Imprese, l’autocritica dei 5 Stelle
Il ministro Patuanelli: «Abbiamo sbagliato a non dialogare con le categorie economiche»
Prove di disgelo tra imprese VALDAGNO (VICENZA) e Movimento 5 Stelle: un anno dopo la guerra fredda tra gli industriali e l’allora vicepremier Di Maio, all’assemblea di Confindustria Vicenza si sono presentati due ministri pentastellati, Patuanelli (Sviluppo economico) e D’Incà (rapporti con il Parlamento), con parole di autocritica e un nuovo atteggiamento di ascolto.
Vicenza tiene a battesimo il disgelo tra Confindustria e i Cinque Stelle. Due ministri in sala, quello ai rapporti con il Parlamento, il veneto Federico D’Incà, e quello allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che sceglie l’assemblea di Confindustria Vicenza come palcoscenico per la prima uscita pubblica nel suo nuovo incarico. Un’uscita in tandem che inaugura la strategia d’ascolto delle categorie sul territorio.
Una vera e propria rivoluzione, nel caso dei Pentastellati. E se la crisi di governo d’agosto, risoltasi alla fine con la sostituzione della Lega con il Pd al fianco dei Cinque stelle, ha aperto un cambio di stagione radicale, nulla l’ha reso finora altrettanto visibile quanto l’assemblea degli industriali di Vicenza, davanti a 1.500 persone, ieri negli storici capannoni della Marzotto di Valdagno, che trasudano manifattura e blasone, rivendicati con orgoglio dal padrone di casa, Antonio Favrin.
Giusto un anno fa, sempre all’assemblea di Confindustria Vicenza, allora a Breganze nella sede di Otb con Renzo Rosso a far da ospite, si era raggiunto l’apice della guerra fredda tra Cinque stelle e Confindustria, alle prese con l’ostracismo inaugurato dal vicepremier e ministro allo Sviluppo economico e al Lavoro, Luigi Di Maio. La rottura era totale, nel periodo della polemica sugli «imprenditori-prenditori». Confindustria Vicenza, presente il leader nazionale Vincenzo Boccia, vi rispose con un’assemblea-appello ai responsabili della Lega, in prima fila il viceministro Massimo Garavaglia e il ministro Erika Stefani (ieri seduta in un angolo della sala), perché arginassero i Cinque Stelle e Di Maio, all’avvio della Manovra con Quota Cento e Reddito di cittadinanza.
Come un anno fa, l’assemblea di Vicenza suona ancora come un appello ai responsabili, sulla competitività e le scelte che dovrebbero rimettere in strada l’Italia, dal cuneo fiscale ai giovani, vero filo conduttore dell’assise, su cui Confindustria Vicenza rilancia la proposta dello stipendio d’ingresso superiore al minimo contrattuale, concentrando lì le risorse per il taglio del cuneo fiscale. Ed è sorprendente che a raccogliere l’appello ci siano due esponenti pentastellati del governo giallo-rosso. E la strategia di ascolto risalta ancor più, di fronte alle assenze altrui: la vicepresidente della Camera di Forza Italia, Mara Carfagna, dà buca, come il segretario del Pd e presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, rappresentato dall’ex sindaco di Vicenza ed ora sottosegretario agli Interni, Achille Variati, che però non interviene. «Siamo qui per aprire il rapporto governo-imprese - dice D’Incà, sedendosi a inizio assemblea -. Abbiamo superato la crisi 2008 grazie al nostro tessuto industriale. E stiamo lavorando per difenderlo anche nelle crisi, vedi la vicenda WanbaoAcc. Oggi ci sono qui due ministri per ascoltare». Chiusa l’epoca in cui Industriali e Cinque stelle non si prendevano? «Non ci prendevamo perché ci parlavamo troppo poco - risponde Patuanelli ad assemblea finita -. Credo che già parlarci subito sia il modo per trovare le soluzioni». Chiusa la polemica dei prenditori? «Non credo si possa pensare che quando si parla di imprenditori-prenditori si creda davvero che quello sia un mondo di prenditori - dice ancora il ministro -. In qualsiasi condominio c’è chi fa bene e chi male, così come c’è il politico che fa bene e chi ruba. E l’imprenditore che fa impresa seriamente e quello
che lo fa meno. Non per questo si deve marchiare un intero mondo». «È stata un’ingenuità d’esordio del suo predecessore. Ce la siamo dimenticata», dice soddisfatto il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi.
In mezzo, dopo mezzogiorno, Patuanelli articola dal podio, nell’intervento di chiusura, il cambio di linea. Annuncia che metterà da parte il discorso preparato: «Per leggerlo non riuscirei a guardarvi negli occhi - dice ammettendo l’emozione -. Non vi farò promesse se non di tornare tra un anno per confrontarci su quanto fatto. Piuttosto troviamo un metodo».
Il ministro è chiaro: «È fondamentale riprendere il dialogo con i corpi intermedi, le associazioni di categoria. Dobbiamo trovare insieme le soluzioni giuste. Avrò bisogno di voi e sempre la porte aperta per Confindustria. E voglio parlare coi sindacati».
Un anno dopo All’assemblea del 2018 si era toccato l’apice della guerra fredda industriali-Di Maio
D’Incà Siamo qui per aprire un nuovo rapporto tra governo e imprese
Zoppas Ho trovato nel ministro un atteggiamento positivo di ascolto
Patuanelli recita il mea culpa per il passato: «Errori ne abbiamo fatti. E voglio pensare a quei 14 mesi come un’esperienza che ci ha insegnato anche dove abbiamo sbagliato. E forse in questo rapporto mancato con le categorie abbiamo sbagliato veramente: dobbiamo essere disponibili a riconoscerlo e a ricostruire». In un primo programma di massima Patuanelli indica formazione e innovazione, semplificazione e ambiente come motore di una nuova economia: «L’impianto di 4.0 ha funzionato bene. Ma quel motore ha esaurito la sua spinta. Vogliamo capire se ci possono essere altri strumenti».
La linea trova primi giudizi positivi dagli industriali. «Impatto molto buono sulla disponibilità nella politica industriale - dice il vicepresidente nazionale di Confindustria, Giulio Pedrollo -. Siamo pronti a mettere sul tavolo la proposta di un piano per reinsediare la filiera dell’auto in Italia». «È venuto qui, ci ha detto cose semplici, senza grandi promesse e una grande apertura ai corpi intermedi: la sentiamo per la prima volta così esplicita. Abbiamo il dovere di ricambiare», dice Vescovi. Il primo voto? «Certo più che sufficiente. Quello vero lo darò tra un anno». E il cuneo fiscale? Dovevano venire promesse più precise? «Temi da approfondire, non da improvvisare. Mi pare lo abbiano capito, riconoscendo anche una serie di errori di inesperienza. Diamo tempo».
«Ho trovato nel ministro un atteggiamento molto positivo, di ascolto. E le dichiarazioni dal palco vanno nelle direzioni da noi sperate. Certo, siamo molto indietro sui fatti, abbiamo bisogno di vederne molto presto - conclude il leader regionale, Matteo Zoppas -. I temi per la prova del nove? Cuneo fiscale, infrastrutture e autonomia».
Il ministro dello Sviluppo economico Prima non ci prendevamo perché ci parlavamo troppo poco. È fondamentale riprendere il dialogo con i corpi intermedi della società e le categorie, dobbiamo trovare insieme le soluzioni giuste