Sanità, i privati: «Il budget è finito»
I centri convenzionati: «La Regione ha tagliato i fondi, contingentiamo gli esami con ricetta»
L’avviso compare in accettazione e all’ingresso della «Synlab Data Medica» di Padova: «Si comunica che, per rispettare il budget assegnato dalla Regione ai laboratori privati convenzionati, siamo costretti a limitare il numero delle prestazioni eseguite in convenzione quotidianamente». La Regione concede ai privati un budget però negli ultimi otto anni decurtato di cento milioni di euro. «Non ce la facciamo a far quadrare i conti».
L’avviso al pubblico è comparso in accettazione ma anche all’ingresso del poliambulatorio «Synlab Data Medica» di Padova, sull’erogatore dei bigliettini di prenotazione. E dice: «Si comunica che, per rispettare il budget assegnato dalla Regione ai laboratori privati convenzionati, siamo costretti a limitare il numero delle prestazioni eseguite in convenzione quotidianamente. Di conseguenza, raggiunta la soglia massima quotidiana di budget disponibile, in quella specifica giornata non verranno più accettati esami in convenzione. La prestazione — e da qui il testo è sottolineato — potrà essere quindi programmata in convenzione per il primo giorno disponibile, oppure eseguita nello stesso giorno con una tariffa privata agevolata». «E infatti io l’esame del sangue l’ho pagato per intero, invece di versare solo il ticket — spiega una paziente —. Ormai il permesso dal lavoro l’avevo preso, non potevo chiederne un altro per rimandare il prelievo. Ma perché non vogliono la ricetta?».
Succede questo: i poliambulatori e le altre strutture sanitarie private accreditate con la Regione ricevono dalla stessa un budget per garantire le prestazioni specialistiche che il pubblico da solo non riesce a erogare. Se i soldi finiscono prima del previsto, gli esami che dovessero sforare il tetto di spesa non verrebbero pagati da Palazzo Balbi ai privati, costretti dunque a fare bene i calcoli e a contingentare ogni giorno un tot di accertamenti in convenzione. «Succede dappertutto, mica solo alla Data Medica — conferma Giampaolo Fagan, direttore di Anisap, l’associazione che riunisce i centri accreditati di Veneto e Trentino Alto Adige —. Se superi il budget stabilito e diviso in dodicesimi, rischi di perdere l’accreditamento. Il tetto di spesa va sempre rispettato e il servizio garantito. Il problema è che la cifra corrisposta dalla Regione ha subìto due tagli significativi e oggi dobbiamo fare i salti mortali per far quadrare i conti». Togliendo le cliniche e i singoli specialisti, nella nostra regione lavorano circa 230 centri accreditati, che devono dividersi 108,5 milioni di euro l’anno: 53 assegnati alla diagnostica per immagini; 23 alla medicina fisica e riabilitativa; 12,5 al laboratorio (esami del sangue); 15 alle visite specialistiche; 5 all’ossigenoterapia iperbarica. «Siamo passati da 160 milioni a 123 e poi a 108,5 — ricorda Fagan —. Sono saltati tanti posti di lavoro e il settore più penalizzato è il laboratorio».
La Regione conferma, dal 2011 e incluse cliniche e singoli specialisti convenzionati, un taglio complessivo di 100 milioni di euro ai privati, che oggi devono rispettare complessivamente un tetto di spesa di 580 milioni. La riduzione del budget più pesante, decisa appunto otto anni fa, si deve al disavanzo di 500 milioni accusato quell’anno dal bilancio generale della sanità veneta, costretta a diversi sacrifici per tornare in pareggio. Adesso Palazzo Balbi, che negli ultimi anni vanta un bilancio della sanità sempre in attivo, potrebbe anche incrementare il budget ai privati accreditati, in grado di eseguire circa 15 milioni di prestazioni specialistiche l’anno su un totale di 70 milioni, ma la legge statale lo impedisce. Inchioda infatti il finanziamento dedicato all’importo del 2011 meno un 2%. «Ecco perché quando un poliambulatorio esaurisce il tetto giornaliero deve rimandare il paziente ai giorni successivi, ancora da riempire — illustra il direttore di Anisap —. Oppure far pagare la prestazione integralmente». Va detto che con la piaga del doppio ticket — quello di base di 36,15 euro più i 10 euro sulla specialistica da imporre a ogni ricetta —, molti accertamenti convengono di più nel privato puro. «Resta comunque il problema, che abbiamo sollevato l’anno scorso con lettere inviate ai direttori generali delle Usl e in Regione — chiude Fagan —. Stiamo ancora aspettando una risposta».
I direttori generali replicano che in caso di esaurimento dei soldi a disposizione, per evitare l’allungamento delle liste d’attesa e su richiesta delle Usl, la Regione concede un extra-budget. «Ma non vale per il laboratorio — precisa il direttore dell’Anisap — e comunque viene richiesto per la singola struttura. E non concesso proprio sempre. In ogni caso i pazienti che hanno prenotato una visita o un esame da mesi, stiano tranquilli, non si sentiranno dire: torni la prossima settimana».
In crisi Le strutture accreditate sono alle prese con un problema di budget e con la grave carenza di camici bianchi