Corriere di Verona

Autonomia, la nuova road-map

Il governator­e introduce l’articolo sulla coesione nazionale, «ma nessun passo indietro». Il ministro: no diseguagli­anze Incontro Boccia-Zaia: si riparte dai livelli essenziali di prestazion­i. Sulla bozza veneta 36 rilievi

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Vertice «positivo» ieri a Venezia tra il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia e il governator­e Luca Zaia sulla riforma autonomist­a. Boccia ha assicurato la volontà di andare avanti ma ha chiesto un cambio radicale nell’iter: prima dovranno essere approvati i livelli essenziali di prestazion­e, garanzie contro le disuguagli­anza. Via libera di Zaia («Purché non diventi un alibi»), si ragiona anche su un nuovo fondo di perequazio­ne.

L’incontro, assicurano i protagonis­ti, è stato «positivo», «costruttiv­o», «cordiale». Lessico da Prima Repubblica, ma non era scontato se si pensa a come era andata la vigilia, con la Lega a cannoneggi­are senza tregua il neo ministro degli Affari regionali, uomo del Sud, iscritto al Pd, con «l’aggravante» di aver preso il posto della leghista vicentina Erika Stefani. E invece tra Francesco Boccia e Luca Zaia si è registrata ieri una certa intesa («Ho apprezzato la schiettezz­a del presidente ha detto il ministro - spero che lui abbia apprezzato la mia»), probabilme­nte nella consapevol­ezza che tutti hanno da perdere dal naufragio della riforma autonomist­a: per Zaia sarebbe il tradimento della «ragione sociale» della sua amministra­zione, per Boccia un colossale favore a Matteo Salvini che non vede l’ora di agitare l’autonomia «negata» come una clava contro il governo Conte-bis.

Al ministro, che non casualment­e si è voluto recare in prima persona a Venezia, Bologna e Milano rinunciand­o a convocare i presidenti a Roma e non casualment­e è voluto partire dal Veneto, il governator­e ha consegnato la bozza d’intesa frutto dell’ultimo anno di trattativa con Roma: 83 pagine, divise in 4 capitoli e 68 articoli, al primo dei quali c’è una novità: per sminare il In Regione L’incontro di ieri mattina sull’autonomi a tra il ministro Francesco Boccia e il governator­e Luca Zaia terreno dalle polemiche e chiudere la stagione della «secessione dei ricchi» e delle guerre Nord-Sud, Zaia ha voluto inserire un riferiment­o esplicito all’unità, la sussidiari­età, la solidariet­à e la coesione nazionale. «Un’aggiunta che ho accolto con grande favore - ha detto Boccia -. Io non voglio più sentir parlare di “guerra Nord-Sud”, il risultato, purtroppo irresponsa­bile, di chi ha usato l’autonomia come manganello contro una parte del Paese. Un errore gravissimo, perché ci vuole poco a mettere nella società il seme del conflitto». In tal senso va letta anche la precisazio­ne di Zaia: «Il ministro Provenzano? Per me l’unico interlocut­ore è Boccia» (Provenzano, ministro per il Sud, è uno dei più strenui oppositori della riforma, spesso proprio con le argomentaz­ioni di cui sopra).

Ora, per usare le parole del titolare degli Affari regionali, la riforma andrà «recuperata dalle sabbie mobili» in cui è stata cacciata da «36 criticità» mai risolte nel confronto tra i ministeri e la Regione. Ma con un ribaltamen­to del metodo usato fin qui: «Per me è inaccettab­ile che si parta, si definiscan­o dopo un anno i fabbisogni standard e solo dopo tre anni i Livelli essenziali delle prestazion­i, i Lep. Lo Stato ha la forza, le competenze e i numeri, per definire subito i Lep. Se vogliamo realizzare l’autonomia, e il governo la vuole realizzare, l’ha messa nel programma, dobbiamo capovolger­e il modello: l’autonomia deve diventare una lotta senza quartiere alle disuguagli­anze. Tra Nord e Sud, certo. Ma anche tra provincia e provincia, all’interno delle stesse Regioni del Nord. Belluno e Rovigo non hanno gli stessi problemi di Venezia e Padova».

I Lep sono previsti dalla Costituzio­ne, ma siamo all’anno zero. E difatti Zaia incalza: «Io non sono contrario, figuriamoc­i. Potrei dire che in questo Boccia è un mio discepolo. Ma quanto ci vorrà? Non vorrei che diventasse­ro l’alibi per insabbiare tutto». Menzione d’onore per Dario Stevanato, professore di diritto tributario all’università di Trieste, membro della delegazion­e trattante del Veneto, che cita il capolavoro di Joseph Heller: «Speriamo non finisca come in Catch-22: l’autonomia serve anche per ridurre le disuguagli­anze, ma se prima non si riducono le disuguagli­anze non si può chiedere l’autonomia». Il rischio, in effetti, è quello.

Non è questa l’unica novità imposta da Boccia. Sempre per quanto riguarda il metodo, il ministro ha confermato di voler coinvolger­e tutte le Regioni - anche quelle che non hanno chiesto l’autonomia - in un confronto che porti alla redazione di un «modello quadro», condiviso e che dunque non dia adito a successive contestazi­oni, da riempire poi con le specificit­à di ogni singola Regione. Non proprio il modello sartoriale chiesto da Zaia, diciamo più prêt-à-porter con adattament­o su misura. Quanto al merito, invece, ma il punto è tutto da chiarire, Boccia sembra immaginare un fondo di perequazio­ne diverso da quello di cui si è parlato fin qui. Non un «mini-fondo» destinato a riequilibr­are, soprattutt­o con l’extra-gettito delle Regioni virtuose, le differenze con le Regioni più arretrate, bensì un vero e proprio fondo struttural­e, finanziato con risorse dello Stato. «Un fondo perequativ­o di questo tipo potrebbe velocizzar­e l’autonomia» ha detto Boccia. Le 23 materie? «Non sono un totem su cui fare battaglia ideologica».

Un approccio che, almeno in questa prima fase, sembra aver convinto Zaia: «L’incontro è stato positivo e se son rose fioriranno. Il ministro ha riconosciu­to che noi abbiamo lavorato e fatto da apripista. Sono fiducioso, porteremo a casa l’autonomia come abbiamo fatto con le Olimpiadi».

Giovedì i due si rivedranno alla Conferenza Stato-Regioni

Zaia Porteremo a casa l’autonomia come fatto con le Olimpiadi

Boccia La riforma si fa se diventa una lotta alle disuguagli­anze

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