Electro arte e musica Biennale, nuova sfida
A Mestre, Bissuola luogo di frontiera diventa la casa dell’elettronica con due studi di registrazioni e un centro multimediale
Come accade alle mostre che attingono alla vita per dialogare con l’arte, anche «Electro» - la nuova sfida della Biennale di Venezia a Mestre, allestita da ieri al 10 novembre in un luogo simbolo come il Centro civico della Bissuola - parte dagli oltre centoventi battiti al minuto della musica elettronica per tracciare l’elettrocardiogramma al cuore del visitatore, presentando in seicento metri quadri di esposizione il legame di questo genere musicale «con i suoni e le immagini» che si generano a contatto col ritmo elettronico.
La mostra, allestita in collaborazione con la Philarmonie di Paris e curata da Jean-Yves Leloup, è un’immersione nel mondo della musica elettronica, in cui però il suono trova le immagini in grado di esprimerlo: un teschio luminescente dell’artista francese Bruno Peinado, Untitled (Vanity Flightcase), è una versione amletica della palla stroboscopica delle discoteche degli anni ‘70, col teschio e il riferimento alla vanità a sottolineare il continuo senso di morte in agguato dietro al divertimento fine a se stesso. Il viaggio di «Electro» inizia dall’esterno, col visitatore - grande o piccolo, non fa differenza - che viene attratto dalla copertura a specchio del centro civico, come se a Mestre fosse atterrato un club della Berlino Est durante la notte e avesse rubato le sembianze al centro civico, e da una sequenza musicale, Oscillation, traccia musicale registrata dal collettivo di artisti Soundwalk che ha raccolto le oscillazioni prodotte dalla musica suonata nel Berghain Panorama Bar, leggendario club berlinese, per diverse sere, collegando 147 sensori all’edificio e dando così una struttura sonora all’architettura. Dentro, lo spazio espositivo total blackallestito al gruppo 1024 architecture, autore anche di due installazioni in mostra - e la colonna sonora scelta da Jean-Michel Jarre, danno l’illusione di entrare in un’altra dimensione, variabile a seconda di chi la vive: prevale la nostalgia nella generazione che ha superato i 50, lo stupore in quelli sotto i 20, il senso di straniamento nei più anziani, la meraviglia nei bambini, rappresentati ieri dalla prima scolaresca che visitava l’esposizione.
La vera sfida della Biennale e del Comune, è però non l’installazione temporanea, ma ciò che resterà al centro civico Bissuola: la sede mestrina del Cimm, il centro di informatica musicale e multimediale della Biennale, che ha una sua base all’Arsenale aperta ai corsisti della fondazione e la sede mestrina «aperta alla popolazione», con due studi di registrazione e produzione di musica elettronica a disposizione di quanti - soprattutto giovani - vorranno misurarsi col genere.
«Venezia chiama e la Biennale risponde con quello che sa fare: mettere direttamente in contatto la città di Venezia col mondo - ha detto il presidente della Biennale Paolo Baratta - cioè offrire ai giovani non soltanto intrattenimento, ma occasione di vero interesse e impegno personale. E queste sono due azioni importanti, perché sulla parola decentramento sono state scritte pagine intere nel corso dei decenni passati. Nel 2001 siamo venuti qui con una tenda e abbiamo fatto il circo teatro, ma i tempi sono cambiati e vogliamo portare i giovani a vivere la città. Su sollecitazione dell’amministrazione comunale ci siamo domandati cosa portare e abbiamo portato la cosa più nuova, ispirata dal direttore del settore Musica Ivan Fedele. All’Arsenale è destinata ai nostri artisti, qui è aperta alla formazione, alla diffusione di conoscenza e perché no per produrre musica. Non facciamo questi sconfinamenti per il desiderio di essere popolari, ma per il desiderio di andare nella complessità». «La Biennale nasce in mezzo alla gente - ha spiegato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro - e la gente è qui o a Forte Marghera, dove abbiamo messo un padiglione della Biennale. Quando abbiamo acceso i primi impianti qui, si sono avvicinati tanti giovani. Ma questo è un territorio di confine, o vinciamo o perdiamo. La Biennale gestirà direttamente questo laboratorio: portiamo Venezia ai giovani invece di portare i giovani a Venezia: ma questi luoghi sono di tutti e vanno rispettati».