A giudizio per l’agguato hard all’assistente del figlio disabile
La vittima: mi sono precipitata in ospedale. Ma l’accusato nega e finisce a processo
Un autentico agguato a sfondo sessuale ai danni dell’operatrice che si occupa- va del figlio disabile. Per questo motivo si è visto rinviare a giudizio al termine dell’udienza preliminare andata in scena di fronte al gup Livia Magri. Lui si dice innocente e respinge ogni addebito.
Una trappola hard, un’aggressione a luci rosse. Avrebbe steso sul letto di forza la vittima, una giovane operatrice socio assistenziale, le avrebbe sfilato la biancheria intima e l’avrebbe obbligata a subire «toccatine», palpeggiamenti - ma anche forme di «avvicinamento» ben più pesanti - contro la sua volontà. Le avrebbe teso un autentico agguato a sfondo sessuale e per questo motivo, ieri mattina, si è visto rinviare a giudizio al termine dell’udienza preliminare andata in scena di fronte al gup Livia Magri. E mentre lui, l’imputato, si dice innocente e respinge ogni addebito, a puntargli il dito contro invece è una giovane (è nata nel ‘91) operatrice socio assistenziale di origini sudamericane residente nel Veronese. Era quest’ultima che, stando alla ricostruzione delineata dall’accusa, andava a occuparsi delle cure e delle necessità quotidiane del figlio disabile dell’ex compagna dell’imputato. Di quel ragazzo, all’epoca, si occupava ogni giorno anche l’imputato, che lo trattava e accudiva quasi come fosse suo figlio. Oltre a lui, a seguirlo provvedevano anche alcune operatrici socio sanitarie che prestavano cure domiciliari recandosi presso l’abitazione del giovane. Ed è stata proprio una di loro che, a fine febbraio 2018, ha sporto denuncia contro l’imputato che è veronese e ha 54 anni accusandolo di una presunta aggressione sessuale ai suoi danni. Quel giorno, era il 26 febbraio dell’anno scorso, la vittima degli atti sessuali non avrebbe neppure avuto il tempo di varcare la soglia. Era appena arrivata nella casa dove si trovavano in quel momento solo il giovane disabile e l’imputato quando quest’ultimo, secondo l’accusa, le si sarebbe letteralmente avventato addosso. L’avrebbe costretta a stendersi sul letto, le avrebbe sfilato prima i pantaloni e poi anche la biancheria intima per allungare le mani là dove non avrebbe mai dovuto eppure avvicinarsi. Una volta libera da quella presa obbligata, l’operatrice se l’era data a gambe il più in fretta possibile precipitandosi subito al pronto soccorso. Lì sarebbe stata visitata e refertata dai medici, a cui avrebbe raccontato l’accaduto e le violenze appena subite. Dopodiché, la vittima(che finora, comunque, non risulta essersi costituita parte civile per chiedere il risarcimento dei danni) si è immediatamente recata a sporgere denuncia contro il presunto «molestatore». Tutte contestazioni, quelle per cui la Procura ieri ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio,di cui il 54enne - su cui grava inoltre una recidiva specifica reiterata - risponderà a breve in aula, assistito dal difensore Andrea Nuvoloni, al banco degli imputati di fronte al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Laura Donati. Prima udienza, in calendario a fine novembre.