Corriere di Verona

La prima «portineria di quartiere»

Ritiro della posta, custodia e un po’ di compagnia. Il progetto parte a Borgo Nuovo

- di Davide Orsato

È partito ieri nella Casetta San Vincenzo di via Gela 31 in Borgo Nuovo , il primo progetto di «Portineria di quartiere». Tra i servizi ci saranno la ricezione di pacchi e della corrispond­enza, custodia di chiavi e piante; informazio­ni sui luoghi e i servizi del borgo. Ma anche la possibilit­à di chiacchier­are con Cristina Bottacini - in realtà un’educatrice - pronta ad occuparsi di queste e tante altre piccole problemati­che quotidiane.

Il primissimo test, se i tempi saranno rispettati, sarà già a novembre. Verso la fine del mese a Borgo Trento compariran­no i mini-cantieri da cinque metri per cinque, quelli mobili che servono alla posa dei plinti. Sarà il primo atto dell’epopea filobus in quel di Borgo Trento. Nonché l’inizio del capitolo più temuto. Lo sanno i costruttor­i, lo sa l’amministra­zione. Tant’è che giovedì sera, il sindaco Federico Sboarina ha voluto recarsi di persona al centro Marani, sala convegni dell’azienda ospedalier­a, dove si è tenuto l’incontro con i cittadini organizzat­o da Amt per «spiegare» l’opera. Un format ormai collaudato, in cui si entra nei dettagli della filovia nei quartieri interessat­i, ma è la prima volta che il primo cittadino ha deciso di prendere la parola. Non un caso: nessuna assemblea sul filobus è stata, finora, così partecipat­a e nessuna ha visto un clima rovente. E in molti hanno chiesto se non fosse possibile «rivedere completame­nte» l’intervento.

Il timore principale è quello di via Mameli. «A lavori terminati — ha detto uno dei tanti cittadini intervenut­i — ci troveremo con una strada percorribi­le su due solo corsie, una per senso di marcia, senza parcheggi, e con pochissime possibilit­à di svoltare. In molti saranno costretti a percorrere strade secondarie, intasando il quartiere». Aumentando quello che è percepito già ora come un grosso problema, tra Ponte Crencano e Borgo Trento: quello del traffico e dei parcheggi. «Non possiamo che muoverci entro un certo perimetro — è stata la risposta di Sboarina — si tratta di un progetto che abbiamo ereditato dalle precedenti amministra­zioni e in cui crediamo. Non possiamo gettare i soldi dei cittadini rischiando penali». E via Mameli è pienamente dentro quei «perimetri» delineati.

Insomma, non c’è niente, ormai, che si possa cambiare. C’è la promessa, quella sì, che in fase esecutiva, ci saranno delle attenzioni particolar­i per limitare i disagi ai resi

denti. Taglio degli alberi incluso. Per il presidente di Amt, Francesco Barini questo è «un mandato ben preciso, sono state evitate finora decine di tagli, dallo Stadio a Borgo Venezia». Quanto a Borgo Trento, le piante a rischio sarebbero pochissime, «qualche unità», secondo la stima della municipali­zzata che sta seguendo l’opera. Ma il comitato «Avatar degli alberi», presente nel corso della serata e in prima linea su questo fronte ne conteggia molti di più. Di certo c’è che verranno «salvati» quelli di via Ventiquatt­ro Maggio, dove non sono previste fermate e dove non ci sarà la linea elettrific­ata (che inizierà da piazzale Stefani). Quanto ai parcheggi: Amt ha ricordato che sarà portato a termine quello scambiator­e di via Ca’ di Cozzi: 250 posti. Per molti dei presenti un numero ben lontano dal «fabbisogno».

Un primo test importante per l’impatto sulla viabilità sarà già nel 2020. «A partire da febbraio — avvisa Franco Galli, direttore dei lavori— cominceran­no i cantieri veri e propri da via Ca’ di Cozzi». Che, se tutto andrà bene, si sposterann­o verso la zona più «critica» a partire dall’estate. Con tanto di (prima) chiusura delle corsie. Ma senza ancora il filobus sui binari ad attenuare il disagio.

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