Controlli di vicinato, legge impugnata Ma nei Comuni veneti è già realtà
Protestano i sindaci: «Funziona, andiamo avanti lo stesso». Giordani promette contatti col governo
Secondo i tecnici di Palazzo Chigi e del ministero degli Affari regionali, la legge veneta sul controllo di vicinato, approvata all’unanimità a Palazzo Ferro Fini, sconfina nella gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza, materie di esclusiva competenza dello Stato. Per questo, su loro suggerimento, il Consiglio dei ministri giovedì sera ha deciso di impugnarla alla Corte costituzionale. «Una decisione grave commenta il leghista Roberto Ciambetti che ne fu l’ispiratore - nata dal pregiudizio contro il Veneto e da ottusità burocratiche».
Ma mentre governo e Regione si preparano all’ennesimo braccio di ferro davanti alla Consulta, nei Comuni il controllo di vicinato è già realtà, anche grazie alla copertura garantita dalla norma regionale. E i sindaci, che la considerano un’esperienza positiva, protestano. Nel Trevigiano, ad esempio, sono già venti i Comuni che hanno attivato questa forma di «mutuo soccorso», in testa il capoluogo Treviso. Il servizio era partito con l’amministrazione di centrosinistra nel 2016 ed è tutt’ora in attività: «Riceviamo segnalazioni qualificate e di utilità – commenta il sindaco Mario Conte –, il servizio continua sul territorio e a breve la polizia locale e i coordinatori presenteranno un manifesto elaborato insieme per informare i cittadini contro le truffe ai danni degli anziani».
Anche a Vicenza, dove pure i controlli devono ancora partire, l’iter non si ferma. Parola del sindaco, Francesco Rucco: «La decisione del Governo è un errore. Credo che all’origine dell’impugnazione ci siano rilievi formali. In ogni caso noi andiamo avanti, ci sono molte città che già si sono dotate di questo sistema e la loro esperienza dimostra che il servizio funziona» Le zone «sperimentali» individuate sono due, entro la fine di ottobre i 4 coordinatori individuati – di cui 3 donne – completeranno la formazione con gli agenti della Questura e prima della fine dell’anno saranno attivati i canali «What’sApp». Verona, invece, preferisce rallentare: «Questo stop alla legge è sbagliato e decisamente negativo commenta Daniele Polato, assessore alla Sicurezza -. Ne avevamo discusso in commissione, con il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, anche per quel che riguarda le modalità tecniche. Adesso questa frenata da Roma ci obbliga a fermarci, ma è una scelta davvero negativa». A Venezia, come rivendica con orgoglio Enrico Gavagnin, delegato del sindaco alla Sicurezza partecipata, l’iniziativa è partita addirittura nel 2016: «Senza la legge abbiamo fatto da apripista, ma è chiaro che il riferimento normativo ha un valore simbolico. È stata fatta confusione tra sicurezza integrata e sicurezza partecipata: la Regione non ha preso possesso di competenze che non le spettano, l’obiettivo è sempre la salvaguardia del territorio».
A Padova dallo scorso aprile esiste soltanto una zona in cui è attivo il controllo di vicinato, nei rioni Borgomagno, Pescarotto, San Carlo e San Bellino. L’iniziativa, che a breve dovrebbe interessare pure altri quartieri, è seguita in prima persona da Luigi Tarzia, consigliere della Lista Giordani e presidente della Commissione Sicurezza. Ma il sindaco Sergio Giordani preferisce non rilasciare dichiarazioni. Dal suo staff fanno sapere che è in stretto contatto con chi, al governo, si sta occupando della questione.
Conte (Treviso) Dai cittadini arrivano segnalazioni utili e qualificate
Rucco (Vicenza) Noi non ci fermiamo, Roma sta commettendo un errore