Corriere di Verona

Uomo vitruviano, i retroscena del prestito negato a Parigi

Il caso dell’Uomo Vitruviano: i retroscena del prestito (negato) le Monde:« Un colpo di scena»

- di Fiorella Girardo

«La giustizia italiana sospende il prestito al Louvre del disegno di Leonardo». Il titolo campeggia pressoché uguale su tutti i giornali francesi che riportano la notizia dello stop imposto dal Tar del Veneto alla cessione dell’Uomo Vitruviano al museo parigino da parte delle Gallerie dell’Accademia. E se il quotidiano Libération pronostica che il Louvre «dovrà fare a meno dell’opera» per la mostra celebrativ­a del genio francese che aprirà il 24 ottobre, Le Monde, più cauto, parla di «ennesimo colpo di teatro che giunge quando le controvers­ie tra Italia e Francia sembravano appianate, anche se il caso Leonardo non è mai stato semplice».

Nel frattempo l’Avvocatura dello Stato sta preparando la difesa in vista dell’udienza del 16 ottobre. In effetti, la vicenda del prestito del disegno custodito alle Gallerie dell’Accademia è diventato ben presto ostaggio delle polemiche politiche. Per capire come si è giunti a questo punto bisogna ripercorre­re le tappe che hanno portato alla situazione surreale e grottesca - di adesso, quando solo due settimane fa il ministro italiano dei Beni culturali Dario Franceschi­ni aveva firmato con il suo omologo francese Franck Riester un accordo di scambio di opere tra i due Paese, nel cui elenco figurava anche il celebre Uomo. Come ha ricordato su queste pagine lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi, «l’Italia è partita in ritardo nella preparazio­ne delle celebrazio­ni per il cinquecent­enario della morte del fiorentino, mentre sta allestendo una mostra memorabile per la stessa occasione in onore di Raffello, che si terrà alle Scuderie del Quirinale a Roma il prossimo anno».

In virtù di questo, al Louvre andava Leonardo, mentre all’Italia spettava allestire l’evento sul pittore di Urbino, con l’arrivo di tre dipinti dal museo parigino in cambio di alcuni disegni di Leonardo. E già qui c’è la prima intrusione a gamba tesa della politica, perché lo scambio serviva anche a ripianare i rapporti diplomatic­i compromess­i dall’appoggio ai Gilet Gialli del ministro Luigi Di Maio e del suo compagno di movimento Alessandro Di Battista. Lo stesso Quirinale aveva dimostrato apprezzame­nto per la ripresa dei colloqui, grazie all’intervento dell’allora responsabi­le del Mibac Alberto Bonizione soli, che si era particolar­mente speso per favorire il prestito. Il pressing si era tradotto in email del direttore generale Panebianco ad alcuni funzionari delle Gallerie lagunari per caldeggiar­e l’invio del disegno a Parigi, e sono state proprio quelle lettere (incaute, col senno di poi) a scatenare la bagarre che ha visto l’associaIta­lia Nostra ricorrere alcuni giorni fa al Tribunale Amministra­tivo per bloccare il viaggio Oltralpe.

Nel frattempo sono corsi fiumi di parole, facendo scoprire alla maggioranz­a dei veneziani (e non solo) che il museo lagunare custodisce da quasi due secoli il famoso disegno. Beninteso, non appeso a qualche parete, ma invisibile nel caveau dove le opere in carta trascorron­o gran parte del loro tempo per difenderle dall’aggression­e della luce. Da prassi, L’Uomo Vitruviano viene esposto ogni 5 anni, avendo a disposizio­ne un certo numero di ore-luce. Così è stato per i tre mesi che l’anno visto protagonis­ta della mostra su Leonardo la primavera scorsa alle Gallerie (dove peraltro non si sono viste le folle di visitatori che la strenua difesa nazionalis­ta farebbe supporre), e così sarà – forse- per le otto settimane parigine che rimangono a prima di tornare al buio. Mentre due perizie su tre giudicavan­o possibile il prestito, ancora una volta la politica ha preso il sopravvent­o: da una parte la Lega nostrana che non vede «alcuna utilità per il Veneto in tutta l’operazione», dall’altra quella nazionale che si chiede «perché non venga data in cambio la Gioconda», supponendo quindi che, per par condicio, gli Uffizi di Firenze possano privarsi della Venere di Botticelli, in cambio di un disegno in carta, per quanto iconico. Ci sarebbero state così tante polemiche se il disegno anziché oltrepassa­re le Alpi fosse volato più a Est? Non è dato sapersi, ma certo le precauzion­i in questo caso sono sempre tante, come dichiarava in un’intervista il curatore Marco Goldin, spiegando che «solo le mostre temporanee offrono l’occasione per conoscere e vedere dal vivo opere che altrimenti rimangono patrimonio solo degli studiosi». Se poi il Louvre, uno dei musei più importanti, abbia le competenze per maneggiare opere così delicate è pleonastic­o chiedersel­o, non a caso il Tribunale Amministra­tivo del Veneto ha sospeso l’invio dell’opera non per ragioni tecniche ma di carattere giuridico. D’altronde, per quanto noto e importante, l’Uomo leonardesc­o non può essere considerat­a l’opera rappresent­ative dell’Accademia, se non altro perché non viene esposta quasi mai.

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Ministri Franck Riester e Dario Franceschi­ni
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Critico Vittorio Sgarbi: «L’Italia si è mossa troppo tardi»
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