Sconto alla banda che uccise l’oste a suon di botte
Marano, il 72enne Castellani fu trovato legato e agonizzante
La notte del 27 settembre 2016, il 72enne Luciano Castellani fu trovato privo di forze, agonizzante e stremato sul suo letto, alla trattoria Agnella di cui era titolare a Marano. Ieri pomeriggio in Appello sono stati accordati sconti di pena (da 14 anni a 11 e 4 mesi) in favore di tre dei quattro imputati, tutti cittadini romeni. Confermati invece i 18 anni di cella al capogang.
All’arrivo dei soccorritori, la notte del 27 settembre 2016, il 72enne Luciano Castellani venne trovato ormai privo di forze, agonizzante e stremato sul suo letto, all’interno della trattoria Agnella di cui era titolare a Marano di Valpolicella. Aveva perso troppo sangue, era stato legato e massacrato di botte e di lì a qualche ora il ristoratore non sarebbe sopravvissuto al pestaggio. Il suo - stabilì al termine delle indagini il pm Elisabetta Labate - fu «un delitto, crudele, efferato, perpetrato senza scrupoli», un omicidio «volontario finalizzato a commettere un altro reato, quello di rapina». Un’uccisione su cui ieri pomeriggio, in virtù dei ricorsi con cui le difese (avvocati Massimo Dal Ben e Federico Lugoboni) avevano impugnato i verdetti pronunciati in primo grado a Verona, si è pronunciata la Corte d’Assise d’appello di Venezia.Dai magistrati di secondo grado, che motiveranno questa sentenza entro 90 giorni, è stato accordato uno sconto di pena a beneficio di tre dei quattro imputati, tutti romeni: cifre alla mano, i magistrati lagunari hanno ridotto ciascuna delle tre condanne a 11 anni e 4 mesi, contro i 14 anni decretati con il rito abbreviato all’ex Mastino. Una «sforbiciata» dovuta al riconoscimento delle circostanze attenuanti. Nessun beneficio e condanna a 18 anni di reclusione confermata in toto nell’aula bunker di Mestre, invece, per il capobanda Florian Diaconu, ritenuto da carabinieri e Procura scaligeri l’esecutore materiale del pestaggio mortale. I legali hanno già annunciato l’intenzione di ricorrere in Cassazione. In primo grado altri due imputati, tra cui una donna, erano stati condannati a un anno e due mesi e non avevano impugnato la sentenza. Quella famigerata notte finita nel sangue, stando alle accuse, quegli spietati rapinatori venuti dall’Est cercavano «gli ori e il denaro» dall’anziano - e soprattutto indifeso - oste dell’Agnella. Volevano «fare la bella vita in Italia», «comprarsi una bella macchina». Secondo gli inquirenti, agivano «senza scrupoli» e, pur di derubare il ristoratore, lo percossero «in più parti del corpo». Alla fine, picchiarono Castellani «a morte, come i fagioli». Tanto che a fine settembre del 2018, a Verona, risultarono condanne per un complessivo ammontare pari a 62 anni e 4 mesi quelle inflitte in abbreviato dal giudice Giuliana Franciosi ai sei imputati romeni finiti alla sbarra dopo aver vanamente tentato di sottrarsi per mesi al carcere dandosi alla macchia in mezza Europa. Ieri in Venezia il totale delle condanne comminate ai 4 imputati che hanno presentato ricorso si è ridotto a 52 anni: oltre ai 18 anni di cella confermati per Diaconu, detto Giovanni, a dover scontare 11 anni e 4 mesi a testa saranno altri tre suoi complici considerati esecutori diretti della rapina mortale insieme al capobanda. Si tratta di Ion Nicolae, arrestato in Spagna a novembre 2017 dopo mesi di ricerche (Nicolae rischiava così come Diaconu la carcerazione a vita), Constantin Negrescu, che avrebbe agito da «palo », e Marian Florin Suteanu, considerato l’autista. Chiesti a Verona dal pm 12 anni per Eugen Negrescu che invece, in primo grado, è stato condannato a una pena di gran lunga inferiore: un anno, due mesi e 12 giorni di carcere. Da parte sua, nessun ricorso in appello e lo stesso vale per l’unica donna implicata, la connazionale Daniela Bulitete: nel 2018, per lei, anziché i 4 anni sollecitati dalla Procura, il gup ha stabilito una pena pari a un anno, due mesi e 12 giorni per concorso .Entrambi, sono già tornati liberi dopo il primo grado.