Ai domiciliari il presidente del Villafranca calcio
Si ritrovò rinchiuso in cella dopo essere rimasto implicato in un presunto giro di fatture false che si sarebbe protratto per anni (secondo l’accusa, dal 2013 al 2018). Due settimane e mezzo fa, tra le decine di persone indagate e arrestate su richiesta della Procura di Brescia che è titolare del caso, dietro le sbarre si era ritrovato anche il noto imprenditore veronese Mirko Cordioli. Conosciuto per essere presidente del Villafranca Calcio (società che - va precisato - risulta totalmente estranea ai fatti contestati nell’ambito dell’inchiesta), ieri è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame di Brescia a cui si erano rivolti gli avvocati Nicola e Alessandro Avanzi: sulla scorta del ricorso presentato dai due difensori di Cordioli, a quest’ultimo sono stati concessi i domiciliari. Per conoscere le motivazioni della decisione assunta nelle scorse ore dai giudici della Libertà, bisognerà attenderne il deposito tra 45 giorni: tra le argomentazioni addotte dalla difesa davanti al Riesame, la tesi secondo cui «Cordioli non risulta essere stato né promotore né organizzatore della presunta compagine illecita». All’imprenditore le accuse vengono mosse dai pm bresciani in qualità di titolare della Frassine, ditta di compravendita di materiali ferrosi: azienda da cui, hanno sottolineato i legali di Cordioli, ha nel frattempo dato le dimissioni, facendo quindi venire meno il rischio di reiterazione o inquinamento delle prove. Per gli inquirenti, avrebbe acquistato merce in nero, ma gli acquisti sarebbero stati coperti da fatture emesse da società di comodo che poi «sparivano». Per lui si era ventilata una cifra di circa 600mila euro: somma che, stando alla stessa accusa, ammonterebbe nella realtà dei fatti a 172mila euro. Gli sono stati sequestrati (e rischiano la confisca) circa 200mila euro: anche questo ha influito per fargli ottenere la scarcerazione.