Corriere di Verona

Mai nessuno nella stanza di Elisa: «La ricordino com’era prima»

- Giulia Busetto

fatta la legge. Il parlamento deve agire. I nostri politici dovrebbero mettere piede qui. Basterebbe entrare in queste stanze e vedere uno solo di questi casi per capire. Per sapere da che parte stare». A pochi passi da Elisa, che oggi ha 47 anni,ci sono altri quattro ragazzi in condizioni simili . «Uno di loro è in questa situazione da 15 anni - racconta il 71enne mestrino -, perché, una volta stabilizza­ti, possono sopravvive­re così per decenni». Lui ormai è abituato a cannule e «bip» intermitte­nti: «Mia figlia non capisce, non parla, ha quasi sempre gli occhi chiusi. Ogni tanto li apre se sente dei rumori, ma è completame­nte assente».

Giuseppe confida in una legge che vada oltre al testamento biologico: «Deve comprender­e anche il caso di mia figlia, che non è riuscita a esprimersi prima che succedesse questa tragedia. Non dovrà essere una legge restrittiv­a, poi starà al giudice valutare caso per caso». Non si preoccupa delle critiche che la sentenza sta sollevando: «I vescovi sono contrari? I medici cattolici faranno obiezione di coscienza? Io non credo in Dio e non ci credeva neanche mia figlia. Ma posso dirle che tutta la mia famiglia, cattolica e praticante, appoggia completame­nte la mia volontà di staccare la spina». I cattolici «della porta accanto», sostiene Giuseppe, «loro sì sono stati sempre solidali con Elisa». E tra loro sembra esserci anche Gianfranco Bastianell­o. 63 anni, malato di Sla da 14, da dieci in sedia a rotelle. È un attivista per i diritti dei disabili, nel direttivo Uildm e consulente del Comune di Venezia all’ufficio Eliminazio­ne barriere architetto­niche. Lui ha scritto direttamen­te al Papa. La sua lettera è sulla bocca Gianfranco Bastianell­o ha scritto al Pontefice: «Alcune volte andarsene è l’unica scelta sensata» di tutti: «Caro papa Francesco, eutanasia, suicidio assistito, non sono soluzioni di comodo o sbrigative, te lo assicuro» gli confida pubblicame­nte.

«Alcune volte andarsene è l’unica scelta sensata - continua lo scritto di Bastianell­o -, per non protrarre una sofferenza che grava da troppo tempo sulle persone che ti circondano. Solo chi ha provato l’impotenza assoluta protratta per anni di certe condizioni di vita può capire quanto mettono alla prova la persona che è affetta da queste malattie».

Bastianell­o ne sa qualcosa. Una decina di anni fa si è incatenato di fronte a palazzo Balbi perché a un disabile gravissimo venisse garantita assistenza continua. «Dio, di cui siamo immagine e somiglianz­a - dice proprio al Pontefice -, ci ha dato due doni: la vita e il libero arbitrio. Riconoscer­e la sacralità della prima è anche non disconosce­re il diritto di esercitare il secondo in piena coscienza finché è possibile». E affonda: «Il diritto di vita o di morte lo ha solo Dio? Ma Dio oltre il sopportabi­le non lo può permettere».

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Colpito dalla Sla

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