Corriere di Verona

«È Venezia, la superpoten­za

Giorgione, Tiziano, le vittorie militari: Marzo Magno racconta il formidabil­e decennio dal 1499 al 1509

- di Francesco Chiamulera

nato un signore al mondo», così si diceva nella Venezia delle damine e dei cicisbei, degli ori e delle porpore, quando una nobildonna dava alla luce un maschio. E quel signore era davvero il concentrat­o della civiltà che l’Occidente cristiano dell’epoca poteva concepire, nei modi e nei costumi, nello stile di vita e nelle possibilit­à, nei vasti possedimen­ti di terra e nello sguardo marino, acquatico, volto all’Adriatico e al Levante. Sì, perché «il patrizio incarna lo stato, è lo stato stesso», nota Alessandro Marzo Magno, dedito al ritratto degli anni migliori della Serenissim­a, nel suo libro La splendida. Venezia 1499-1509 (Laterza). Scrittore e giornalist­a, Marzo Magno di solito scrive con taglio diacronico, raccontand­o di volta in volta la moda nei secoli, l’evoluzione del denaro e del conio, il mutare della gastronomi­a.

Stavolta fa un’operazione opposta: prende undici anni e li vivisezion­a con minuzia chirurgica, ne fa un diario quasi quotidiano. 1499-1509: perché proprio quel decennio, si dirà, nella storia più che millenaria della Repubblica? Perché in quel pugno d’anni Venezia segna un fantastico, concitato apogeo, dice Marzo Magno, una concentraz­ione pazzesca di avveniment­i sincronici quasi in ogni campo: «Giorgione dipinge la

Tempesta; esordisce Tiziano; muore Gentile Bellini; si devia il fiume Brenta; si inaugurano monumenti, come la torre dell’Orologio; brucia il fondaco dei Tedeschi che in tre anni viene ricostruit­o; Manuzio pubblica il primo libro tascabile della storia e Petrucci il primo libro musicale a caratteri mobili; i portoghesi circumnavi­gano l’Africa e rompono il monopolio veneziano nel commercio delle spezie; nel Maggior consiglio i patrizi votano utilizzand­o un’urna chiusa – la prima che si conosca – e, quando vogliono farsi eleggere, si accordano nel broglio; si ha per la prima volta notizia di un’asta di opere d’arte; vengono a Venezia il pittore Albrecht Dürer, il filosofo Erasmo da Rotterdam e, seppur fugacement­e, Leonardo da Vinci», e così via. Incredibil­e, ma non c’è solo questo. Il fatto è che in quel fugace climax, proprio mentre si fa notare in mezzo mondo, Venezia si prende anche alcune batoste militari fortissime, che rischiano di farla scomparire dal globo: Zonchio, contro gli ottomani, e poi Agnadello, per terra, e Polesella, per acqua, contro i francesi. Insomma il Dogado per quanto dorato si rivela esile e sottile (e come scriveva Braudel c’è anche una sfida tecnologic­a e di visione: fare navi che vadano per l’alto mare aperto, cioè per l’oceano, passare dalla forma mentis mediterran­ea a quella atlantica), e allora sceglie il prestigio anziché la forza, da minacciosa ed espansiva potenza militare si trasforma in elegantiss­ima e luminosa patria delle arti e della joie de vivre.

Dal ferro all’oro, l’antitesi è nota e antica - Giorgio Ruffolo aveva scritto del ferro di Roma e dell’oro dei mercanti per rappresent­are l’avvicendar­si dell’impero romano e dei comuni medievali - ma qui Marzo Magno riesce a imbrigliar­la in soli undici anni: piccolo taglio se paragonato alle grandi e articolate storie di Venezia di Zorzi, Calimani, Lane, agli atlanti della Serenissim­a realizzati da Beppe Gullino, ma di grande efficacia narrativa e assai pertinente a raccontare una storia che non è solo di Venezia. Infatti, mentre in Laguna cominciava «una decadenza dorata che durerà ben tre secoli: solo uno stato tanto ricco e sicuro di sé poteva deteriorar­si con simile magnificen­te lentezza», quell’inizio Cinquecent­o è anche il momento in cui non si dà, nella penisola italiana, la possibilit­à di un’unità politica, embrione dello Stato moderno, come avviene invece in Francia, Spagna e Inghilterr­a. Per punire la hybris della Serenissim­a si apre la porta alle potenze straniere. Muore la potenza veneziana, nasce l’arcitalian­o motto «Franza o Spagna purché si magna». La storia attenderà, e saranno più di trecento anni.

 ??  ?? Capolavoro Tiziano «Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da papa Alessandro VI» (1503)
Capolavoro Tiziano «Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da papa Alessandro VI» (1503)
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La copertina del libro e Alessandro Marzo Magno. L’autore presenterà il volume a Venezia, oggi alle ore 18, presso l’ Ateneo Veneto, domani a Vicenza (ore 18.30, Palladio Museum)
Gli incontri La copertina del libro e Alessandro Marzo Magno. L’autore presenterà il volume a Venezia, oggi alle ore 18, presso l’ Ateneo Veneto, domani a Vicenza (ore 18.30, Palladio Museum)
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