Murale di Salvini, artista contro gli haters «Io minacciato, ora vi denuncio tutti»
«Parrassita», «Vigliacco», «Ti prendo a calci», «Artista delle mie tasche tonto e demente». E questi sono solo gli insulti meno volgari, tra quelli comparsi (a centinaia) sulla pagina Facebook del writer trevigiano Manuel Giacometti, che questa estate era finito nella polemica del murale «Salvini diabolico». Una tale ondata di minacce e offese, da spingerlo ad affidarsi all’avvocato Umberto Saracco per sporgere denuncia per diffamazione. Il risultato è una guerra (legale) tra l’artista e gli haters.
Un passo indietro. L’estate trevigiana è stata animata da una «diatriba culturale» nata intorno al ritratto dell’allora ministro dell’Interno (con le corna da diavolo mentre bacia il Rosario) che un anonimo ha disegnato sulla parete di un sottopasso ferroviario. Opera che l’amministrazione comunale leghista ha immediatamente fatto cancellare.
L’intervento degli imbianchini comunali ha sollevato un lungo dibattito, tra chi accusava il sindaco di voler censurare l’arte e chi rivendicava la lotta al degrado e ai vandali che imbrattano i muri pubblici.
In questo dibattito si è inserita la provocazione di Giacometti, che ha chiesto e ottenuto la disponibilità di una parete privata per riprodurre il murale della discordia. Un omaggio, quindi, all’anonimo autore di quel «Salvini diabolico».
La cosa poteva finire così, con la presa di posizione dell’artista trevigiano in difesa della libertà d’espressione. Invece cyberbulli, troll e leoni da tastiera si sono accaniti sui profili social dell’autore lasciando centinaia di insulti e minacce.
«Ho deciso di sporgere querela», annuncia Giacometti. «Di offese ne ho lette veramente tante, ma mi hanno colpito di più quelle rivolte alla mia professione di artista. Mi trattano da parassita e non posso tollerare che chiunque, senza un minimo di competenza e per ragioni di tifoseria politica, mi metta alla gogna. Viviamo in un periodo particolare: molti si sentono legittimati a sfogare sui social il loro livore e le loro frustrazioni, anche grazie ad alcuni cattivi maestri che li fomentano per opportunismo. Bisogna reagire. E io, nel mio piccolo, ho deciso di farlo».
L’avvocato Saracco è stato incaricato di depositare la querela, corredata dalle foto delle frasi offensive apparse su Facebook. «L’esame minuzioso dei commenti spiega il legale - ci ha permesso di individuare decine e decine di illeciti, che rientrano nel reato di diffamazione a mezzo stampa, aggravata da futili motivi. Abbiamo individuato anche qualche minaccia. Il mio cliente, molto toccato dalla vicenda e fiducioso nell’azione della magistratura, è seriamente intenzionato a procedere fino alle condanne dei colpevoli, contro cui si costituirà parte civile».