L’appello al governo: «Non riduca il Fondo del trasporto pubblico»
La Regione: «Ci abbiamo messo noi 7 milioni di euro»
«Il governo non riduca più il Fondo nazionale per il trasporto pubblico: nel 2018 la Regione ha dovuto investire 7 milioni di euro per coprire i tagli da Roma». L’avvertimento arriva dall’assessore regionale ai Trasporti, Elisa De Berti, che plaude comunque all’annuncio di maggiori stanziamenti lanciato dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: «Purché non sia un “togliere” al servizio, per poter comprare nuovi autobus».
Intanto, nelle varie province venete nell’ultimo triennio gli investimenti sono stati importanti: centinaia di nuovi mezzi a basse emissioni sono già nelle «scuderie» delle società Svt (Vicenza), Mom (Treviso), Avm (Venezia) e Atv (Verona).
«Inquinamento e trasporto pubblico locale vanno a braccetto, eppure troppo spesso la mano destra non sa cosa fa la sinistra — osserva De Berti — per combattere lo smog dobbiamo incentivare il trasporto pubblico locale e siamo costretti a emettere ordinanze che limitano l’uso dell’auto ai cittadini. Allo stesso tempo, abbiamo governi che tagliano i fondi per l’esercizio del trasporto pubblico». Il riferimento va all’«Accordo di Bacino Padano», le cui misure anti-smog sono rientrate in vigore da un paio di giorni nelle città con più di 30mila abitanti e un sistema di trasporto pubblico adeguato. «A livello romano serve una presa di coscienza — è l’appello dell’assessore in quota Lega — il Fondo nazionale per il trasporto non va tagliato, mai più. Quest’anno la riduzione è stata minimale, ma l’anno scorso abbiamo dovuto integrare noi quello che mancava a causa delle disposizioni della legge finanziaria del 2017».
De Berti chiede un cambio di direzione: «Io spero che quanto promesso dal ministro si concretizzi. Nel frattempo noi andiamo avanti con l’integrazione ferro-gomma, con il biglietto unico presto avremo belle novità. Inoltre riapriremo il tavolo con le società provinciali del trasporto pubblico locale, per attuare un calendario comune regionale sui “ponti” scolastici: permetterebbe 6 milioni di risparmio annuo».
Nelle società provinciali l’opinione comune è che negli ultimi anni dallo Stato ci sia stata attenzione soprattutto al rinnovo dei parchi mezzi. «Il piano fatto partire quattro anni fa dall’ex ministro Del Rio era valido, purtroppo temo che l’intervento del governo caduto in agosto abbia interrotto il flusso di investimenti — rileva Umberto Rovini, Svt —. Comunque, sarebbe parimenti importante che l’esecutivo stanziasse incentivi per gli abbonamenti. Con uno sconto del 30% l’autobus diventa concorrenziale e un bus pieno, anche se datato, equivale a 50 auto in meno su strada».
Concorda Giovanni Seno (Avm), la cui azienda ha un piano di sostituzione in corso, dal 2018 al 2023, di 300 autobus su 500: «A fine 2020 ne avremo già sostituiti 180. Vedrei bene sconti sugli abbonamenti, a patto che non implichino decurtazioni agli investimenti sui rinnovi. E purtroppo anche quest’anno si è rischiato che l’ex governo mettesse in discussione i fondi. Lo Stato non ha una chiara sensazione del trasporto pubblico come leva per ridurre lo smog».
A Verona Massimo Bettarello (Atv) spiega: «L’azienda che guido negli ultimi 18 mesi ha comprato quasi 100 mezzi. Qualcosa negli ultimi due anni è stato fatto, c’è poi l’apertura della Regione. Ora però bisogna proseguire, uniformando procedimenti e gare». A Treviso, il numero uno di «Mom», Giacomo Colladon, racconta: «L’azienda ha sfruttato in modo vincente i fondi europei Fesr. Nel 2017 sono stati acquistati 4 autobus, l’anno scorso 52, quest’anno già 30 e ne arriveranno altri. Nel biennio sono stati investiti 16,6 milioni di euro. Certo, Mom ha sempre coperto circa la metà dei costi».