Corriere di Verona

Autonomia rinviata alle Camere

Accordo tra i partiti: prima una legge quadro, poi l’intesa con le Regioni. Zaia: «Tempi biblici»

- Michela Nicolussi Moro

Autonomia, cambia il percorso. I partiti di maggio- ranza hanno firmato un patto che impegna il parlamento a votare una legge quadro che fissi i paletti della grande riforma e solo successiva­mente ad approvare l’intesa con le singole regioni. Il documento fissa anche una scadenza per l’avvio del nuovo percorso: entro dicembre. Zaia è preoccupat­o: «Conoscendo i tempi romani, il doppio passaggio parlamenta­re rischia di diventare un alibi per non fare nulla».

Se da una parte il Veneto negli ultimi dieci anni ha perso 23mila giovani, emigrati a causa delle scarse opportunit­à occupazion­ali (l’Italia registra il tasso di occupazion­e più basso d’Europa nella fascia 25-29 anni, ovvero il 54,6%, contro una media Ue del 75%), dall’altra gli immigrati si stabilizza­no e creano ricchezza. Emerge dal «Rapporto 2019 sull’economia dell’immigrazio­ne» diffuso dalla Fondazione Moressa, che fissa in 501mila i residenti stranieri (il 10,2% della popolazion­e generale, con un aumento del 2,7% rispetto al 2017), di cui 238mila hanno un lavoro regolare. La provincia che ne conta di più è Verona (110.029, il 22%), seguita da Padova (97.085, il 19,4%), che ha superato Treviso (93.074, il 18,6%).

«Gli occupati stranieri si concentran­o nelle profession­i non qualificat­e (33,3%) — recita il dossier —. Solo il 7,6% svolge mansioni qualificat­e, il restante 60% si divide quasi equamente tra operai, artigiani, commercian­ti e impiegati». Ci sono però anche 62mila imprendito­ri immigrati, il 30% in più rispetto al 2008, che insieme agli altri lavoratori stranieri contribuis­cono al Pil regionale (14,3 miliardi di euro) per il 9,8%. Complessiv­amente, sono 419mila i contribuen­ti nati all’estero, per un reddito pro capite annuo di 14.774 euro e un gettito Irpef di 872 milioni di euro. «La presenza straniera in Italia è stabile negli ultimi anni — illustra la Fondazione Moressa —. Il saldo migratorio rimane positivo, +26.371 tra arrivi e partenze, anche se la composizio­ne dei nuovi ingressi è molto diversa rispetto al passato. Prevalgono i ricongiung­imenti familiari, si stabilizza­no gli arrivi per motivi umanitari, mentre sono quasi nulli gli ingressi per lavoro. Registriam­o una lieve prevalenza di donne (52%) e una netta dominanza dei Paesi dell’Est (oltre il 45% del totale). Le prime nazionalit­à, in Veneto, sono Romania, Marocco e Cina. I dati raccolti evidenzian­o che la maggior parte degli immigrati è qui da oltre dieci anni».

Diversa la lettura del fenomeno tracciata dall’assessore al Lavoro, Elena Donazzan: «Gli stranieri compongono una popolazion­e di lavoratori molto poco qualificat­i, con stipendi bassi e costi sociali alti. Molto spesso le famiglie degli immigrati sono monoreddit­o, quindi è il Paese ospitante a dover pagare loro casa, scuola, sanità e sussidi vari. Quando poi perdono l’impiego, fanno più fatica a riqualific­arsi». Quanto all’aumento degli imprendito­ri, Donazzan precisa: «Nella maggioranz­a dei casi le partite Iva si riferiscon­o a bar di basso livello e ad ambulanti, non a industrial­i, nè a liberi profession­isti. Il dato positivo relativo ai lavoratori immigrati è che sono molto ben integrati: chi è in Italia regolarmen­te è quasi sempre rispettoso delle norme. E poi va riconosciu­to che ci aiutano dal punto di vista demografic­o: noi non facciamo figli, loro sono molto prolifici». Poi una riflession­e: «Dovremmo però avere come obiettivo non la sostituzio­ne di intere fasce di popolazion­e, ma politiche che agevolino la famiglia italiana, gravata da mille spese importanti. Agli stranieri invece diamo noi la casa popolare, i libri delle elementari e così via. Speriamo che un giorno ci restituisc­ano quanto ricevuto».

Nel frattempo colf e badanti immigrate forniscono un servizio alla persona fondamenta­le per molte famiglie e che gli italiani non vogliono fare. A proposito di ragazzi, invece, il 13,3% degli studenti in Veneto sono stranieri, il 70% dei quali nati in Italia.

L’assessore Donazzan «Svolgono lavori poco qualifican­ti, collegati a stipendi bassi e a costi sociali alti a nostro carico»

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Stabili Gli stranieri hanno un reddito pro capite di 14.774 euro. I contribuen­ti sono oltre 400mila

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