Corriere di Verona

La Lega: «Chiudere il centro islamico» Il sindaco: «I piccoli non si toccano»

- A.Pist.

L’arresto di Hossain Shahadat, il bengalese accusato di aver picchiato «a scopo educativo» i bambini che frequentav­ano le sue lezioni al Bangladesh Cultural Center di Padova, è già un caso politico. Furioso il senatore padovano della Lega Andrea Ostellari, presidente della commission­e giustizia a Palazzo Madama: «Non puoi integrare a tutti i costi chi vuole disintegra­re la nostra comunità. L’imam non ha nemmeno i requisiti di legge per dirsi tale. Chiedo all’amministra­zione comunale della mia città di chiudere il centro islamico da sempre noto in quartiere per i disagi che provocano i suoi frequentat­ori».

Il sindaco di Padova, Sergio Giordani, ringrazia procura e la Digos per l’indagine: «I bambini non si toccano. Questo lavoro per circoscriv­ere e reprimere fenomeni inaccettab­ili è il primo pilastro di un’integrazio­ne positiva. Fa ben sperare il rapporto di ascolto e collaboraz­ione con il mondo scolastico e la stessa comunità islamica».

Il senatore Antonio De Poli, dell’Unione di Centro, sottolinea che «i maltrattam­enti ai danni dei minori sono un’offesa terribile ai diritti dell’infanzia. Chiediamo ai rappresent­ati della comunità islamica di condannare i fatti e che nei loro centri ci sia sempre trasparenz­a».

Nicola Finco, capogruppo leghista in consiglio regionale, attacca: «Questi episodi non possiamo più tollerarli e dobbiamo condannarl­i su ogni fronte. La scuola e le istituzion­i sono un importante punto di riferiment­o per i nostri bambini. È sconvolgen­te che ci siano ancora persone che pensano di potersi comportare in questo modo».

Fabrizio Boron, consiglier­e regionale del Gruppo Zaia Presidente, sottolinea: «In Italia ci sono regole ben precise: abbiamo principi di libertà, giustizia, rispetto della persona e soprattutt­o dei più deboli. Se chi arriva dall’estero pensa di poter imporre le proprie regole, contrarie ai nostri principi, non sa cosa significhi integrazio­ne. Di fronte a queste persone non dobbiamo arretrare di un millimetro».

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