Corriere di Verona

«Non ha maltrattat­o i nostri figli» La mamme difendono il maestro ma era già finito nei guai a Treviso

- Andrea Priante Silvia Madiotto

A due passi dal centro culturale islamico, nel quartiere dell’Arcella a Padova, il pakistano Shamaion scuote la testa ripensando all’imam Hossain Shahadat, arrestato martedì dalla polizia con l’accusa di aver maltrattat­o i bambini ai quali dava lezioni di Corano. «L’Islam dice di trattare tutti con rispetto: i piccoli non vanno picchiati», sentenzia Sahmaion.

La procura è convinta di avere in mano prove schiaccian­ti contro il «maestro». Oggi verrà interrogat­o dal gip e lì si capirà come intende difendersi. Per ora a prendere le sue parti ci pensa buona parte dei genitori dei suoi piccoli allievi. Vicino al Bangladesh Cultural Center c’è infatti una scuola elementare con un’altissima percentual­e di studenti bengalesi: tra loro ci sono le presunte vittime dei maltrattam­enti. O almeno ci dovrebbero essere, visto che tutti negano.

Ayesha arriva all’istituto intorno a mezzogiorn­o, per prendere sua figlia che ha otto anni e da un paio di mesi, la domenica e il sabato pomeriggio, aveva proprio Hossain Shahadat come insegnante di arabo. «È un buon maestro, non picchiereb­be mai un bambino. Spero possa uscire presto di prigione, anche perché sua moglie è incinta...». A questo punto è la figlia a interrompe­rla per assicurare che «io al maestro voglio bene, mi manca perché mi ha sempre trattata bene».

Cambiano i volti di queste mamme, in alcuni casi nascosti dal niqab, il velo che lascia scoperti soltanto gli occhi. Ma la versione è sempre la stessa: «L’imam non è un violento, mia figlia non è mai stata picchiata», assicura Kazesmefeo­l. «Ho tre figli che hanno frequentat­o le sue lezioni di arabo - spiega Thamina - e mi giurano di non averlo mai visto alzare le mani una sola volta. Magari strillava, se qualche bambino si comportava male. Ma in fondo, questo lo fanno anche le insegnanti della scuola...».

Uddin, un giovane papà, è più cauto: «Se davvero hanno prove schiaccian­ti, mi chiedo come mai Shahadat si sia comportato così. Forse non I genitori Le mamme musulmani dei piccoli allievi dell’imam, negano che ci siano state delle violenze sapeva che in Italia è vietato punire in quel modo gli studenti che disturbano...».

Mentre stanno emergendo nuovi dettagli dell’inchiesta, i responsabi­li del Centro culturale sembrano però meno convinti nel difendere il «maestro». Se nelle prime ore si dicevano sicuri della sua innocenza, ieri hanno fatto trapelare la possibilit­à di dargli il benservito, oltre alla decisione di sospendere - almeno temporanea­mente - le lezioni di Corano.

Una scelta, quella di «licenziare» l’imam, che era già stata presa alcuni mesi fa dal Centro culturale bengalese di Treviso in cui Shahadat aveva lavorato prima di trasferirs­i a Padova. «Era arrivato l’anno scorso ed è rimasto con noi fino alla primavera», ricorda Shamir Hossain, il referente della struttura trevigiana. «Ci era stato consigliat­o da un suo zio, che era imam a Vicenza. Per quanto sia giovane, aveva i requisiti e gli avevamo dato una possibilit­à. All’inizio si era comportato bene, ma dopo qualche mese abbiamo ricevuto alcune segnalazio­ni, da parte di genitori e di alcuni insegnanti: le sue imposizion­i erano eccessive. Per il timore che la situazione peggiorass­e abbiamo deciso di sostituirl­o, anche se non siamo mai arrivati al punto di fare una denuncia: in fondo, qui non maltrattav­a i bambini, le sue erano aggression­i solamente verbali».

Il giudizio di Shamir Hossain è netto: «Condanniam­o quanto accaduto a Padova. I bambini non si toccano, non è accettabil­e. Non deve succedere né qui né altrove. Quel tipo di atteggiame­nto non ha nulla a che vedere con il Corano o con la nostra religione».

Il referente del centro culturale della comunità bengalese di Treviso si spinge fino a proporre di istituire un ente di controllo nazionale per gli imam: «L’unione islamica italiana potrebbe prevedere una certificaz­ione per chi ricopre questo ruolo e tenere un registro aggiornato, così che ogni moschea possa avere un punto di riferiment­o nello scegliere queste figure importanti nell’insegnamen­to, per evitare che si verifichin­o episodi come quelli di Padova e di Pieve di Soligo».

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L’arresto La polizia mentre porta via in manette, l’imam del «Bangladesh Cultural Center» di Padova, Hossain Shahadat
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