La Lega, il Sud e il sondaggio riservato Il retroscena di Feltrin: ho visto le carte
Il politologo: autonomia bloccata da Salvini. Zaia e Stefani: non è vero
Hanno scatenato un terremoto all’interno della Lega le parole del professor Paolo Feltrin, politologo che da anni collabora con il consiglio regionale per il quale cura l’Osservatorio elettorale. «Un sondaggio attendibile e riservato - ha raccontato in un’intervista ai quotidiani locali del gruppo Gedi -, pervenuto alla nostra visione, ha avvertito Salvini che il via libera alla riforma autonomista al Nord avrebbe comportato un crollo di consensi nel Mezzogiorno stimato tra i quattro e i cinque milioni di voti. Una prospettiva incompatibile con la sua volontà di primato nazionale e con la stessa natura della Lega 2.0 sovranista e tricolore. Così, per un anno si è barcamenato, poi le richieste di Fontana e Zaia sono diventate ultimative e non più eludibili. Non stupisce che il governatore veneto abbia accolto quasi con sollievo l’uscita del suo partito dall’esecutivo: magari avrà maggior fortuna con il ministro Boccia, pugliese del Pd, più rassicurante agli occhi dei 5 Stelle e del ceto notabile sudista».
Un retroscena dirompente, quello riferito da Feltrin, perché il sondaggio in questione, «attendibile e riservato», sarebbe la pistola fumante, la prova provata nero su bianco, dei sospetti che da mesi circolano nel Carroccio sul fatto che la riforma cara a Zaia e Fontana non solo non sia in cima ai pensieri di Salvini (che ha perfino smesso di citarla) ma venga addirittura vissuta come un intralcio alle sue ambizioni di dilagare al Centro-Sud.
La vecchia guardia lighista, quella più legata alla stagione bossiana della Padania e della secessione, lo va ripetendo da tempo: «Con il suo consenso, la sua forza mediatica ed il suo ruolo nel Conte 1, se avesse voluto l’autonomia avrebbe potuto realizzarla eccome». C’è addirittura chi riferisce di fastidi «manifestati in modo palese» dai colonnelli più vicini al Capitano durante il suo recente tour nel Mezzogiorno, della serie: «Questa autonomia è un problema, non riusciamo a spiegarla fuori dal Veneto, non la capiscono».
Che quanto detto da Feltrin sia di una certa gravità per gli equilibri interni al partito, per quanti i vertici smentiscano categoricamente che Salvini abbia mai commissionato sondaggi del genere («Ma io non ho mai detto che il sondaggio fosse della Lega» puntualizza Feltrin) lo dimostra il fatto che lo stesso Zaia, solitamente restio a commentare indiscrezioni e retroscena, sia sceso in campo per chiarire: «Salvini ha sempre seguito i lavori per l’autonomia con partecipazione, passione e cuore. La verità è che i Grillini non l’hanno voluta e non la vogliono e questo è il vero e unico motivo per il quale non abbiamo potuto realizzarla. La Lega, alle Europee, ha avuto un consenso strepitoso al Sud, eppure gli elettori sapevano che era il partito mio e del ministro Stefani». E quest’ultima commenta durissima: «Per mestiere i politologi ricostruiscono, a volte purtroppo costruiscono. È facile creare notizie ad effetto e bearsi quell’attimo sotto la luce dei riflettori. Vorrei tanto che Feltrin mi facesse avere questo sondaggio. Sarebbe bello misurarsi sui numeri, non sul vento e sulle chiacchiere».
Feltrin Salvini rischiava di perdere 5 milioni di voti al Sud
Stefani Ricostruzioni fantasiose create per avere i riflettori