Corriere di Verona

La famiglia Panato in canoa tra record e medaglie

Un 2019 stellare per la veronese Panato: «Non mi fermo, ora punto allo slalom»

- Matteo Sorio

Gli anni sono diciassett­e, le medaglie quasi il doppio: trentuno. Ti sorpasso, papà. «Eh, ma ai miei tempi tra un mondiale e l’altro passavano due anni, non potevi fare due specialità e non c’era la categoria Under 23…». Famiglia Panato, la figlia Cecilia mette la freccia su papà Vladi, lo dice il medagliere internazio­nale di Federcanoa aggiornato al 2019 stellare di «Ceci», fresca di due ori europei e due argenti mondiali.

Lui, Vladi, hombre vertical della pagaia veronese, volto storico e guida del Canoa Club Pescantina, 24 medaglie a partire dal ’93 (il primo trionfo iridato) fino alle discese odierne tra i Senior: quattordic­i ori, sei argenti, quattro bronzi. Lei, Cecilia, sin qui una promessa mantenuta, 31 volte sul podio: sedici ori, dodici argenti, tre bronzi. «È il mio anno migliore, sono cresciuta sia fisicament­e, anche col lavoro in palestra, sia mentalment­e, nel senso che ho fatto esperienza e nell’approccio mi sento più sicura», sussurra Cecilia, tenuta coi piedi per terra da papà Vladi perché, sì, lei per paniere di gioie l’ha superato ma lui, ai suoi tempi, mica poteva gareggiare così spesso. «Cecilia cresce di anno in anno, sì», conferma Vladi, ch’è direttore tecnico della Nazionale e padre inorgoglit­o dagli acuti di Cecilia e dell’altra figlia d’arte, Alice, vent’anni a breve, che va benone anche lei.

Domanda: Tokyo 2020? Nella gioia c’è una virgola fuori posto: Cecilia s’è affermata nella specialità di casa, la discesa, che però non è contemplat­a tra le discipline olimpiche, ai Giochi semmai si può portare quello slalom che per Cecilia, però, incarna una frequentaz­ione ancora troppo fresca. «Sono due mondi completame­nte diversi. Lo slalom vive soprattutt­o di tecnica e di anticipo perché guardi una porta in funzione di quella successiva. Nella discesa, una volta imparata la tecnica, il difficile sta nel fiume. Lo slalom lo preparo da quest’anno e arrivare a Tokyo è impossibil­e. Farò tre allenament­i a settimana al Bottagisio, in città. Più un altro allenament­o sulla discesa a Pescantina».

L’obiettivo sono i Giochi del 2024 a Parigi, in Francia, quando gli anni saranno ventidue. Intanto, c’è questo 2019 irradiato di sorrisi: i due argenti ai Mondiali di fine settembre a La Seu d’Urgell in Catalogna, due ori europei a maggio in Slovenia, quattro ori, due argenti, un bronzo ai Mondiali Junior e Under 23 di luglio in Bosnia-Erzegovina. Una rumba di discese, in solitaria e in squadra, dentro un calendario che Cecilia smezza con lo studio al Liceo sportivo di Castellett­o di Brenzone. Tra un libro e l’altro, l’agenda guarda ai prossimi Mondiali in «wildwater» di Nantahala, a fine aprile, nella Carolina del Nord, Stati Uniti, prima volta di Cecilia in terra yankee.

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Tra le onde Senza paura Cecilia Panato, 17 anni, quest’anno è salità già 31 volte sul podio: sedici ori, dodici argenti, tre bronzi superando quelle del padre Vladi fermo a quota 24. In basso l’abbraccio di padre e figlia avvolti nel tricolore al termine dell’ultima gara della stagione, sognando la qualificaz­ione olimpica

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