Il mecenate Atkin e il nuovo teatro sognato a Venezia
Paul Atkin, mecenate inglese, ha le idee molto chiare su cosa fare per Venezia. Ciò che vuole è la ricostruzione, storicamente consapevole, del Teatro di San Cassiano, fondato nel 1580, ricostruito nel 1637 e demolito in seguito a un editto napoleonico. Un teatro la cui storia coincide con l’origine del melodramma, il primo teatro pubblico al mondo, dove si entrava pagando un biglietto e non solo in virtù dell’appartenenza a una ristretta cerchia di privilegiati. Il sogno di Paul Atkin, musicologo ed ex imprenditore inglese che ha venduto nel 2014 la sua attività per dedicarsi solo al suo progetto, vale circa 100 milioni di sterline. Il suo modello economico? «Quello del ‘600 – spiega - famiglie nobili acquistavano un palchetto ciascuna, impegnandosi a pagarne le spese annuali». E dopo due anni di ricerche, con in mano il progetto firmato da Jon Greenfield, architetto dello Shakespeare Globe di Londra, dopo aver presentato a Venezia lo scorso giugno il «suo» teatro, Atkin ha lanciato dal palcoscenico internazionale di Londra l’Accademia dei Fondatori per cercare idealisti come lui. A chi si farà avanti, offre di «scrivere il proprio nome nella storia dell’opera». «Non cerco investitori che vogliano un
guadagno in termini di capitale – aggiunge -, ma che amino l’opera barocca e la cultura, con qualche ritorno economico possibile. Il San Cassiano sarebbe l’unico al mondo barocco, con le macchine sceniche funzionanti e la misura intima che lo caratterizzava, con le sue relative e speciali sonorità, nella città che ne fu culla». Ann Hallenberg, mezzosoprano svedese considerata numero uno al mondo, prima ambasciatrice a Londra e nel mondo per la rinascita del San Cassiano, ha offerto la sua voce sulle note di Giacomelli suonate al clavicembalo da Andrea Marcon, direttore artistico del futuro teatro. Tra il pubblico, Ian Bostridge, acclamato tenore inglese, estasiato ed entusiasta, ma anche Neil Constable, direttore generale e promotore del successo di pubblico dello Shakespeare Globe.
«Abbiamo tutti un dovere verso Venezia per proiettarla nel futuro ritrovando il suo passato», ha detto Atkin, idealista che ragiona con la mente da affarista. Serrato il dialogo con il Comune di Venezia per identificare una possibile area dove far rivivere il San Cassiano, forse non esattamente dov’era, ma di certo com’era. Rendendo ancora più unica Venezia. www.teatrosancassiano.it.