L’industria che cambia e i tecnici che non si trovano «Li assumeremo in Cina»
Dalla logistica alla manifattura, due «spine dorsali» dell’industria veronese, fino alle professioni del mondo dello spettacolo e della cultura. L’impatto della tecnologia, per la precisione della quarta rivoluzione industriale, rischia di sconvolgere (per alcuni, addirittura, minaccia), quasi tutte le professioni. Dagli articoli di giornali redatti da un algoritmo (già sperimentati da alcune testate, soprattutto negli Stati Uniti) alla guida autonoma, che potrebbe mandare in «pensione» i camionisti (ma allo stesso tempo azzerare il traffico). Qual è l’incognita? «La creatività, quel plus che solo un essere umano può dare». L’aveva predetto Federico Faggin, intervenuto all’università lunedì: «La coscienza non è replicabile». Lo ha ribadito, ieri, da un punto di vista più pragmatico, Bruno Giordano, fondatore dell’omonimo gruppo e responsabile di innovazione e start up per Confindustria Verona. «Le aziende, mai come ora, cercano capacità, e cercano tecnici. E la difficoltà a trovarli è un problema. Un numero: solo l’1% della popolazione, in Italia è formato a livello universitario nelle discipline di area Stem (acronimo inglese che indica i corsi di laurea scientifici, ndr). In Cina si sta raggiungendo il 45%. Noi stiamo pensando di aprire una divisione lì proprio per assumere tecnici».
Il contesto è quello di Univerò: il pubblico, giovani universitari che sta decidendo il proprio futuro. Quello che prospetta il settore della produzione energetica è particolarmente allettante: un mercato in costante crescita, che deve rispondere alle sfide del futuro, tra cui quella della sostenibilità ambientale. «Uno degli obiettivi — afferma Giordano — è quello di ridurre l’energia per il riscaldamento, abbiamo allo studio una miscela di metano e idrogeno proprio per pesare meno sull’ecosistema». A dialogare con lui, in un incontro moderato dal giornalista Maurizio Battista, Daniele Finocchiaro, presidente di Agsm. «Le aziende municipali e quanti operano nel settore ambientale — ha ricordato — dovranno trovare soluzioni per il ciclo dei rifiuti, avendo come obiettivo un’economia circolare. Purtroppo in questo momento il Veneto è ancora troppo dipendente dalle discariche: questa tendenza va invertita». Tra le molte «tavole rotonde» della prima giornata, un focus dedicato alle relazioni commerciali (e le relative opportunità) tra Italia e Germania e alla «città che cambia» dal punto di vista urbanistico (il Comune, con l’assessore Ilaria Segala ha portato come esempio il recupero dell’Arsenale). Ma c’è anche il patrimonio artistico e culturale: ne hanno parlato Giorgio Benati, docente al conservatorio di Brescia, Marco Vinco, del Polo nazionale artistico per l’Opera, Andrea Chiodi del Teatro di Varese, Chiara Chiappa di Studio Metis e Filippo Tommasoli, che dopo essersi formato come fotografo, ha fondato il Tommasoli Visual Factory, studio di «visual storytelling». Il messaggio: «La carriera in ambito culturale è una delle tante possibili, bisogna solo affrontarla con determinazione». E, soprattutto, «la multidisciplinarietà è benvenuta». «Il Nordest — ha ricordato Benati — conta 930mila eventi culturali unici, il Veneto è la quinta regione per iniziative in Italia».
Finocchiaro Le azione comunali devono trovare soluzioni per il ciclo dei rifiuti