«Tosi diffamò Report»: condannato
L’ex sindaco dovrà anche risarcire Ranucci. Cade invece la calunnia. La difesa: «Impugneremo»
La puntata- scandalo di «Report» e le polemiche di fuoco tra Flavio Tosi e l’autore del contestatissimo serviziochoc su Verona, Sigfrido Ranucci? Il giudice Carrara ha stabilito che da parte dell’allora primo cittadino non ci fu calunnia bensì diffamazione ai danni del giornalista di Rai 3. Il che si è tradotto nella condanna del politico a tre mesi, pena sospesa. Dovrà anche risarcire i danni. Già annunciato l’appello.
La bufera per l’ormai famosa puntata- scandalo di «Report» e le polemiche di fuoco scoppiate - e proseguite per mesi, anzi anni - tra Flavio Tosi e l’autore del contestatissimo servizio-choc su Verona, Sigfrido Ranucci? Dopo una serie di interminabili indagini e udienze (la vicenda si trascinava all’ex Mastino dall’aprile 2014), ieri il giudice Silvia Carrara ha stabilito che da parte dell’allora primo cittadino di Verona non ci fu calunnia bensì diffamazione ai danni del giornalista di Rai 3. Il che, in base alla sentenza le cui motivazioni verranno depositate nelle prossime settimane, si è tradotto con l’assoluzione dell’ex sindaco dal primo reato di cui era accusato (la calunnia, per l’appunto) e, invece, con la sua condanna per tre delle cinque ipotesi di diffamazione nei confronti di Ranucci. In termini concreti, Tosi dovrà scontare la pena di tre mesi, ovviamente sospesa: «Le sentenze non si commentano mai - ha reagito dopo il verdetto l’avvocato Claudio Fiorini, difensore del politico insieme al collega Luigi Sancassani-. Ricorso in Appello? Lo faremo di sicuro, appena verranno resi noti i motivi della decisione odierna». Neppure il giornalista, che ha nel frattempo ereditato il timone di Report da Milena Gabanelli e che in questo processo si era costituito parte civile, vuole entrare in merito della sentenza: dal giudice gli è stata riconosciuta una provvisionale pari a 7.500 euro, fatta salva la possibilità di rivalersi ulteriormente nei confronti di Tosi in sede civile. Assistito dal legale Luca Tirapelle, ieri ha comunque tenuto «ringraziare il mio avvocato per il suo operato in una querelle che mi ha visto uscire indenne dalle 19 querele che mi erano state fatte per quel reportage del 2014 su Verona». Con Tosi, in aula, risultava imputato anche Sergio Borsato, ex simpatizzante bossiano, accusato del solo reato di calunnia e ieri assolto. Per la Procura, il pm Elisabetta Labate aveva chiesto l’assoluzione dalla calunnia e la condanna per tutte e cinque le ipotesi di diffamazione. «Da quel servizio televisivo mi sentivo infamato. Il sottoscritto - spiegò lo scorso aprile Tosi in udienza non ha mai avuto legami con la malavita né con la ‘ndrangheta o le cosche calabresi. Invece in quella trasmissione vennero prospettate, su di me e l’amministrazione che guidavo, ombre inquietanti ma soprattutto infondate. Mi infuriai e così espressi quelle dichiarazioni...». E ieri, dopo cinque anni e mezzo di accuse e veleni incrociati, è arrivata la (prima) sentenza.