«Via Reddito e Quota 100» Scatta l’ovazione
Zaia e il nuovo governo: «In futuro mi piacerebbe potergli dare un 10»
(VICENZA) Intervista VALDAGNO doppia sul palco al presidente di Confindustria Vescovi e al governatore Zaia. L’applauso più forte lo strappa Vescovi quando afferma: «Via Quota 100, via il reddito di cittadinanza e anche gli 80 euro di Renzi».
L’applauso più scrosciante se l’è preso Luciano Vescovi, il presidente di Confindustria Vicenza, sapendo di giocare su un terreno facile: «Se dipendesse da noi, via il reddito di cittadinanza e i navigator, via quota 100 e via anche gli 80 euro di Renzi, così ci sono dentro tutti e non ho fatto torto a nessuno». Rimbombano i battimani nell’enorme spazio della fabbrica Marzotto, dove sono comodamente ospitate 1.500 persone con posto a sedere.Sul palco dell’assemblea è in corso una versione live dell’«intervista doppia», protagonisti lo stesso Vescovi e il presidente della Regione Luca Zaia (che, a proposito dei navigator, dirà secco: «Non ci pensiamo proprio ad assumerli, la Pubblica amministrazione non ha bisogno di altri dipendenti»). Il governatore, essendo leghista, è repentinamente passato all’opposizione del governo di Roma ma deve anche disimpegnarsi nel ruolo di difensore dell’esecutivo appena trapassato, quello gialloverde. «Al governo precedente - è tranchant Vescovi, rispondendo alla domanda del direttore del Sole24Ore, Fabio Tamburini - do un 4. Ci hanno delusi, e sono anche generoso nel voto. Se non fosse stato per la Lega, due opere fondamentali come la Pedemontana Veneta e Tav probabilmente si sarebbero bloccate». Zaia abbozza, buttandola sulla media aritmetica: «Allora io do un 8, così la somma fa 12 e diviso due viene fuori una sufficienza. Al governo nuovo (quello senza Lega, ndr) mi piacerebbe in futuro dare un bel 10, perché significherebbe che abbiamo portato a casa grandi risultati: autonomia, infrastrutture, tasse, sburocratizzazione».
C’è spazio anche per un giudizio retrospettivo sul grande protagonista, nel bene e nel male, dell’estate politica: Salvini ha fatto la mossa giusta staccando la spina al Conte Uno? Anche qui Zaia ha la battuta pronta: «Per me avrebbe dovuto staccare non solo la spina ma anche il contatore, la centralina elettrica e il palo della luce. Quel governo non produceva più risultati».
In particolare, vista dal Veneto, è rimasta inascoltata quella domanda di autonomia che, probabilmente, ha avuto proprio in Salvini un sostenitore piuttosto tiepido. E adesso, con i nuovi padroni del vapore, come si mette? Vescovi qualche dubbio ce l’ha: «L’esordio del neoministro Boccia sul tema dell’autonomia non è stato dei migliori. Tra l’altro, dal mio punto di vista - aggiunge il presidente degli industriali vicentini - una delle materie irrinunciabili è proprio quella su cui a Roma non vogliono neppure cominciare a discutere: l’autonomia nella scuola, per mettere finalmente il merito al centro dell’attività formativa». Il governatore, dal canto suo, non demorde: «Molto del lavoro è già fatto, noi siamo pronti. E la piantino con la tiritera assurda del Paese spaccato in due, della solidarietà nazionale e della secessione dei ricchi: i valori fondanti del nostro Stato non sono minimamente in discussione. La verità è che a Roma, quando tirano fuori questi argomenti, semplicemente non vogliono andare avanti».
La proposta
Il presidente di Confindustria: diamo ai giovani che entrano nelle nostre aziende uno stipendio superiore al salario d’ingresso
Sarà che i due ministri pentastellati presenti all’assemblea di Valdagno sono due uomini del Nordest, ma da Patuanelli e D’Incà arrivano in via indiretta risposte che tengono accesa la fiammella. Dice Patuanelli, che è triestino e quindi l’argomento lo conosce per esperienza diretta: «L’autonomia? Non è in discussione il se, deve esserci e dobbiamo riprendere quel percorso lasciato sospeso. Da parte mia e del governo, c’è tutto l’impegno a rimetterci immediatamente a un tavolo». Aggiunge D’Incà: «Con il ministro Boccia ho parlato più volte e credo che questo governo riuscirà a portare a casa l’autonomia per il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna, trovando quel giusto compromesso in modo tale che il Paese resti unito e si alleggerisca quel clima di tensione che fino a oggi si è registrato». La parola-chiave, dunque, è tratta: compromesso. A buon intenditor...
Il padrone di casa e presidente del gruppo Marzotto, Antonio Favrin, aveva introdotto i lavori dell’assemblea con parole che erano sembrate una sentenza: «Il Paese Italia è drammaticamente fermo. Siamo fermi e non abbiamo più fieno in cascina». Esiste una modalità per invertire questa tendenza? Luciano Vescovi, a nome degli industriali vicentini, una proposta concreta l’ha fatta: «Un primo passo per rimetterci in moto e tornare attrattivi come sistema Paese - ha spiegato - potrebbe essere quello di far entrare i giovani nelle nostre aziende con uno stipendio superiore al salario d’ingresso. Io rilancio questa idea, intelligente e coraggiosa: significherebbe dare un segnale di fiducia verso i ragazzi e le ragazze in gamba di questo Paese e verso il domani di tutti gli italiani».