Strangolata, muore dopo 9 giorni
Adria, il marito ora è accusato di omicidio. La sorella della vittima: «Non è pazzo, è un criminale»
La lite, le mani sul collo di lei, l’ambulanza. E dopo nove giorni di coma in ospedale la procura ha dovuto riavvolgere il nastro perché la brutale aggressione si è trasformata nell’ennesimo femminicidio, avvenuto stavolta in Polesine.
Non ce l’ha fatta Giulia Lazzari, la 23enne di Adria. La giovane è morta nelle prime ore di ieri pomeriggio all’ospedale «Santa Maria della misericordia» di Rovigo, dov’era ricoverata in Terapia intensiva ed in coma farmacologico. L’aggressione del marito, il 28 enne Roberto Lo Coco, disoccupato e con problemi di dipendenza dall’eroina, le aveva provocato un arresto cardiaco ed un edema sia ai polmoni che al cervello. Oltre ai familiari, Giulia Lazzari, che lavorava come cameriera in una pizzeria, lascia una figlia di 4 anni avuta dal marito che è in carcere da sabato scorso per tentato omicidio. Accusa che ora è già stata modificata dal pm Sabrina Duò in omicidio aggravato perché commesso contro il coniuge. Si tratta di un reato per cui si rischia l’ergastolo.
Il pm si appresta anche a disporre l’autopsia. Per quanto riguarda la figlia, che non era presente al momento dell’aggressione, attualmente è coi nonni paterni. A decidere sul suo futuro sarà il Tribunale dei minori di Venezia.Sull’accaduto Deborah Lazzari, la sorella minore della vittima, vincendo lo strazio per la morte chiede ad alta voce «giustizia per Giulia. Non accettiamo che chi l’ha uccisa possa cavarsela venendo giudicato pazzo, perché non lo è. Adesso deve marcire in carcere».
Attonito per il tragico esito della vicenda il sindaco di Adria Omar Barbierato. Il primo cittadino ha già dichiarato il lutto cittadino per il giorno del funerale, che deve ancora essere fissato: «Tutti speravamo che potesse farcela, ed è semplicemente inaccettabile che una cosa del genere possa succedere. A nome della città esprimiamo condoglianze alla famiglia di Giulia. Il nostro impegno come amministratori – continua Barbierato deve essere quello di investire sulla cultura perché gli uomini capiscano la barbarie di questi comportamenti e sui centri antiviolenza per difendere tutte le donne che purtroppo ancora hanno bisogno».
Lo scorso 8 ottobre, di pomeriggio, Lo Coco sostiene di aver abbracciato la moglie nella loro casa popolare che si trova nel quartiere «Case rosse» di Adria. Poi le ha detto la frase «se non ti avrò io non ti avrà nessun altro» e quindi ha tentato di strangolare la giovane sulle scale di casa. Dopo l’aggressione Lo Coco ha mandato un messaggino a un vicino di casa chiedendo scusa e pregandolo di prendersi cura della moglie «quando starà meglio».
Poi l’uomo avrebbe tentato di impiccarsi alla ringhiera delle scale.
Il matrimonio era ormai agli sgoccioli. La giovane donna da tempo aveva confidato ad amici e conoscenti di non essere più in grado di sopportare un rapporto del genere. Il primo ad accorgersi dell’aggressione è stato un fratello di Lo Coco, che era in casa ma che al momento del fatto stava dormendo. L’uomo ha chiamato i soccorsi che hanno portato la donna in ospedale. A sporgere denuncia, la mattina dopo, è stata la madre di Lo Coco.
I carabinieri della Compagnia di Adria hanno ricostruito la dinamica dei fatti dopo aver sentito i familiari del 28enne e la zia della vittima. Sempre mercoledì scorso hanno rintracciato Lo Coco a Corbola che è stato poi accompagnato in Psichiatria ad Adria per il tentato suicidio. L’arresto del 28enne è arrivato sabato pomeriggio su ordine del giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini.