Corriere di Verona

La prima uscita del cardinale «missionari­o»

Nominato domenica dal Papa, ora tornerà in Angola

- di Davide Orsato

«In Italia ci stiamo un po’ dimentican­do della Fede, occorre ricomincia­re a evangelizz­are». Monsignor Eugenio Dal Corso, «creato» cardinale da papa Francesco, ha fatto una tappa veronese.

«Mi pare che in Italia ci stiamo un po’ dimentican­do della Fede, occorre ricomincia­re a evangelizz­are». Monsignor Eugenio Dal Corso, prima di rientrare in Angola, dopo essere stato, sabato, «creato» cardinale da papa Francesco, ha fatto una velocissim­a tappa nella sua Verona. Coincidenz­a ha voluto che ieri ricorresse la festa della Congregazi­one dei Poveri Servi della Divina Provvidenz­a, a vent’anni dalla canonizzaz­ione del fondatore, don Giovanni Calabria. Festa non solo per i religiosi, ma anche per i tanti medici che lavorano in quella che è la «creazione» più nota del sacerdote veronese: l’ospedale Sacro Cuore di Negrar. Ed è stato proprio il neo cardinale (ottantenne, non voterà in conclave) a celebrare la messa nella cappella della struttura che ospita la geriatria. Con un’omelia breve, ma che ha contenuto un monito: «Occorre tornare all’annuncio del Vangelo, all’annuncio del nome di Gesù, conseguenz­a del nostro essere cristiani». Aggiungend­o, davanti a un’assemblea di pazienti e di profession­isti della sanità «Dio non ci ha creato tanto per vivere fino a 120 anni, ma per l’eternità. Mi pare che da noi questa cosa stia venendo dimenticat­a».

Un riferiment­o allo stato di salute della Chiesa cattolica in Italia, tra calo delle vocazioni (cosa che riguarda anche il Veneto, come documentat­o nei giorni scorsi da questa testata) e non solo? A domanda diretta, il neocardina­le non si sottrae: «Da tempo mi considero un missionari­o – risponde – certo, Verona è la mia diocesi di origine, ma di come vanno le cose qui in Italia vengo perlopiù informato da una serie di voci. Voci che parlano

di un affievolim­ento della pratica religiosa e che questo si riflette anche sulle sottoscriz­ioni all’otto per mille». Il motivo? «Il nostro cristianes­imo è un cristianes­imo di tradizione, più che di convinzio

ne. Per questo ritengo che sia necessario ricomincia­re a evangelizz­are, fare un’opera missionari­a anche qui da noi». Dopo una prima missione in Argentina, monsignor Dal Corso è stato per 33 anni in Angola, dove è stato nominato vescovo di Benguela. Dal 2018, opera nel centro pastorale di Caiundo, zona poverissim­a a confine della Namibia. «Mi sono meraviglia­to quando ho saputo che il Santo Padre mi voleva cardinale – commenta - ma penso che sia giunta voce della mia scelta di continuare a stare tra i più poveri: è l’idea della “Chiesa in uscita cara al pontefice”».

Al Sacro Cuore è stata inaugurato il nuovo reparto di riabilitaz­ione ortopedica, con 25 nuovi posti letto, che verrà diretto dal dottor Roberto Filippini. Un modo per seguire meglio, anche dopo l’intervento, i moltissimi pazienti (oltre 300 ogni anno) che vengono operati per protesi all’anca e al ginocchi: quello di Negrar è uno dei principali ospedali in Italia in questo tipo di operazioni.

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Benedizion­e Monsignor Dal Corso ieri al Sacro Cuore di Negrar (foto Sartori)

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