Rudy aveva chiesto aiuto 5 giorni fa «Aiutatemi ad accudire papà»
L’assassino si era rivolto alla Fevoss. Da tempo non aveva un lavoro
Aveva chiesto aiuto. In modo goffo e insicuro, come se non avesse le idee chiare su come i volontari potevano venirgli incontro. Lunedì, Rodolfo Paugger si era recato nella sede della Fevoss, in piazza Santa Toscana. A poche centinaia di metri da dove, ieri mattina, ha ucciso il proprio padre, per poi tentare il suicidio. Poche parole: «Cerco qualcuno che sappia cambiare il catetere a una persona anziana, mio papà, che è appena stato dimesso dall’ospedale». A riferirlo la vicepresidente dell’associazione, Sandra Zangiacomo, che ha assistito alla scena avvenuta pochi giorni fa. «Un volto familiare in zona – spiega – ma era la prima volta che veniva da noi. Gli abbiamo detto che avremmo fatto il possibile, ma non ha saputo spiegare bene che cosa gli servisse». Si tratta, forse, solo di un dettaglio nel fosco affresco del delitto avvenuto in via San Nazaro, che evidenzia la difficile situazione che la famiglia Paugger
La vicepresidente «Gli abbiamo detto che avremmo fatto il possibile, ma non si era spiegato bene»
stava passando da tempo. La madre di Rodolfo (e moglie di Walter), Anna Maria Zardini, volto storico delle vecchie poste di via XX Settembre, scomparsa pochi mesi fa, anche lei dopo una lunga malattia. I più vicini alla famiglia parlano anche di una depressione che l’attanagliava da tempo. Stessa sorte era toccata prima al nonno materno. E ora, il padre, paziente oncologico, appena operato, sempre più debilitato. In molti vedevano il 49enne aggirarsi nella zona di Porta Vescovo, ma pochi conoscevano la sua routine quotidiana. Rudy (è noto con questo diminutivo) era stato fattorino per un importante corriere espresso, ma poi aveva lasciato l’impiego. Da tempo era disoccupato: tuttavia, spesso, la mattina – raccontano i vicini – dopo essersi cambiato diceva al padre: «Vado a lavorare». E usciva di casa. Un po’ diverso dal padre, venditore ambulante di origini sudtirolesi, trapiantato a Verona per amore. Walter, all’anagrafe Gualtiero, finché era in salute era noto per essere un tipo gioviale, un po’ stravagante.«Era una bravissima persona, sempre molto gentile - lo ricorda Paolo Pavan, ex direttore della Confesercenti di Bolzano -.Era di Appiano, ed aveva un banco al mercato. Erano i tempi in cui ci si conosceva tutti, mentre oggi le cose sono un po’ cambiate». Lo definisce invece «il mio miglior cliente» Maurizio Fioratto, titolare della tabacchiera sotto casa sua. «Ogni giorno lo vedevamo per il caffè – dice Giovanni Pistoso, del bar Nani – da una quindicina di giorni era sparito, si diceva non riuscisse più a stare in piedi. Lunedì, al ritorno dall’ospedale, era in carrozzina». Una famiglia che – a detta di tutti quelli che la conoscevano – stava bene,
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Il tabaccaio: «Walter era il mio migliore cliente». Il barista: «Era sparito da 15 giorni»
almeno economicamente. Walter non nascondeva di aver messo da parte qualcosa: «Era orgoglioso delle vacanze che faceva, ci ha detto di essere stato alle Maldive quattordici volte». Forse esagerava. Ma quando parlava della moglie, a cui era legatissimo, senza dubbio prevaleva la sincerità. «Se potessi tornare indietro nel tempo, ti sposerei di nuovo», le ripeteva spesso.