Rimborsi, guerra sul ritorno dell’arbitrato
È già scontro tra i comitati sulla possibilità di una seconda fase nei risarcimenti
Risarcimenti per i crac VENEZIA bancari, è già scontro tra associazioni sull’ipotesi di una fase due con il rientro dell’arbitrato. Ipotesi riproposta ieri da Adusbef e Codacons, ma avversata dal coordinamento Don Torta. Cauto il sottosegretario Baretta.
Cambia il governo e Pierpaolo Baretta torna sottosegretario al ministero dell’Economia. E mentre sul fronte dei rimborsi per i soci vittime dei crac bancari si mette in moto la fase operativa delle richieste di ristoro, ecco che tra le associazioni, o almeno tra quelle favorevoli, si rifà largo l’idea di spingere per l’attivazione di una fase due per i risarcimenti con l’arbitrato. E con essa si riapre anche lo scontro tra i favorevoli e i contrari a questa impostazione.
Succede dopo che ieri quattro associazioni a Mestre Adusbef, Codacons Consumatori attivi e Comitato ristoro 100% - hanno riproposto in un incontro l’idea di una fase due con l’arbitrato. Successiva a quella che muove i primi passi, tra mille intoppi operativi, con il Fondo indennizzo risparmiatori, che restituirà il 30% del prezzo d’acquisto con un tetto di centomila euro. L’idea sarebbe di promuovere, dopo il ristoro per tutti, una norma che permetta a quanti possano sostenere un arbitrato e dimostrare il danno individuale per alzare la soglia di rimborso di poterlo promuovere.
Questione non priva di difficoltà legali. Perché andrebbe trovato il modo di rendere compatibile due norme, che prima ritengono corretta la linea del risarcimento del 30% e poi di passare all’arbitrato e a un rimborso fino al 100%.
Ma le quattro associazioni tornano comunque alla carica: «La legge 145 non si tocca. Possiamo esser più o meno d’accordo, ma quel ristoro rappresenta una prima boccata d’ossigeno necessaria - sostiene Franco Conte, leader del Codacons veneto -. Per questo abbiamo aperto la collaborazione con la Consap che sta raccogliendo le domande di rimborso e per questo diciamo anche no alla proroga dei termini, che farebbe dilatare ulteriormente i tempi». Ma per Conte la questione non si ferma qui: «Dev’esser chiaro però che va aperta anche una fase due con la possibilità dell’arbitrato, che abbiamo già avuto per i primi risarciti lo scorso anno con il decreto Milleproroghe, sulla base degli arbitrati chiusi in Consob. La soluzione del 30%, al contrario di quanto affermato da Salvini, non è un risarcimento ai soci».
Le associazioni cercano di far nuovamente leva sul ritorno di Baretta al ministero dell’Economia, la cui prima versione del fondo di ristoro contemplava l’arbitrato. Baretta che ha partecipato ieri all’incontro a Mestre, insieme ai consiglieri regionali Pd Andrea Zanoni e Claudio Sinigaglia. Dimostrandosi però molto cauto. Le deleghe al ministero in realtà non sono ancora state distribuite. E comunque nel governo giallorosso non si può prescindere dal definire una posizione comune, con i Cinque Stelle che comunque hanno voluto la norma approvata.
«Si è trattato di un incontro informale ed ho voluto raccogliere l’invito fattomi. La norma ha luci ed ombre. Ma quanto è emerso è che la vera emergenza emersa è quella di rendere il più rapidi possibili i rimborsi ai risparmiatori», sostiene Baretta.
La prospettiva per altro è vista come il fumo negli occhi dalle associazioni che avevano avversato l’idea dell’arbitrato e spinto per la norma poi approvata, almeno nella sua versione iniziale. E che temono che le regole per ottenere i risarcimenti siano di nuovo rimescolate. Lo si legge nelle righe di una lettera inviata ieri ai diretti interessati e alla politica da Andrea Arman, coordinatore delle associazioni che fanno capo a don Torta.
Arman vede nella scelta di restituire a Baretta la posizione venuta a mancare con la nascita del governo Lega-M5s un chiaro simbolo di restaurazione. «Mi rivolgo ai pentastellati – spiega Arman - che abbiamo visto essere sprovveduti come pochi. Il Pd è espressione di forze politiche che hanno un’esperienza sessantennale. Probabilmente i 500 milioni stanziati per il 2019 per il Fondo di indennizzo dei risparmiatori (Fir) non saranno spesi tutti in tempo e, se non si sta davvero attenti, quello che avanza potrebbe finire in chissà quale capitoletto del prossimo ‘Milleproroghe’ ormai alle porte».
Tutto questo mentre non si risolve la questione delle «baciate inverse», ossia di quel 24% di interessi passivi che molti si trovano a sopportare, da debitori di Banca Intesa, per i finanziamenti a tassi di favore ricevuti in origine di fronte all’impossibilità di vendere le azioni Bpvi e Veneto Banca. «Attendiamo una risposta che stralci almeno parte del debito – chiude Arman – e ci aspettiamo che la politica locale sia con noi».
Conte
«La legge attuale va accelerata: no alle proroghe. Ma poi va ripresa la via già avuta»
Arman
«Se non stiamo attenti parte dei fondi stanziati con il Fir potrebbe esser dirottata»