Corriere di Verona

Faraoni è l’asso nella manica dell’Hellas

Copre tutta la fascia destra, va in gol ed è decisivo: l’esterno gialloblù non si ferma mai

- Matteo Fontana

Non provate a chiedergli di fermarsi. Davide Faraoni è lo Stakhanov dell’Hellas. Infaticabi­le, il laterale destro gialloblù, e ora decisivo (ma non è la prima volta) anche in fase realizzati­va. Con il Cagliari, è stato lui a trovare, da opportunis­ta, il gol che ha dato al Verona un punto prezioso. Lesto, Faraoni, a sfruttare la scivolata di Pisacane che, in piena area, ha consegnato al giocatore dell’Hellas il pallone dell’1-1.

Classica ciliegina sulla torta, per un uomo che sta viaggiando a ritmo forsennato, nel corso di questa stagione. In sei partite di campionato, Faraoni non ha saltato neppure 1’. Sempre impiegato da titolare da Ivan Juric, mai una sostituzio­ne. In totale, fanno 540’, per lui. Gli unici ad avere la medesima statistica sono Marco Silvestri e, tra i giocatori di movimento, Miguel Veloso. Non è una novità, per Faraoni, il fatto di essere una pedina stabile, nel Verona. Fin da quando è arrivato all’Hellas, nel gennaio scorso, prelevato dal Crotone, si è accreditat­o come uno dei profili di maggior affidament­o, più spesso utilizzati sia nella gestione di Fabio Grosso sia in quella di Alfredo Aglietti, coronata dal raggiungim­ento della promozione attraverso il vortice degli incredibil­i playoff vissuti dall’Hellas.

Sempre titolare, Faraoni, con il Verona, nelle 23 partite in B, con tre sole eccezioni: nell’1-1 di Carpi, il 2 febbraio (entrò nel secondo tempo, al posto di Pawel Dawidowicz), con il Pescara, il 27 aprile (fu inserito a 23’ dalla fine e fu sua la rete del pareggio per il Verona) e nel 2-1 con il Foggia, all’ultima giornata, l’11 maggio: era squalifica­to, infatti, a causa del cartellino rosso per doppia ammonizion­e che aveva preso la settimana prima a Cittadella. Per il resto, Faraoni è stato un intoccabil­e e tale rimane per tutti gli allenatori che hanno guidato l’Hellas. Con Grosso, inoltre, è stato adattato a diversi ruoli. Non soltanto terzino destro, ma pure sinistro (di rado) e, ancor di più mediano, con la licenza mai sospesa di segnare: nel 2-2 con il Brescia siglò una doppietta spettacola­re.

Adesso, tuttavia, è un Faraoni davvero determinan­te. Nella struttura di Juric, la sua posizione è definita: martello di spinta, ma anche primo difensore, le sue statistich­e evidenzian­o la bontà del rendimento di Faraoni, tornato alla ribalta della A, la dimensione da cui è partito, a cominciare dagli esordi con l’Inter. In quella squadra, in avvio di stagione, il tecnico era Gian Piero Gasperini, il suo più stretto collaborat­ore Juric. La carriera di Faraoni è proseguita attraverso altre esperienze: l’Udinese (che aveva acquistato il suo cartellino), il Watford in Inghilterr­a. In Serie A, dopo i prestiti cadetti a Novara e Perugia, ancora l’Udinese, e poi il Crotone.

Il Faraoni di oggi, quello dell’Hellas, pare essere al pieno della maturità. Il 25 ottobre compirà ventotto anni. Quel giorno, il Verona giocherà al Bentegodi con il Sassuolo. Ma, prima, avanti con la Sampdoria e, dopo la sosta, con il Napoli. Faraoni, macinatore di chilometri, non sa cosa voglia dire rallentare.

Già efficace in B Arrivato a gennaio dal Crotone, nelle 23 presenze lo scorso anno è stato un fattore

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