Case popolari, sono mille le famiglie a rischio sfratto
Legge regionale, gli effetti. Il Pd: sospendetela
«Stanno colpendo le persone sbagliate». È la chiusa, amara, del segretario provinciale del Pd Stefano Vallani a riassumere la commissione consiliare in cui si è discusso della nuova legge regionale sulle case popolari. Quella che, stando a chi la contesta farebbe, tra le altre cose, schizzare gli affitti. Ma anche quella che farebbe «scattare la decadenza» di molti contratti d’affitto. Sono stati i tecnici di Ater e Agec, vale a dire delle due aziende regionale e comunale che si occupano di edilizia residenziale, a dare in commissione consiliare venerdì scorso i numeri che con l’applicazione della legge - vedrebbero riscrivere la geografia di quelle case popolari che per molti, escluso qualche «furbetto» stanabile anche con le vecchie regole, sono l’unica soluzione abitabile percorribile. Sono impietosi quei numeri: solo per quanto riguarda le case Agec, quindi in città, sarebbero 357 i nuclei familiari per cui potrebbe scattare la «decadenza». E in provincia, dalle case Ater, potrebbero essere altri 600 nuclei ad essere sfrattati.
Un migliaio di famiglie, spesso composte da anziani, la cui «colpa» è di avere dei piccoli risparmi in banca e di superare di pochi spiccioli quella soglia-tagliola di un Isee sotto i 20mila euro. «Dati - dicono con Vallani i consiglieri comunali Pd Elisa La Paglia e Federico Benini - che fotografano una realtà drammatica su cui la Regione deve intervenire con la massima urgenza per non far finire in strada o abbandonare alla povertà assoluta famiglie in difficoltà». Ma sul «piatto» di quella legge c’è un altro peso: quello della levitazione degli affitti. Quasi la metà degli inquilini di Ater o Agec con un patrimonio mobiliare inferiore ai 100 mila euro e un reddito Isee al di sotto dei 15 mila euro, da luglio ha subìto un rincaro del canone di affitto di del 30 per cento.
«In tutta la provincia veronese - dicono i tre consiglieri Pd - i nuclei familiari che abitano in una casa Ater e che rientrano in questi parametri sono 1.700 su circa 4 mila case. Vale a dire che quasi la metà degli inquilini Ater, che spaziano dall’anziana con pensione minima alla famiglia con un reddito modesto e magari precario, è stata messa in forte difficoltà da un rincaro ingiusto ed ingiustificato. Non si tratta di furbetti, ma di persone che superano, anche di poco, la soglia di reddito Isee di 20 mila euro fissata in modo arbitrario dalla Regione. Se lo scopo della legge era quello di stanare i furbetti lo si è fatto in questi giorni con il vecchio sistema, mentre rimangono alcune storture come quella del tramandarsi di generazione in generazione le case pubbliche. Chiediamo la sospensione degli effetti di questa legge regionale». «Sospensione» che era stata chiesta con una mozione dal Pd in Regione, ma che è stata rigettata. «L’unico effetto finora di questa legge - commenta la consigliera regionale Pd Anna Maria Bigon - è di aver aumentato l’affitto a quasi tutti indipendentemente dalla reale condizione sociale degli inquilini». «Per chiedere la revisione dei parametri con sindacati e comitati di cittadini e inquilini - dice la collega Orietta Salemi - stiamo organizzando dei presidi».
E intanto a Verona sono già 300 le firme raccolte per sospendere la legge. «La Regione - ribadiscono Vallani, Benini e La Paglia - deve fare marcia indietro, ma anche Agec e il Comune devono darsi una mossa creando quei tavoli di lavoro già creati da Ater con il compito di valutare, caso per caso, la gravità della situazione».