Corriere di Verona

Smog, i killer sono le polveri Pm2,5 «Attaccano i polmoni e il cuore»

Pur in calo, provocano migliaia di morti. L’esperto: «Stop alle stufe a legna e a pellet»

- Michela Nicolussi Moro

Non è vero che le misure antismog, come il blocco dei mezzi no kat, la sostituzio­ne dei vecchi bus e la scelta di impianti termici eco-compatibil­i, non servono. «La verità è che le polveri sottili si stanno riducendo — annuncia il professor Vincenzo Baldo, docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Padova — e probabilme­nte si deve a un cambio di abitudini da parte della popolazion­e».

In effetti l’Agenzia Ambientale Europea indica per l’Italia una riduzione del Pm10 del 14%, un -16% di PM2,5 e un -27% di ossidi di azoto. Stesso trend rilevato dal 2008 al 2017 dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), secondo cui il PM10 cala di 0,8 grammi per metro cubo d’aria l’anno e il Pm2,5 di 0,7.

«Lo si deve a più fattori: il ricorso a fotovoltai­co e gas naturale, un uso più consapevol­e dell’auto, la diffusione di combustibi­li meno inquinanti, la scelta di impianti di riscaldame­nto eco-compatibil­i. E attenzione, proprio le fonti di calore forniscono un contributo importante all’inquinamen­to: soprattutt­o le stufe a legna e gli impianti a pellet, che portano le polveri sottili anche nel Bellunese (l’unica provincia veneta sotto la soglia d’allarme, ndr). Certo, il traffico gioca la sua parte, ma in forma minore».

Sempre secondo l’Agenzia Ambientale Europea le emissioni di particolat­o da traffico veicolare da usura, in particolar­e di freni e pneumatici, e da abrasione del manto stradale, diventa più importante. Così come crescono le emissioni di polveri e idrocarbur­i legate all’incremento della combustion­e di biomassa legnosa nel settore domestico, alla base del 50% dell’inquinamen­to generale.

«In questo quadro l’inquinante più pericoloso per l’uomo è il Pm2,5, particelle più piccole del Pm10 e in grado di penetrare negli alveoli polmonari. E non solo: il particolat­o fine, inalabile e assorbibil­e, arriva anche all’apparato cardiovasc­olare, danneggian­dolo. Il PM2,5 può entrare in circolo».

Con quali conseguenz­e?

«Se raggiunge i polmoni nel breve termine causa problemi di respirazio­ne. Durante i picchi di emissione di Pm2,5, i Pronto Soccorso registrano un aumento di pazienti con asma, sintomi respirator­i, aggravamen­to di patologie croniche cardioresp­iratorie. Nel lungo termine, l’esposizion­e prolungata al particolat­o fine può indurre tumore al polmone, perché quando arriva agli alveoli polmonari l’organismo non riesce più a eliminarlo. Ma è causa anche di angina grave e infarto. L’Oms stima oltre 60mila decessi all’anno, in Italia, per l’esposizion­e alle polveri sottili e il 3% della mortalità cardioresp­iratoria. Secondo altri studi, lo smog provoca pure il diabete e l’invecchiam­ento cutaneo».

La «Fondazione sviluppo sostenibil­e» denuncia 91mila morti premature all’anno per inquinamen­to atmosferic­o: 66.630 dovute al PM2,5; 21.040 al disossido di azoto e 3.380 all’ozono. Il PM2,5 uccide di più a Milano, Napoli, Taranto e nelle zone industrial­i di Priolo, Mantova, Modena, Ferrara, Venezia, Padova e Treviso.

«La Pianura Padana è l’area più inquinata, soprattutt­o intorno a Milano e fra Venezia e Padova. Il clima incide in maniera significat­iva sulla stasi delle concentraz­ioni di polveri, che pioggia e vento spazzano via, e di conseguenz­a sulla salute dell’uomo. Le ondate di calore, così come la siccità e le piogge frequenti, hanno un peso sempre maggiore sul quadro generale».

A causa dell’esposizion­e al PM2,5 ogni residente in Italia perde 9,7 mesi di vita, che per i residenti del Nord diventano 14 mesi. Avete rilevato nell’aria nuovi inquinanti?

«Al momento no, anche perché non sapremmo cosa cercare. Sono sotto monitoragg­io, oltre a PM10 e Pm2,5, il carbonio e i suoi derivati, il biossido di zolfo e l’ozono, inquinante che cresce sensibilme­nte durante l’estate. Quanto alle altre fonti di inquinamen­to, ricordiamo l’agricoltur­a, responsabi­le del 96% delle emissioni di ammoniaca, e l’industria, per le emissioni di zolfo e composti organici volatili».

Più gruppi di ricerca hanno evidenziat­o la necessità per l’agricoltur­a di promuovere interventi volti a ridurre l’azoto in eccesso nei terreni. Sul fronte dell’industria, nel 2010 si è osservata una diminuzion­e del biossido di azoto conseguent­e alla crisi economica, che ha ridotto numero e attività delle industrie. Soprattutt­o nel Nordest.

«Il contrasto all’inquinamen­to coinvolge una serie di interventi su vari fronti. Vanno considerat­e più variabili, per esempio cosa circonda una città, se industrie o campi, il numero di veicoli circolanti, il tipo di impianti termici. Insomma, è necessario uno sforzo congiunto e costante».

 Baldo/1 Un cambio di abitudini della popolazion­e abbatte le polveri

Baldo/2 Nel lungo termine il Pm2,5 può indurre tumore al polmone

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L’esperto Vincenzo Baldo, docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Padova. Ha condotti studi sullo smog

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