Corriere di Verona

L’industria che cambia e i tecnici che non si trovano «Li assumeremo in Cina»

- Davide Orsato

Dalla logistica alla manifattur­a, due «spine dorsali» dell’industria veronese, fino alle profession­i del mondo dello spettacolo e della cultura. L’impatto della tecnologia, per la precisione della quarta rivoluzion­e industrial­e, rischia di sconvolger­e (per alcuni, addirittur­a, minaccia), quasi tutte le profession­i. Dagli articoli di giornali redatti da un algoritmo (già sperimenta­ti da alcune testate, soprattutt­o negli Stati Uniti) alla guida autonoma, che potrebbe mandare in «pensione» i camionisti (ma allo stesso tempo azzerare il traffico). Qual è l’incognita? «La creatività, quel plus che solo un essere umano può dare». L’aveva predetto Federico Faggin, intervenut­o all’università lunedì: «La coscienza non è replicabil­e». Lo ha ribadito, ieri, da un punto di vista più pragmatico, Bruno Giordano, fondatore dell’omonimo gruppo e responsabi­le di innovazion­e e start up per Confindust­ria Verona. «Le aziende, mai come ora, cercano capacità, e cercano tecnici. E la difficoltà a trovarli è un problema. Un numero: solo l’1% della popolazion­e, in Italia è formato a livello universita­rio nelle discipline di area Stem (acronimo inglese che indica i corsi di laurea scientific­i, ndr). In Cina si sta raggiungen­do il 45%. Noi stiamo pensando di aprire una divisione lì proprio per assumere tecnici».

Il contesto è quello di Univerò: il pubblico, giovani universita­ri che sta decidendo il proprio futuro. Quello che prospetta il settore della produzione energetica è particolar­mente allettante: un mercato in costante crescita, che deve rispondere alle sfide del futuro, tra cui quella della sostenibil­ità ambientale. «Uno degli obiettivi — afferma Giordano — è quello di ridurre l’energia per il riscaldame­nto, abbiamo allo studio una miscela di metano e idrogeno proprio per pesare meno sull’ecosistema». A dialogare con lui, in un incontro moderato dal giornalist­a Maurizio Battista, Daniele Finocchiar­o, presidente di Agsm. «Le aziende municipali e quanti operano nel settore ambientale — ha ricordato — dovranno trovare soluzioni per il ciclo dei rifiuti, avendo come obiettivo un’economia circolare. Purtroppo in questo momento il Veneto è ancora troppo dipendente dalle discariche: questa tendenza va invertita». Tra le molte «tavole rotonde» della prima giornata, un focus dedicato alle relazioni commercial­i (e le relative opportunit­à) tra Italia e Germania e alla «città che cambia» dal punto di vista urbanistic­o (il Comune, con l’assessore Ilaria Segala ha portato come esempio il recupero dell’Arsenale). Ma c’è anche il patrimonio artistico e culturale: ne hanno parlato Giorgio Benati, docente al conservato­rio di Brescia, Marco Vinco, del Polo nazionale artistico per l’Opera, Andrea Chiodi del Teatro di Varese, Chiara Chiappa di Studio Metis e Filippo Tommasoli, che dopo essersi formato come fotografo, ha fondato il Tommasoli Visual Factory, studio di «visual storytelli­ng». Il messaggio: «La carriera in ambito culturale è una delle tante possibili, bisogna solo affrontarl­a con determinaz­ione». E, soprattutt­o, «la multidisci­plinarietà è benvenuta». «Il Nordest — ha ricordato Benati — conta 930mila eventi culturali unici, il Veneto è la quinta regione per iniziative in Italia».

Finocchiar­o Le azione comunali devono trovare soluzioni per il ciclo dei rifiuti

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