Dalmonte contro Ramagli, un derby per la serie A
Domenica la sfida tra i due allenatori più longevi sulla panchina della Tezenis nelle ultime stagioni
Mister fedeltà. Il qui e ora è declinato Luca Dalmonte, il passato appartiene ad Alessandro Ramagli. Nove anni di Scaligera riammessa nel salotto dei «pro», otto allenatori e due linee rette fra i tanti arabeschi della panchina. Masticati dalle ansie di rivoluzione della proprietà o evaporati per demerito loro: Walter De Raffaele, Franco Marcelletti, Luigi Garelli, Alberto Martelossi, Marco Crespi, Fabrizio Frates.
Dentro quel bowling, due bocce ferme: Dalmonte e Ramagli, 107 e 101 panchine gialloblù. La griglia delle ambizioni li fotografa duellanti sicuri domenica, nel secondo turno di A2, ma probabilmente anche più avanti in quei playoff che, per Verona e Udine, saranno i cento metri verso la promozione. E il karma ci mette del suo: avversario fra tre giorni in Friuli, è Ramagli l’ultimo tecnico cui la Scaligera aveva consegnato un kit da serie A.
Romagnolo Dalmonte, livornese Ramagli. Classi vicine: 56 anni il primo, 55 il secondo. Uno analitico, l’altro (dna toscano) più sanguigno. Un basket che racconta quei temperamenti e, per comunanza, s’accende spesso col fiammifero di una buona difesa. Il trait d’union è il parquet del Forum. Parquet di Dalmonte dal 24 novembre 2016, giorno di un incarico assunto sulla scia delle esperienze con Pianigiani, Messina e prim’ancora Lombardi, Sales, Bianchini, Scariolo, Skansi. Lo stesso parquet su cui Ramagli ha lasciato l’orma fra 2012 e 2015, camminandoci da allievo dei Benvenuti, Banchi, Crespi. La vera parentela sta nell’investitura più gravosa: Dalmonte deve riportare Verona lassù e cioè superare le colonne d’Ercole che avevano respinto (anche) la Tezenis di Ramagli, già al piano di sopra con Biella, Teramo, Virtus Bologna e Pistoia.
L’orologio, allora, va tarato su cinque anni fa. Era il 2014 e a Ramagli, artefice di un sesto e terzo posto, la Scaligera consegnava Umeh, Ndoja, De Nicolao, Monroe. Cronaca di un abbaglio: ai lampi della regular season (capolista, 44 punti, tuttora record di famiglia) e della Coppa Italia di A2 seguì il buio pesto, harakiri con Agrigento al primo turno, colpo al cuore e all’eccesso di confidenza dell’ambiente.
Fine di un ciclo e da lì il calo di zuccheri con Crespi e Frates. Sino a Dalmonte, che i tre anni pieni li annusa ma grazie al paniere dei playoff sorpassa già Ramagli per partite, 64 vinte e 43 perse contro il 63/38 del timoniere di Udine. Già, Udine. Che oggi chiede sapienza ad Antonutti e Beverly, canestri pesanti agli ex «veronesi» Amato e Cortese ed entusiasmo al nuovo Usa Cromer. Per gli addetti, la principale concorrente di Verona. Una Verona dalle spalle più larghe, i navigatori Rosselli, Hasbrouck, Tomassini, Poletti e Prandin a orientare i Severini, Udom, Candussi. Dal piatto di domenica esce profumo d’antipasto. A tavola, i due mister fedeltà nella Scaligera targata Pedrollo.