«Fondi regionali, sì alla gara Pmi, pronti altri 75 milioni»
Veneto Sviluppo, parla Spagna: «Maschio Gaspardo, operazione al varo»
La gara per gestire i 400 milioni tra fondi di rotazione e di garanzia sul credito della Regione? «Non abbiamo paura. Siamo pronti». Fabrizio Spagna, presidente di Veneto Sviluppo, ritorna il giorno dopo sul caso politico esploso l’altro ieri con la sua audizione in consiglio regionale sulla gara, l’anno prossimo, con cui Venezia dovrà individuare il gestore del cuore storico dell’attività della finanziaria regionale. Che dovrà trasferire il 7 luglio 2020 la gestione al vincitore. Passaggio inevitabile dopo le proroghe, non potendo la Regione affidare direttamente la gestione a Veneto Sviluppo, che non è società in house.
Il nodo è che alla possibile perdita si legano anche timori sui destini delle venti persone che l’hanno fin qui svolta. «Noi speriamo che la Regione accolga tra i criteri della gara la clausola di salvaguardia: chi assume la gestione deve prendere la
business unit che l’ha fin qui svolta - aggiunge Spagna -. Ma noi partecipiamo per vincere e siamo ottimisti, pur se preparati anche al peggio. I progetti alternativi ci sono». Oltretutto la clausola di salvaguardia non crea problemi a Veneto Sviluppo, ma è invece uno scalino, sul fronte costi, all’ingresso di concorrenti. «Ma noi riteniamo di esser pronti anche sull’efficienza: abbiamo avuto nel 2018 600 mila euro in meno di commissioni dalla Regione», aggiunge il direttore Gianmarco Russo.
Il punto vero, a guardar Veneto Sviluppo, è semmai la prospettiva operativa. Le attività alternative promesse dalla gestione appena confermata. Al suo ingresso Spagna aveva messo al centro il sostegno al capitale delle imprese. Ora Veneto Sviluppo ha acquisito in toto la Sgr Fvs, nata con la Friulia della vicina Regione Friuli, e il fondo sviluppo Pmi è avviato dal 2015; ma fin qui gli investimenti sono stati cinque e il fondo ha usato 25 dei 50 milioni a disposizione; con il periodo d’investimento che scade ad aprile 2020. «Vediamola in modo oggettivo - dice il presidente -. All’arrivo nel 2017 abbiamo rinunciato ad esser vigilati da Bankitalia, essendolo già la Sgr. Di cui abbiamo voluto il controllo per poterci lavorare: era in perdita, ora è in utile. Vero, niente operazioni il primo anno; ma poi abbiamo recuperato. Altre due sono già deliberate e la maggior parte va bene. Avremo presto le prime uscite con plusvalenze oltre le attese».
E poi Fvs sgr si prepara a raddoppiare il Fondo sviluppo Pmi, con la logica dell’ingresso in minoranza. Un secondo «contenitore» da 75 milioni, che sarà lanciato nel 2020, una volta esaurito il primo. Così come sul fronte del sostegno al capitale delle imprese entra nella fase finale la partita Maschio Gaspardo, la società padovana della meccanizzazione agricola, in cui Veneto Sviluppo, Friulia e Finest inietteranno in tutto 20 milioni, fondamentali per chiudere l’accordo di ristrutturazione del debito con le banche. Lunedì il cda della società padovana convocherà l’assemblea dei soci per l’aumento di capitale. La critica strisciante sull’operazione è: troppi soldi concentrati su un caso rischioso. «Chiaro, non parliamo di una Pmi: ha 1.200 dipendenti solo in Veneto. Ma qui in ballo c’è anche la difesa dell’indotto che vi ruota intorno», sostiene Spagna.
Che entra poi su un altro progetto di cui si parla da un anno ma ancora fermo: il fondo d’investimento con Pillarstone per il rilancio delle aziende con i crediti deteriorati, lascito del crac di Bpvi e Veneto Banca: «Confermiamo l’impegno come investitore-guida con 20 milioni. Ma la condizione posta per l’avvio del fondo e che i 100 milioni necessari da investire sul territorio dal territorio vengano. Per avere una remunerazione adeguata degli investimenti ma non da fondo speculativo, che ci trasformerebbe nel cavallo di Troia ai danni delle nostre imprese: altrimenti i soldi li avremmo già trovati. Purtroppo le istituzioni finanziarie del territorio si sono mostrate tiepide. Ma noi insistiamo».
Il punto vero semmai dell’attività operativa che ha finora sfondato riguarda il fondo minibond con le Bcc, che ha già creato 15 operazioni. E dove i 24 milioni investiti sono destinati a salire a 41. Offensiva fondamentale anche per la sostenibilità del bilancio della finanziaria, che dai minibond ha ottenuto, nel 2018, 300 mila euro di utile. Ma se gli investimenti saliranno lungo la via tracciata, e la metà vengono dalla finanziaria, quegli utili potrebbero salire già nel 2020, tra cedole e commissioni di gestione, a oltre 900 mila euro. Fondamentali per mantenere l’utile di bilancio (668 mila euro nel 2018 rispetto ai 937 mila del 2017), messi insieme con 600 mila euro di cessione di quote d’imprese, che hanno però prodotto anche svalutazioni per 1,7 milioni. E dove ormai non resta più molto da spremere, dopo le ultime uscite possibili, da affiancare agli 1,1 milioni di dividendi che vengono da Vtp, il terminal crocieristico di Venezia, vera gallina dalle uova d’oro, su cui grava però il punto interrogativo grandi navi.