilicata), il Ciclotappo ligure, la Carrara siciliana (birilli), e poi i giochi da tavoliere (dama, scacchi, merler, backgammon). Circa i giochi per i più piccoli, appuntamenti tra Piazza Nogara, Piazzetta Chiavica e Corte Sgarzerie dalle 10 alle 19.
La biblioteca civica, quanto a incontri, ne accoglie tre, fra mattina e pomeriggio: Giacomo Stella e Marina Zoppello, psicologi, con cui si parlerà di scuola e didattica applicata alle «neurodiversità» (alle 10.30); l’illustratore francese Robin Gindre, direttore artistico della casa editrice Bayard Presse, su come sia cambiato il modo di giocare (alle 16); il professore di scienze naturali Fulvio Ervas, otto romanzi e un personaggio, l’ispettore Stucky, finito sul grande schermo in «Finché c’è prosecco c’è speranza» (ore 17.30). In Cortile del Mercato Vecchio, come sempre, il Forum internazionale della cultura ludica e, stasera, dalle 20.30, l’ospite dal mondo del cinema, il regista Alessandro Scillitani: in proiezione «Alla Ricerca dell’Europa», cioè il Mediterraneo visto dallo scrittore Paolo Rumiz e dallo storico Piero Tassinari, e «Il Canto del ritorno», documentario su un viaggio a piedi partendo da Amatrice per raccogliere «testimonianze di storie di resistenza e racconti virtuosi». Infine, la musica: da segnarsi, in Lungadige San Giorgio, alle 22, per la prima volta al Tocatì, il direttore dell’Auditorium Parco della Musica, Ambrogio Sparagna, insieme all’Orchestra Popolare Italiana in «Taranta d’Amore», cioè gighe, saltarelli, pizziche, tammurriate, tarantelle, insomma un’ubriacatura di ritmi e movenze nostrane.