«Estati calde, mare più alto e cemento: i rischi veneti»
Non c’è più tempo. Se non invertiamo la rotta, il pianeta collasserà nel 2050. È l’allarme lanciato dal meteorologo Luca Mercalli ieri pomeriggio a Palazzo della Ragione a Padova, in occasione del festival La Fiera delle Parole. «Vorrei che trionfasse la ragione – ha esordito –. Fossimo ignoranti potremmo pensare: pazienza, l’umanità è inciampata. Ma quale sarebbe il fallimento della ragione qualora avessimo capito tutto e non avessimo agito? Se non interveniamo subito la Terra come la conosciamo non esisterà più nel giro di trent’anni. Siamo vicini al punto di non ritorno, ora o mai più». La sala gremita si è irrigidita. Alcuni hanno annuito. I più giovani hanno sollevato la testa per vedere meglio i grafici che si susseguivano al proiettore. «L’impronta ecologica – ha continuato Mercalli – è una sorta di Pil della natura: la differenza tra ciò che prendiamo e i rifiuti che lasciamo. Fino al 1970 eravamo in equilibrio, ora stiamo utilizzando le risorse di un pianeta e mezzo ed è necessario rientrare».
Da qualche tempo l’attenzione sul cambiamento climatico è aumentata, complice l’influenza della giovane attivista Greta Thunberg sui suoi coetanei che in Veneto ha portato migliaia di ragazzi sulle strade a manifestare. Ma già dalla fine del 1.800 si era capito che l’anidride carbonica avrebbe causato un aumento delle temperature tale da diventare preoccupante. Lo ha detto il premio Nobel per la chimica Svante Arrhenius nel 1903, lo ha ribadito lo scienziato Charles David Keeling nel 1958 fino ad arrivare al rapporto Charney (dal nome del meteorologo che guidava l’équipe di ricerca) dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense. «Avrete notato che le nostre estati sono sempre più calde – ha ironizzato Mercalli –. Il 2019 ha visto l’estate più calda della storia mondiale. E di caldo si muore, sapete? Nel 2003, la seconda estate più calda, sono morte di caldo 70 mila persone solo in Europa. La scienza è come Cassandra per il cavallo di Troia: ci ha avvertito. E ora i ghiacciai si sciolgono, alcuni sono scomparsi».
Se i ghiacciai si sciolgono vuol dire che aumenta il livello del mare e su questo fronte la zona più fragile del nostro Paese è la foce del Po. «Rovigo e Venezia finiranno sotto acqua di un metro tra cento anni. Anche se rispettassimo alla lettera l’accordo di Parigi non riusciremmo a evitarlo del tutto – ha detto lo studioso –. Però ci sarebbe un aumento di mezzo metro invece di uno, è già qualcosa. Il guaio è che non tutti gli Stati sono d’accordo» Altro problema del Veneto è la cementificazione che va arginata. Le olimpiadi invernali di cui tanto si è parlato? «Non si dovrebbero fare – ha affermato tassativo Mercalli –. Come abbiamo visto a Torino sono uno spreco di denaro perché tutti gli impianti finiscono in rovina e creano moltissimo inquinamento». Allora cosa possiamo fare? Secondo il meteorologo, per citare solo alcuni esempi, dovremmo investire in energie rinnovabili e tecnologia, limitare i viaggi in aereo e il consumo di carne, controllare le nascite e imporre tasse come ecobonus e carbontax.