Bedoni ai soci: «Cattolica non è di una persona sola»
Lettera sul caso Minali. «Il cda ha esercitato il diritto-dovere di vigilanza»
«Il valore di Cattolica Assicurazioni non può mai essere rappresentato da una persona sola». È il passaggio chiave della lettera ai soci che il presidente della compagnia assicurativa, Paolo Bedoni, ha inviato lunedì ai soci, sul caso del ritiro delle deleghe all’amministratore delegato, Alberto Minali. Caso che continua a tener banco, dopo la richiesta di chiarimenti che Consob, l’Authority di controllo sulla Borsa, ha rivolto a Cattolica per lettera lunedì scorso, chiedendo alla società di fornire chiarimenti dettagliati in due giorni. Insieme alla registrazione audio della riunione del cda del 31 ottobre, quella della sfiducia a Minali, e alla lettera inviata dai 13 consiglieri che chiedevano interventi tempestivi sul manager e che aveva innescato il voto sul ritiro delle deleghe. Ma tra le richieste ci sarebbe anche quella di fornire l’elenco delle parti correlate, con possibili verifiche su situazioni di conflitto d’interesse.
Risposte dettagliate già fornite alla Consob, aveva però fatto sapere Cattolica l’altro ieri, insieme alla disponibilità da parte dei vertici di fornire ulteriori chiarimenti. Senza che sia questo il motivo dell’anticipo del cda a lunedì, aveva ancora fatto filtrare la compagnia. Ma è comunque ovvio attendersi che un’informativa sulla risposta in consiglio arriverà e che il cda ne discuta. Così come lo è attendersi che Minali stavolta si farà sentire in cda, dopo aver definito subito «profondamente sbagliata» la decisione sul ritiro delle deleghe.
In attesa di lunedì, nel frattempo Bedoni ha scritto ai soci. La lettera non aggiunge molto sul fronte delle spiegazioni della rottura con Minali.
Dopo l’esordio sui conti trimestrali approvati il 7 novembre, «che mostrano - scrive Bedoni - la solidità della strategia della compagnia» e aver definito «manager di lunga esperienza nazionale ed internazionale» il direttore generale Carlo Ferraresi, a cui sono state affidate le deleghe, il presidente arriva al dunque.
Senza veder contraddizioni con i dati di bilancio esposti nei paragrafi precedenti, il presidente conferma la linea già espressa, i una «decisione necessaria». Non solo. Di una decisione in cui il cda «ha ritenuto di esercitare in pieno il
suo diritto-dovere di vigilanza sull’amministratore delegato». E questo, scrive Bedoni, «nel primario interesse dei soci e dell’impresa e nel rispetto delle disposizioni di legge e vigilanza». Insomma, nel clamoroso ritiro delle deleghe il cda si sarebbe mosso rispettando le regole.
E le cause della rottura? Bedoni ripropone in sostanza la linea già espressa: la progressiva «divergenza di visione tra il consiglio di amministrazione e lo stesso amministratore delegato per quanto riguarda l’organizzazione societaria, gli scenari strategici e i rapporti con i soci e col mercato». Risultato: secondo Bedoni, «ne è conseguita, purtroppo, una non fluida, non distesa e non positiva posizione dell’amministratore delegato verso il consiglio di amministrazione e una non sufficiente sintonia e organicità nelle rispettive competenze».
È la linea della rottura del rapporto di fiducia con Minali sempre più uomo solo al comando in rotta di collisione con i consiglieri, più amministratore unico che amministratore delegato. Linea che si vede concentrata anche nel passaggio-chiave della lettera inviata lunedì ai soci della cooperativa. Lettura però respinta fin dall’inizio da Minali. Al pari delle accuse di star lavorando per la trasformazione in spa e il cambio di cda, mettendo fuori gioco Bedoni e i consiglieri a lui più vicini, mettendosi in scia all’iniziativa dei soci Luigi Frascino e Giuseppe Lovati Cottini di convocare un’assemblea straordinaria per approvare cambiamenti allo Statuto.
Fin qui la lettera di Bedoni, che ribadisce anche «la centralità della rete agenziale e l’attenzione al territorio», così come «l’impegno inalterato» sul piano industriale, «assieme alla volontà di difendere la nostra identità e il modello di impresa cooperativo». Ma è chiaro che il caso Cattolica resta aperto. Non solo per le mosse delle Authority di controllo e perché Minali non pare intenzionato a mollare. Ma anche perché indiscrezioni dicono che il tentativo Frascino-Lovati Cottini va avanti. E potrebbe approdare presto al deposito della richiesta di convocare l’assemblea straordinaria.