Il Premio Comisso a Cavezzali e Gabici
A Treviso la finale del concorso. I titoli dedicati a due irregolari del Novecento italiano
Gardini e Longanesi protagonisti dei libri vincitori
Targata Romagna la XXXVIII edizione del Premio letterario Giovanni Comisso della città di Treviso, celebrata ieri, che ha visto vincitori due ravennati: per la narrativa Matteo Cavezzali con Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini, (Minimum fax) e per la biografia Franco Gabici con Leo Longanesi. Una vita controcorrente (Il Ponte vecchio). È stata una votazione di suspense, molto combattuta fino all’ultimo voto, essendo gli altri competitori di narrativa autori di grande prestigio come Paolo Maurensig con Il gioco degli dei (Einaudi) e Filippo Tuena con Le Galanti (Il Saggiatore), mentre per la biografia critici della statura di Silvano Salvatore Nigro con La funesta docilità (Sellerio) e Riccardo Dottori con De Chirico. Immagini metafisiche (La nave di Teseo). Le opere erano state selezionate - tra 131 pervenute, delle quali 103 di narrativa e 28 biografie - dalla giuria tecnica presieduta da Giancarlo Marinelli composta da Sergio Perosa, Pierluigi Panza, Ermanno Cavazzoni, Rolando Damiani, Benedetta Centovalli e Stefano Salis. Una offerta di lettura impegnativa per la Grande Giuria di sessanta membri che ha, davvero per un soffio, ieri in seduta di votazione pubblica, preferito due libri agili, dedicati a figure contraddittorie, due romagnoli protagonisti ciascuno a suo modo di tempi cupi e complessi: Leo Longanesi e Raul Gardini. Quest’ultimo scomparso in circostanze mai veramente chiarite, uomo al centro di trame e intrighi finanziari, «pirata» visionario è al centro di una narrazione brillante, quasi un «giallo». Di Longanesi, ombre di fascismo sul suo capo, dannato da una memoria collettiva superficiale, uomo di destra sempre controcorrente, amico di Mussolini, critico lucido e mordace di un populismo insopportabilmente volgare, scrittore, giornalista e editore; di lui Gabici restituisce una selezione di citazioni davvero memorabili.
Di alcuni dei libri necessariamente esclusi si può sottolineare la densità artistica al calor bianco, e la mole impegnativa di almeno di due tra questi ha forse scoraggiato più di qualcuno. Ma il bilancio è certo positivo per questo anno speciale del Premio Comisso e della Associazione degli Amici di Comisso che promuove e organizza la competizione letteraria da quattro decenni: tra le novità di questo anno tanto attivo: il concorso under 35, voluto dal Rotary Club di Treviso, riservato a autori under35, vinto da Francesca Diotallevi con il libro Dai tuoi occhi solamente (Neri Pozza) e il gioco-concorso riservato alle recensioni brevi.
Per celebrare i cinquant’anni dalla morte dello scrittore molte le iniziative in corso: nel Salone dei Trecento, dove avviene tradizionalmente la cerimonia di premiazione è allestita fino a tutto oggi una mostra fotografica e documentaria su Comisso e Botter e l’avventura di Fiume, curata da Francesca Demattè; in settembre si è tenuta in tutto il Veneto la maratona di lettura promossa dalla Regione che ha avuto come focus l’opera di Giovanni Comisso; diverse repliche dello spettacolo Tutto il mondo in un metro quadro, testo tratto dal libro comissiano Le mie stagioni; in uscita un libro di Nicola De Ciglia sulle geografie comissiane. A Comisso, infine, sarà dedicata la nuova biblioteca di Segusino, che lo scrittore frequentava e chiamava affettuosamente «La mia Capri».
In tempi di feroce smarrimento, si domandava il presidente della Giuria Giancarlo Marinelli, le parole di un autore e la sua forza evocativa possono ancora diventare motore del mondo? La risposta dipende da quanta fede nella parola poetica riusciremo a trasmettere alle generazioni future: la forza della parola non è e non sarà pura letteratura ma una forma di resistenza alla corruzione della barbarie, questo vogliamo credere e per questo scriviamo.
Marinelli La forza della parola è una forma di resistenza alla barbarie