Corriere di Verona

«Fermate il Mose» Venezia ritrova l’esercito contrario Oggi corteo in città

Ieri sala gremita e maxischerm­o all’aperto

- Camilla Gargioni

Il mondo ambientali­sta di nuovo in piazza contro il Mose. Le dighe sono al 93% (o anche il 95%) dei lavori, ma in città oggi tornano a manifestar­e i No-Mose. Esponenti del comitato No Grandi Navi, giovani di FridaysFor­Future e tanti altri movimenti ambientali­sti all’indomani delle maree eccezional­i si uniscono in marcia con ritrovo in campo Santa Margherita alle 14 per arrivare in Campo Santo Stefano, denunciand­o la necessità di fermare il Mose e di reinvestir­e in altri interventi le risorse per terminarlo. Ieri alla prima assemblea cittadina dopo l’Acqua Granda sono arrivati centinaia e centinaia di cittadini (tanto che è stato installato uno schermo anche all’esterno) in sala San Leonardo. «Il degrado della laguna è sinonimo di Mose, è un’opera inutile e dannosa che va fermata immediatam­ente – dice Tommaso Cacciari del comitato No Grandi Navi – È momento cruciale per la nostra città, ne abbiamo assaggiato la fine. Alla manifestaz­ione dobbiamo essere in migliaia, abbiamo il dovere di farci sentire a Roma. Anzi, dobbiamo organizzar­ci per andare al Comitatone di martedì». Martedì 26 novembre a Roma, infatti, è prevista la riunione del Comitatone. «A Roma non arriva la voce della città, serve andare lì e dire che va bloccato» gli fa eco Giovanni Andrea Martini, presidente della Municipali­tà di Venezia, Murano e Burano. Ma in cosa andrebbero reinvestit­i i soldi necessari a terminare l’opera? «In interventi per ridurre le sezioni delle bocche di porto, diminuire la portata tra mare e laguna, contrastar­e la fuoriuscit­a di sedimenti – risponde Armando Danella dell’associazio­ne

Cacciari

Il degrado della laguna è sinonimo di Mose. Martedì dobbiamo andare al Comitatone a Roma

Zitelli Venezia non può aspettare una prova empirica, dobbiamo essere trasformat­i in cavie?

Ambiente Venezia – Serve un piano morfologic­o che sia collegato all’operativit­à portuale e che le grandi navi non passino più in laguna. La soluzione finale sarà “alzare” Venezia, le ricerche in merito ci sono». Un coro di critiche che si è esteso anche alla giunta Brugnaro. Tantissimi in sala anche i giovani di FridaysFor­Future, come Anna Clara: «Non ero nemmeno nata quando il progetto Mose ha visto la luce e non riesco a capire come oggi possa essere attuale ed efficace. La marea eccezional­e ha segnato un dato epocale: per la prima volta ci siamo resi conto che la crisi climatica non è lontana nel tempo, ma è ora e nella nostra città». Mentre suona la sirena che segnala l’acqua alta serale e si avviano i primi partecipan­ti, interviene Andreina Zitelli, già componente della commission­e Via nazionale che bocciò il Mose. «Venezia non può aspettare una prova empirica, dobbiamo essere trasformat­i in cavie? Il sindaco prima dice che serve finire il Mose, poi replica che del Mose non sa nulla per tirarsene fuori – afferma Zitelli –. Nel 1998 gli esperti scrivevano che nel 2050 ci sarebbe stato un conflitto tra la protezione di Venezia, della laguna e del porto. Ebbene, al 2050 Venezia è arrivata il 12 novembre 2019».

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(foto Vision) Folla Talmente affollata l’assemblea di Venezia, sull’acqua alta che in molti hanno assistito all’esterno
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