Corriere di Verona

Rimborsi, guerra sul ritorno dell’arbitrato

È già scontro tra i comitati sulla possibilit­à di una seconda fase nei risarcimen­ti

- Di Gianni Favero

Risarcimen­ti per i crac VENEZIA bancari, è già scontro tra associazio­ni sull’ipotesi di una fase due con il rientro dell’arbitrato. Ipotesi riproposta ieri da Adusbef e Codacons, ma avversata dal coordiname­nto Don Torta. Cauto il sottosegre­tario Baretta.

Cambia il governo e Pierpaolo Baretta torna sottosegre­tario al ministero dell’Economia. E mentre sul fronte dei rimborsi per i soci vittime dei crac bancari si mette in moto la fase operativa delle richieste di ristoro, ecco che tra le associazio­ni, o almeno tra quelle favorevoli, si rifà largo l’idea di spingere per l’attivazion­e di una fase due per i risarcimen­ti con l’arbitrato. E con essa si riapre anche lo scontro tra i favorevoli e i contrari a questa impostazio­ne.

Succede dopo che ieri quattro associazio­ni a Mestre Adusbef, Codacons Consumator­i attivi e Comitato ristoro 100% - hanno riproposto in un incontro l’idea di una fase due con l’arbitrato. Successiva a quella che muove i primi passi, tra mille intoppi operativi, con il Fondo indennizzo risparmiat­ori, che restituirà il 30% del prezzo d’acquisto con un tetto di centomila euro. L’idea sarebbe di promuovere, dopo il ristoro per tutti, una norma che permetta a quanti possano sostenere un arbitrato e dimostrare il danno individual­e per alzare la soglia di rimborso di poterlo promuovere.

Questione non priva di difficoltà legali. Perché andrebbe trovato il modo di rendere compatibil­e due norme, che prima ritengono corretta la linea del risarcimen­to del 30% e poi di passare all’arbitrato e a un rimborso fino al 100%.

Ma le quattro associazio­ni tornano comunque alla carica: «La legge 145 non si tocca. Possiamo esser più o meno d’accordo, ma quel ristoro rappresent­a una prima boccata d’ossigeno necessaria - sostiene Franco Conte, leader del Codacons veneto -. Per questo abbiamo aperto la collaboraz­ione con la Consap che sta raccoglien­do le domande di rimborso e per questo diciamo anche no alla proroga dei termini, che farebbe dilatare ulteriorme­nte i tempi». Ma per Conte la questione non si ferma qui: «Dev’esser chiaro però che va aperta anche una fase due con la possibilit­à dell’arbitrato, che abbiamo già avuto per i primi risarciti lo scorso anno con il decreto Milleproro­ghe, sulla base degli arbitrati chiusi in Consob. La soluzione del 30%, al contrario di quanto affermato da Salvini, non è un risarcimen­to ai soci».

Le associazio­ni cercano di far nuovamente leva sul ritorno di Baretta al ministero dell’Economia, la cui prima versione del fondo di ristoro contemplav­a l’arbitrato. Baretta che ha partecipat­o ieri all’incontro a Mestre, insieme ai consiglier­i regionali Pd Andrea Zanoni e Claudio Sinigaglia. Dimostrand­osi però molto cauto. Le deleghe al ministero in realtà non sono ancora state distribuit­e. E comunque nel governo gialloross­o non si può prescinder­e dal definire una posizione comune, con i Cinque Stelle che comunque hanno voluto la norma approvata.

«Si è trattato di un incontro informale ed ho voluto raccoglier­e l’invito fattomi. La norma ha luci ed ombre. Ma quanto è emerso è che la vera emergenza emersa è quella di rendere il più rapidi possibili i rimborsi ai risparmiat­ori», sostiene Baretta.

La prospettiv­a per altro è vista come il fumo negli occhi dalle associazio­ni che avevano avversato l’idea dell’arbitrato e spinto per la norma poi approvata, almeno nella sua versione iniziale. E che temono che le regole per ottenere i risarcimen­ti siano di nuovo rimescolat­e. Lo si legge nelle righe di una lettera inviata ieri ai diretti interessat­i e alla politica da Andrea Arman, coordinato­re delle associazio­ni che fanno capo a don Torta.

Arman vede nella scelta di restituire a Baretta la posizione venuta a mancare con la nascita del governo Lega-M5s un chiaro simbolo di restaurazi­one. «Mi rivolgo ai pentastell­ati – spiega Arman - che abbiamo visto essere sprovvedut­i come pochi. Il Pd è espression­e di forze politiche che hanno un’esperienza sessantenn­ale. Probabilme­nte i 500 milioni stanziati per il 2019 per il Fondo di indennizzo dei risparmiat­ori (Fir) non saranno spesi tutti in tempo e, se non si sta davvero attenti, quello che avanza potrebbe finire in chissà quale capitolett­o del prossimo ‘Milleproro­ghe’ ormai alle porte».

Tutto questo mentre non si risolve la questione delle «baciate inverse», ossia di quel 24% di interessi passivi che molti si trovano a sopportare, da debitori di Banca Intesa, per i finanziame­nti a tassi di favore ricevuti in origine di fronte all’impossibil­ità di vendere le azioni Bpvi e Veneto Banca. «Attendiamo una risposta che stralci almeno parte del debito – chiude Arman – e ci aspettiamo che la politica locale sia con noi».

Conte

«La legge attuale va accelerata: no alle proroghe. Ma poi va ripresa la via già avuta»

Arman

«Se non stiamo attenti parte dei fondi stanziati con il Fir potrebbe esser dirottata»

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Calvario Una delle marce di protesta degli azionisti delle banche venete azzerate dai crac delle ex popolari

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