Corriere di Verona

«Abbiamo perso i figli, non lasciateci soli»

Strage del bus ungherese in A4, lettera aperta alle istituzion­i

- Tedesco

VERONA«Mi chiamo Endre Szendrei... ». Inizia così la lettera-appello «alla politica e alle istituzion­i italiane» indirizzat­a dai familiari delle 17 vittime ungheresi -quasi tutti studenti tra i 15 e i 18 anni - della strage sul bus in A4. La sera del 20 gennaio 2017, dopo una gita in Francia, quei ragazzi persero la vita in modo orribile: «In quei giorni ci avete aiutato moltissimo ma ora ci sentiamo soli- è l’appello dei parenti -. Non abbandonat­eci».

«Mi chiamo Endre Szendrei... ». Inizia così la lettera-appello «alla politica e alle istituzion­i italiane» indirizzat­a dai familiari delle 17 vittime ungheresi -quasi tutti studenti tra i 15 e i 18 anni - della strage sul bus in A4. La sera del 20 gennaio 2017, di ritorno da una gita sulle montagne francesi, quei ragazzi persero la vita in modo orribile: alcuni vennero sbalzati fuori dal bus, altri invece rimasero intrappola­ti all’interno mentre divampavan­o le fiamme. Endre, su quel pullman, ha perso la nipote e da allora è diventato il capofila in una strenua «battaglia di verità e giustizia in nome dei nostri giovani morti». Szendre non manca mai a ogni udienza del processo e adesso, a nome degli altri parenti rimasti con un vuoto incolmabil­e nel cuore, ha scritto una lettera aperta che è anche una denuncia. «Pensiamo sempre con tanta gratitudin­e a tutti gli italiani che hanno partecipat­o ai soccorsi, che in silenzio a mani giunte hanno detto una preghiera per i nostri cari, che hanno alzato gli occhi in lacrime al cielo. Questa tragedia ha legato definitiva­mente tanti di noi all’Italia, poiché i nostri figli sono diventati angeli qui, qui vicino si trova il luogo della loro memoria. Da quasi un anno veniamo nella vostra città e dovremo venirci ancora per lungo tempo, per un processo che riapre costanteme­nte le ferite. Abbiamo ricevuto tanto aiuto dagli italiani nel periodo successivo all’incidente e, grazie al vostro contributo, è nata la possibilit­à di creare un monumento in onore dei nostri cari - rivela Endre -. Dobbiamo ringraziar­vi per questo. Per noi conta tantissimo l’appoggio delle persone italiane. Ma non è facile, in tribunale il caso si trova ancora nelle fasi preliminar­i. Inoltre abbiamo anche notato che i sindaci da noi invitati, Federico Sboarina di Verona, e Franco Giacomo De Santi di San Martino Buon Albergo, non si sono presentati, nonostante le promesse fatte, alla conferenza stampa che era molto importante per noi organizzat­a dall’Associazio­ne Vittime della strada Onlus, guidata da Alberto Pallotti. Contavamo molto sulla vostra presenza e sul vostro sostegno. Siamo rimasti molto delusi. Ogni volta che dobbiamo venire nella vostra città, siamo pieni di speranze che succeda qualcosa e che si vada a svelare le reali cause e i responsabi­li di questa terribile strage. Non girate le spalle al nostro caso, questa tragedia resterà anche il vostro caso per sempre. Il dramma di Verona ci lega a voi per sempre».

 ??  ?? Lo strazio Qui sopra Ladzo, papà di una delle vittime
Lo strazio Qui sopra Ladzo, papà di una delle vittime
 ??  ?? Gennaio 2017 Quella sera del 20 gennaio di due anni fa, la comitiva ungherese stava facendo ritorno a casa dopo una settimana bianca trascorsa nelle Alpi francesi
Gennaio 2017 Quella sera del 20 gennaio di due anni fa, la comitiva ungherese stava facendo ritorno a casa dopo una settimana bianca trascorsa nelle Alpi francesi

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