Verona chiede di ospitare un Cie
«Extracomunitari, così espulsioni più rapide». Da sinistra attaccano: sceriffi dilettanti
La giunta comunale è pronta ad ospitare un Cie, ossia un Centro d’identificazione ed espulsione per gli extracomunitari che abbiano infranto la legge: sarebbe il primo in Veneto. Lo ha detto l’assessore comunale alla Sicurezza, Daniele Polato. Un’idea bocciata dal Pd. L’onorevole D’Arienzo: «Verona non ha le caratteristiche per ospitare la struttura».
La giunta comunale è pronta ad ospitare nella nostra città un Cie, ossia un Centro d’Identificazione ed Espulsione per gli extracomunitari che abbiano infranto la legge: sarebbe il primo in Veneto. Lo ha detto l’assessore comunale alla Sicurezza, Daniele Polato, presentando assieme al comandante della Polizia Municipale, Luigi Altamura, il consueto «rapporto» sulle operazioni compiute negli ultimi giorni in città, a tutela dell’ordine pubblico.
Proprio in quest’ambito, venerdì era stato fermato un 24enne ecuadoregno che continuava a vivere tra via San Nazaro e via XX Settembre anche se il permesso di soggiorno gli era stato revocato a causa dei numerosi precedenti penali a suo carico. «Proprio perché i Centri sono pochi (7 in tutta Italia) – ha raccontato Polato - l’uomo è stato portato nella notte stessa al Cie di Bari da due agenti della municipale su di un’auto munita di cella, tornata in città nella giornata di sabato». Di qui la disponibilità di Palazzo Barbieri a creare un Cie nella nostra città («Sia chiaro che sarebbe una prigione» ha detto Polato) sulle cui dimensioni si deciderà se arriverà una risposta positiva.«L’identificazione e l’espulsione immediata – ha detto l’assessore - sono l’unico
modo per allontanare delinquenti che, diversamente, continuerebbero ad alimentare un circuito di criminalità che rischierebbe di rimanere impunito, ma i sette centri presenti in Italia (a Torino, Roma, Bari, Brindisi, Potenza, Caltanissetta e Trapani, ndr) non sono sufficienti per una risposta adeguata al problema». Dal fronte politico opposto, però, è subito polemica. Il parlamentare veronese del Pd, Vincenzo D’Arienzo, è durissimo: «Non se ne può più – dice D’Arienzo - di coloro
che urlano baggianate come questa, e basterebbe leggere bene il decreto Minniti per comprendere che Verona non ha tutte le caratteristiche per ospitare una struttura simile. Questi “sceriffi de noantri” – prosegue D’Arienzo - potrebbero smetterla di creare allarme, ed è stucchevole l’insistenza su qualcosa già scartata in passato, ai tempi di Tosi. Già allora, per l’unico Cie previsto in Veneto, venne ipotizzata una sede in provincia di Treviso, molto più funzionale per la presenza di tutti gli elementi richiesti. Anziché sbraitare inutilmente, - conclude l’esponente dem - chiedano a Zaia di costruirlo laddove si era impegnato ad ospitarlo, così nessuno sarà obbligato ad andare a Bari». Tornando invece alle operazioni di ordine pubblico compiute nei giorni scorsi, da segnalare che nella centralissima via Mazzini le pattuglie in borghese hanno segnalato alla Procura della Repubblica una 24enne rumena che fingeva di essere sordomuta, mostrando un falso modulo di raccolta fondi. La ragazza, dopo essere stata scoperta, aveva risposto tranquillamente a tutte le domande, dimostrando così di non accusare il minimo…problema di udito.
Altamura ha lanciato un «appello ai cittadini a non fidarsi di soggetti che chiedono beneficenza senza esserne autorizzati: la truffa scoperta in via Mazzini – ha aggiunto che interessa anche altre città turistiche, con un sistema messo in piedi da cittadini rumeni che riesce a guadagnare anche duecento euro al giorno per ogni accattone. Le associazioni di volontariato – ha ricordato aAltamura - sono sempre riconoscibili e le raccolte fondi avvengono con apposti banchetti».