La prima «portineria di quartiere»
Ritiro della posta, custodia e un po’ di compagnia. Il progetto parte a Borgo Nuovo
È partito ieri nella Casetta San Vincenzo di via Gela 31 in Borgo Nuovo , il primo progetto di «Portineria di quartiere». Tra i servizi ci saranno la ricezione di pacchi e della corrispondenza, custodia di chiavi e piante; informazioni sui luoghi e i servizi del borgo. Ma anche la possibilità di chiacchierare con Cristina Bottacini - in realtà un’educatrice - pronta ad occuparsi di queste e tante altre piccole problematiche quotidiane.
Il primissimo test, se i tempi saranno rispettati, sarà già a novembre. Verso la fine del mese a Borgo Trento compariranno i mini-cantieri da cinque metri per cinque, quelli mobili che servono alla posa dei plinti. Sarà il primo atto dell’epopea filobus in quel di Borgo Trento. Nonché l’inizio del capitolo più temuto. Lo sanno i costruttori, lo sa l’amministrazione. Tant’è che giovedì sera, il sindaco Federico Sboarina ha voluto recarsi di persona al centro Marani, sala convegni dell’azienda ospedaliera, dove si è tenuto l’incontro con i cittadini organizzato da Amt per «spiegare» l’opera. Un format ormai collaudato, in cui si entra nei dettagli della filovia nei quartieri interessati, ma è la prima volta che il primo cittadino ha deciso di prendere la parola. Non un caso: nessuna assemblea sul filobus è stata, finora, così partecipata e nessuna ha visto un clima rovente. E in molti hanno chiesto se non fosse possibile «rivedere completamente» l’intervento.
Il timore principale è quello di via Mameli. «A lavori terminati — ha detto uno dei tanti cittadini intervenuti — ci troveremo con una strada percorribile su due solo corsie, una per senso di marcia, senza parcheggi, e con pochissime possibilità di svoltare. In molti saranno costretti a percorrere strade secondarie, intasando il quartiere». Aumentando quello che è percepito già ora come un grosso problema, tra Ponte Crencano e Borgo Trento: quello del traffico e dei parcheggi. «Non possiamo che muoverci entro un certo perimetro — è stata la risposta di Sboarina — si tratta di un progetto che abbiamo ereditato dalle precedenti amministrazioni e in cui crediamo. Non possiamo gettare i soldi dei cittadini rischiando penali». E via Mameli è pienamente dentro quei «perimetri» delineati.
Insomma, non c’è niente, ormai, che si possa cambiare. C’è la promessa, quella sì, che in fase esecutiva, ci saranno delle attenzioni particolari per limitare i disagi ai resi
denti. Taglio degli alberi incluso. Per il presidente di Amt, Francesco Barini questo è «un mandato ben preciso, sono state evitate finora decine di tagli, dallo Stadio a Borgo Venezia». Quanto a Borgo Trento, le piante a rischio sarebbero pochissime, «qualche unità», secondo la stima della municipalizzata che sta seguendo l’opera. Ma il comitato «Avatar degli alberi», presente nel corso della serata e in prima linea su questo fronte ne conteggia molti di più. Di certo c’è che verranno «salvati» quelli di via Ventiquattro Maggio, dove non sono previste fermate e dove non ci sarà la linea elettrificata (che inizierà da piazzale Stefani). Quanto ai parcheggi: Amt ha ricordato che sarà portato a termine quello scambiatore di via Ca’ di Cozzi: 250 posti. Per molti dei presenti un numero ben lontano dal «fabbisogno».
Un primo test importante per l’impatto sulla viabilità sarà già nel 2020. «A partire da febbraio — avvisa Franco Galli, direttore dei lavori— cominceranno i cantieri veri e propri da via Ca’ di Cozzi». Che, se tutto andrà bene, si sposteranno verso la zona più «critica» a partire dall’estate. Con tanto di (prima) chiusura delle corsie. Ma senza ancora il filobus sui binari ad attenuare il disagio.