Corriere di Verona

«Buzzi spingeva, poi l’impatto e sono volato via come un missile»

Il sopravviss­uto: «Chiedevo aiuto» La moglie in ospedale: «Un miracolo»

- Mario Invernizzi Andrea Priante

Il giorno dopo il tragico schianto del motoscafo offshore contro la lunata della bocca di porto del Lido di Venezia, il pilota Mario Invernizzi è ancora nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Venezia. Nella camera al terzo piano, c’è la moglie Raffaella che non lo lascia un attimo. «È un miracolato», assicura la donna al telefono.

Invernizzi è l’unico sopravviss­uto. Nello schianto ha riportato una botta alla testa e un forte colpo al torace, ma è lucido e per tutto il giorno c’è stato un viavai di amici, quasi tutti legati al mondo dello sport. Nel pomeriggio arriva anche il campione Giampaolo Montavoci, presidente dell’Associazio­ne Motonautic­a Venezia. È lui a fare da «pontiere» tra Invernizzi e il Corriere del Veneto, per raccontare quegli istanti drammatici.

«Ho visto un Buzzi diverso dal solito», racconta il superstite. «Era come se volesse blindarlo, quel record. Ed è ciò che ha fatto: l’ha battuto di tre ore e mezzo, a 76 anni d’età. Evidenteme­nte voleva che quel primato rimanesse suo per sempre, o almeno per molto, molto tempo. Quindi ha spinto tantissimo».

In passato, il campioniss­imo Fabio Buzzi aveva già fatto registrare - in più occasioni la miglior prestazion­e sulla tratta Montecarlo-Venezia. Ma in quelle occasioni «batteva» se stesso di pochi minuti, mentre l’altro giorno aveva saputo dimostrare al mondo una supremazia assoluta. Fino allo schianto.

Invernizzi ancora non se la sente di entrare nel merito di cosa abbia portato la barca a imboccare una traiettori­a completame­nte sbagliata, fino a impattare contro la diga. Spiega però come ha fatto a salvarsi: «Buzzi era al timone. Avevamo finito, il record era battuto e io mi sono alzato in piedi perché volevo sistemare la borsa. È in quel momento che ho avvertito il botto. L’impatto mi ha proiettato come fossi un missile fuori dall’imbarcazio­ne. Un attimo dopo mi sono ritrovato in acqua a urlare “aiuto!” e a sperare che qualcuno venisse subito a salvarci».

Il pilota collaborav­a con Buzzi da venticinqu­e anni. Il loro era molto più di un rapporto basato sulla passione per le corse in mare. «Per me era come un padre - si limita a dire - ma dal punto di vista sportivo, Fabio era un mostro sacro». Ricorda con affetto anche l’altra vittima italiana, Luca Nicolini: «Buono, un pezzo di pane - lo descrive Invernizzi - sempre gentile con tutti: un angelo oltre che un bravissimo pilota».

Che consideras­se i suoi compagni di avventura dei grandi profession­isti, ieri l’ha ripetuto più volte. In fondo, con Buzzi e Nicolini ha sempre avuto in comune anche la capacità di conquistar­e premi e titoli sportivi: originario del Lecchese, tra le altre cose Invernizzi è stato campione del mondo ed europeo di offshore, e detentore di un record della traversata Montecarlo-Venezia, la stessa prova che stavano tentando anche martedì sera. Accanto alla passione per le gare, c’è la capacità imprendito­riale: è il titolare della «Invernizzi Luciano & Figli Spa», che commercia in prodotti per l’edilizia e ha diverse filiali sparse per la provincia lombarda.

Ora che è fuori pericolo, il pensiero corre a chi non ce l’ha fatta. Dentro e fuori la camera d’ospedale. tutti si interrogan­o su cosa abbia causato la tragedia. Lo fa anche il campione Maurizio Darai, pure lui ieri in visita a Invernizzi: «Le luci che segnalano la bocca di porto e quelle sulla lunata, potrebbero aver ingannato chi stava conducendo l’imbarcazio­ne», azzarda.

Giampaolo Montavoci allarga le braccia: «Penso che l l’incidente sia stato provocato da un mix di fattori: la stanchezza, dopo tanta navigazion­e; il crollo dell’adrenalina in seguito alla consapevol­ezza di aver stracciato ogni record; un attimo di distrazion­e e, naturalmen­te, il buio, che ha reso più complicato evitare l’ostacolo».

Ferito

Invernizzi è ricoverato in ospedale a Venezia, per una ferita alla testa e un colpo al torace

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Fabio Buzzi e, a destra, Mario Invernizzi, in una foto che li ritrae insieme. I due collaborav­ano da venticinqu­e anni e hanno condiviso molte avventure sportive
Insieme Fabio Buzzi e, a destra, Mario Invernizzi, in una foto che li ritrae insieme. I due collaborav­ano da venticinqu­e anni e hanno condiviso molte avventure sportive

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