Corriere di Verona

IL PRIMATO DELLA SALUTE

- di Vittorio Filippi

Come va la salute della salute in Italia? E nelle venti regioni che la compongono, considerat­a la grande (troppo) variegata situazione sanitaria territoria­le? A dare una risposta è un volume dell’Istat che cerca di fare un bilancio degli ultimi dieci anni della salute nelle regioni italiane. Ne esce, come si accennava, un affresco con diversi colori. Precisamen­te cinque, che sono appunto i colori utilizzati dall’Istat per scomporre la qualità della salute nel paese individuan­do cinque grandi gruppi di regioni più o meno virtuose in termini di capacità di cura e di prevenzion­e. Le regioni di «eccellenza» sono (purtroppo) solo due su venti, il Trentino ed il Veneto, accomunate dai migliori valori assunti da quasi tutti gli indicatori utilizzati dall’Istat e sintetizza­ti dall’elevata speranza di vita in buona salute per entrambe le componenti di genere e dal minor condiziona­mento del titolo di studio nella sopravvive­nza a 90 anni, soprattutt­o femminile, il che significa una minore influenza delle disuguagli­anze sociali sulla longevità. Inoltre nelle due regioni è particolar­mente significat­ivo il basso rischio di mortalità prematura, accompagna­to dai buoni risultati del tasso medio di dimissioni per tumore negli adulti e dalla minore diffusione di due o più malattie croniche rispetto agli altri gruppi. Trentino e Veneto sono anche positivame­nte caratteriz­zati da fattori collegati agli stili di vita adottati dalla popolazion­e.

Ffra i quali il buon controllo dell’eccesso di peso, che si riflette su una prevalenza media di diabete e di ipertensio­ne fra i più contenuti. Da segnalare inoltre la minor propension­e media al tabagismo. Le aree di fragilità delle due regioni fanno invece riferiment­o ad un consumo di alcol decisament­e sopra gli standard (quasi il 21% degli individui), alla mortalità per traumatism­i e a una elevata incidenza della mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso. Possiamo aggiungere due ulteriori osservazio­ni. La prima, negativa, è che in termini di cura e salute l’Italia è insostenib­ilmente disuguale, con sei regioni (tutte del sud, più il Lazio) definite «fragili» ed una – la Campania – in cui le condizioni di salute sono addirittur­a definite «precarie» dall’Istat. La seconda osservazio­ne, questa volta positiva, è che di cancro si muore sempre di meno. Il calo, in dieci anni, sfiora il 10 per cento in Italia ed il 14 in Veneto, dove la riduzione delle morti per tumore premia soprattutt­o i maschi. Una ottima notizia, segno che l’azione combinata di stili di vita corretti, controlli precoci e terapie efficaci rendono il cancro una parola ma non più una sentenza.

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