I lutti, l’amore finito: sindaco si uccide
Stefano Farinazzo amministrava Casale di Scodosia. Il fratello: «Troppi momenti difficili». Donati gli organi
CASALE DI SCODOSIA (PADOVA) Non ce la faceva più, il sindaco di Casale di Scodosia, nel Padovano. Negli ultimi anni aveva dovuto fare i conti con troppe tragedie. E poi, a complicare tutto, si era aggiunta anche la fine del suo matrimonio. La tristezza che si portava dentro, ieri mattina ha preso il sopravvento.
Stefano Farinazzo, 48 anni, due figli piccoli, oltre all’amministratore faceva il commercialista. Sua madre Luisa l’ha salutato intorno alle 8 del mattino. «Vado a prendere il pane, quando torno mi accompagni in chiesa», gli ha proposto. E lui l’ha rassicurata: «Va bene, ti aspetto qui». In realtà, probabilmente aveva già deciso di farla finita e, quando l’anziana è tornata, l’ha trovato impiccato con la cintura dei pantaloni a un termosifone.
Il primo ad arrivare è stato Enrico, uno dei tre fratelli del sindaco, che abita a due passi: «Lui era il primogenito, e per me è sempre stato una specie di secondo papà. Mi ha sostenuto nei momenti difficili, come ha sempre aiutato chiunque ne avesse bisogno. Ma quando lo vedevo depresso e chiedevo se gli servisse un aiuto, lui mi rispondeva sempre di no, che stava bene. Non voleva essere di peso...». In realtà, il sindaco aveva dovuto affrontare esperienze difficili: sei anni fa la morte del padre, poi quelle di un cugino al quale era molto legato e del socio del suo studio, stroncato da un infarto. Infine, da circa un anno era tornato a vivere con la madre in seguito alla separazione dalla moglie. «Non ha mai superato completamente tutto questo», ammette il fratello.
Ieri, mentre la famiglia autorizzava l’espianto degli organi, la notizia del suicidio si spargeva rapidamente tra i cinquemila abitanti di Casale di Scodosia. Stefano Farinazzo, al suo secondo mandato, era un sindaco molto amato. Vicino alla Lega - pur non avendone la tessera - governava un paese che in molti considerano la culla del nuovo venetismo da quando, nel 2014, i carabinieri scoprirono che dentro un capannone stavano trasformando una ruspa nel nuovo «Tanko» col quale dare l’assalto a Piazza San Marco. Eppure tutti lo descrivono come un amministratore moderato, un tipo concreto. «Ma era anche un “puro”, l’ho sempre paragonato a Peter Pan per la sua capacità di sognare una società diversa, migliore», lo descrive il comandante della polizia locale. «Negli ultimi tempi, è innegabile, il suo modo di fare era cambiato: si era chiuso in se stesso, era diventato taciturno, introverso...».
Venerdì Farinazzo si era presentato regolarmente in municipio. «Gli avevo lasciato dei documenti da firmare, ha lavorato come faceva sempre», spiega il vicesindaco Marcello Marchioro. «Se dentro di sé già meditava la decisione di farla finita, non l’ha dato a vedere».
Ha gli occhi rossi, l’aria sconvolta. «Sapevo che Stefano negli ultimi anni aveva dovuto affrontare delle difficoltà. Di recente mi aveva chiesto: “Abbiamo aiutato tante persone, quando ci occupiamo un po’ anche dei nostri problemi?”. Ma la verità è che lui metteva sempre gli altri prima di se stesso», ricorda Marchioro.
Per tutta la mattina c’è stato un silenzioso viavai nel municipio di Casale di Scodosia. In una sorta di pellegrinaggio spontaneo e carico di cordoglio, sono arrivati i sindaci del Padovano, da Montagnana a Terrassa.
«È sempre stato un piacere lavorare con lui - assicura il primo cittadino di Carceri, Tiberio Businaro - era un bravo amministratore e aveva una visione che andava oltre i confini del suo paese: sapeva fare squadra».
In segno di lutto, il palazzo del Comune ha messo le bandiere a mezz’asta. «Il giorno del funerale proclameremo il lutto cittadino» annuncia Marchioro. Se il consiglio comunale gli darà fiducia, spetterà proprio al vicesindaco il compito di guidare il paese nei prossimi mesi. Altrimenti arriverà un commissario nominato dal prefetto. In ogni caso, la prossima primavera si dovrà tornare al voto per eleggere un nuovo sindaco.
Vicesindaco Mi chiese: «Aiutiamo gli altri, ma quando aiuteremo noi stessi?»