Il prof veronese in Silicon Valley con Mattarella
Professore a Trento, ha fondato una start-up
Pietro Faccioli professore veronese di Fisica all’Università di Trento e membro dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare farà parte della delegazione che incontrerà il presidente Mattarella nella Silicon Valley.
Ci vuole coraggio a metter in discussione la strada vecchia per la nuova, eppure questo è l’unico modo per cambiare prospettiva (e per mettere in moto una rivoluzione). Ne se qualcosa il veronese Pietro Faccioli, 45 anni, professore del dipartimento di Fisica dell’Università di Trento e membro permanente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Sarà lui, insieme ad altre punte di diamante del mondo scientifico e dell’innovazione italiana, a far parte della delegazione che incontrerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Silicon Valley, il 17 e 18 ottobre. Un onore che spetterà a pochissime persone (non è ancora uscita la lista definitiva ma dovrebbe aggirarsi intorno alla ventina di ospiti), che in qualche modo brillano per idee, imprese e start-up.
Per comprendere a fondo la grandezza dei meriti del professor Faccioli, bisogna però andare indietro di quindici anni, quando intuì che il metodo di calcolo della fisica subnucleare poteva essere applicato al meccanismo di ripiegamento delle proteine, abbattendo in maniera radicale i tempi computazionali (da migliaia di anni a due settimane, con scarti di errore bassissimi). L’incontro della svolta è però quello, tre anni fa, con Emiliano Biasini, professore di Biologia cellulare al Dipartimento Cibio dell’Università di Trento e scienziato dell’Istituto Telethon Dulbecco. «Stavamo condividendo la lavagna per indirizzare la tesi di un laureando di cui eravamo relatore e
controrelatore e ci siamo ritrovati a condividere visioni e processi, aprendoci io alla biologia e lui alla fisica subatomica» continua Faccioli. Ed è qui che spicca la grande innovazione: aver capito che la matematica della meccanica quantistica, già usata da lui per simulare processi biologici, poteva essere applicata anche alla
farmacologia. «Insieme abbiamo avuto l’intuizione di usare le nostre simulazioni sul ripiegamento delle proteine per sviluppare delle molecole in grado di inibire la formazione delle proteine». Questo vuol dire poter contrastare una qualunque patologia insorgente e nello specifico, per il campo di ricerca di Biasini, della famiglia delle malattie neurodegenerative.«È presto però per parlare di nuove cure o nuovi farmaci perché dalla cellula all’organismo umano passano almeno dieci anni di ricerca avverte - : questa è solo una strada in più, percorribile o meno, che potrà portare o meno a dei risultati. Non voglio dare false speranze, ma solo sottolineare che ci troviamo di fronte a un nuovo strumento e che, in quanto tale, bisogna capire bene come usarlo».
L’obiettivo delle brillanti menti di Faccioli e Biasini? Funzionare. E non su un caso sporadico, ovvero la singola proteina testata finora, ma su larga scala, in modo da portare avanti un protocollo in più rispetto alla farmacologia tradizionale. «Supportati da Hub Innovazione Trentino, che si occupa di trasferimenti tecnologici, abbiamo deciso di fondare una start-up insieme ad altri collaboratori: la Sibylla Biotech, che sta lavorando proprio in questa direzione, per produrre la dimostrazione di fattibilità».
A credere nell’impresa a tempi record è stato il fondo Vertis Venture 3 Tech Trasfer che ha già messo a disposizione un finanziamento a sei zeri per lo sviluppo aziendale di Sibylla Biotech. «La genialità dei due inventori sta soprattutto nell’interdisciplinarità – le parole di Lidia Pieri, fisico cosmologo e amministratore delegato della società - Questo è il momento d’incrociare le competenze, per scrivere nuovi percorsi scientifici a partire da qui».