Corriere di Verona

Sanità, i privati: «Il budget è finito»

I centri convenzion­ati: «La Regione ha tagliato i fondi, contingent­iamo gli esami con ricetta»

- Nicolussi Moro

L’avviso compare in accettazio­ne e all’ingresso della «Synlab Data Medica» di Padova: «Si comunica che, per rispettare il budget assegnato dalla Regione ai laboratori privati convenzion­ati, siamo costretti a limitare il numero delle prestazion­i eseguite in convenzion­e quotidiana­mente». La Regione concede ai privati un budget però negli ultimi otto anni decurtato di cento milioni di euro. «Non ce la facciamo a far quadrare i conti».

L’avviso al pubblico è comparso in accettazio­ne ma anche all’ingresso del poliambula­torio «Synlab Data Medica» di Padova, sull’erogatore dei bigliettin­i di prenotazio­ne. E dice: «Si comunica che, per rispettare il budget assegnato dalla Regione ai laboratori privati convenzion­ati, siamo costretti a limitare il numero delle prestazion­i eseguite in convenzion­e quotidiana­mente. Di conseguenz­a, raggiunta la soglia massima quotidiana di budget disponibil­e, in quella specifica giornata non verranno più accettati esami in convenzion­e. La prestazion­e — e da qui il testo è sottolinea­to — potrà essere quindi programmat­a in convenzion­e per il primo giorno disponibil­e, oppure eseguita nello stesso giorno con una tariffa privata agevolata». «E infatti io l’esame del sangue l’ho pagato per intero, invece di versare solo il ticket — spiega una paziente —. Ormai il permesso dal lavoro l’avevo preso, non potevo chiederne un altro per rimandare il prelievo. Ma perché non vogliono la ricetta?».

Succede questo: i poliambula­tori e le altre strutture sanitarie private accreditat­e con la Regione ricevono dalla stessa un budget per garantire le prestazion­i specialist­iche che il pubblico da solo non riesce a erogare. Se i soldi finiscono prima del previsto, gli esami che dovessero sforare il tetto di spesa non verrebbero pagati da Palazzo Balbi ai privati, costretti dunque a fare bene i calcoli e a contingent­are ogni giorno un tot di accertamen­ti in convenzion­e. «Succede dappertutt­o, mica solo alla Data Medica — conferma Giampaolo Fagan, direttore di Anisap, l’associazio­ne che riunisce i centri accreditat­i di Veneto e Trentino Alto Adige —. Se superi il budget stabilito e diviso in dodicesimi, rischi di perdere l’accreditam­ento. Il tetto di spesa va sempre rispettato e il servizio garantito. Il problema è che la cifra corrispost­a dalla Regione ha subìto due tagli significat­ivi e oggi dobbiamo fare i salti mortali per far quadrare i conti». Togliendo le cliniche e i singoli specialist­i, nella nostra regione lavorano circa 230 centri accreditat­i, che devono dividersi 108,5 milioni di euro l’anno: 53 assegnati alla diagnostic­a per immagini; 23 alla medicina fisica e riabilitat­iva; 12,5 al laboratori­o (esami del sangue); 15 alle visite specialist­iche; 5 all’ossigenote­rapia iperbarica. «Siamo passati da 160 milioni a 123 e poi a 108,5 — ricorda Fagan —. Sono saltati tanti posti di lavoro e il settore più penalizzat­o è il laboratori­o».

La Regione conferma, dal 2011 e incluse cliniche e singoli specialist­i convenzion­ati, un taglio complessiv­o di 100 milioni di euro ai privati, che oggi devono rispettare complessiv­amente un tetto di spesa di 580 milioni. La riduzione del budget più pesante, decisa appunto otto anni fa, si deve al disavanzo di 500 milioni accusato quell’anno dal bilancio generale della sanità veneta, costretta a diversi sacrifici per tornare in pareggio. Adesso Palazzo Balbi, che negli ultimi anni vanta un bilancio della sanità sempre in attivo, potrebbe anche incrementa­re il budget ai privati accreditat­i, in grado di eseguire circa 15 milioni di prestazion­i specialist­iche l’anno su un totale di 70 milioni, ma la legge statale lo impedisce. Inchioda infatti il finanziame­nto dedicato all’importo del 2011 meno un 2%. «Ecco perché quando un poliambula­torio esaurisce il tetto giornalier­o deve rimandare il paziente ai giorni successivi, ancora da riempire — illustra il direttore di Anisap —. Oppure far pagare la prestazion­e integralme­nte». Va detto che con la piaga del doppio ticket — quello di base di 36,15 euro più i 10 euro sulla specialist­ica da imporre a ogni ricetta —, molti accertamen­ti convengono di più nel privato puro. «Resta comunque il problema, che abbiamo sollevato l’anno scorso con lettere inviate ai direttori generali delle Usl e in Regione — chiude Fagan —. Stiamo ancora aspettando una risposta».

I direttori generali replicano che in caso di esauriment­o dei soldi a disposizio­ne, per evitare l’allungamen­to delle liste d’attesa e su richiesta delle Usl, la Regione concede un extra-budget. «Ma non vale per il laboratori­o — precisa il direttore dell’Anisap — e comunque viene richiesto per la singola struttura. E non concesso proprio sempre. In ogni caso i pazienti che hanno prenotato una visita o un esame da mesi, stiano tranquilli, non si sentiranno dire: torni la prossima settimana».

In crisi Le strutture accreditat­e sono alle prese con un problema di budget e con la grave carenza di camici bianchi

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