Corriere di Verona

«Nel mio bar è venuto anche Gesù»

Il veronese-norvegese con la passione per l’Hellas e il locale a Ponte Pietra «dove tutto può succedere»

- Lorenzo Fabiano (71.continua)

Da Porta Vescovo alla volta dei fiordi norvegesi passando per la Costa Brava. Corre l’estate ruggente del 1964, quando quattro ragazzi scapigliat­i partono per la Costa Azzurra a bordo di una Mini Cooper: «Pochi soldi e tanti sogni, partirono con in testa il mito di Brigitte Bardot – racconta Nicola Sogliacchi – I “Gigi Rizzi de noaltri”, ognuno a caccia della sua BB. A Saint Tropez agli italiani di Porta Vescovo non stendevano tappeti rossi, così proseguiro­no fino in Spagna a Lloret de

Mar. Tenda e campeggio: lì mio padre Claudio conobbe una ragazza norvegese, Anita, la sua BB. Si piacquero, si allontanar­ono, lui a Verona e lei in Norvegia; si scrissero. Ma l’amore era ormai sbocciato. Mio padre salì fin su tra i fiordi, e lì io fui concepito. In dolce attesa mia madre si trovò in un baleno dalla Norvegia a Porta Vescovo. Non esattament­e la stessa cosa. E così nel 1968 io venni al mondo. Poi nacque mio fratello Manuel». Made in Norway, born in Verona. Anita è fedele alle tradizioni nordiche: «In Norvegia il contatto con il freddo è un modo per allevare i neonati; mia madre mi esponeva al freddo sul balcone; cosa che scandalizz­ava il vicinato: “Ma ela mata…? Quel poro fiol el more con sto fredo!” E invece era solamente una questione di abitudini. E poi io amo il freddo» se la ride Nicola, o meglio Nikka, nomignolo che si porta cucito dall’adolescenz­a per la somiglianz­a dei suoi riccioli con quelli di Nikka Costa, stellina precoce che negli anni ’80 scalò le classifich­e di tutto il mondo con On My Own. Ironico affabulato­re, e ospitale padrone di casa, il norvegese di Veronetta lo trovi tutte le sere in plancia di comando al Bar Terrazza al Ponte, locale di Via Ponte Pietra che lo scrittore Massimo Fini, quando è a Verona non manca mai di farci una puntatina, definisce “luogo dove tutto può succedere”.

Mai definizion­e più azzeccata: meta, per ovvie ragioni dei turisti norvegesi e spaccato di una Verona autentica e trasversal­e, oltre gli steccati delle fasce di età e delle piramidi sociali: «Un locale per tutti, diurno e notturno, e una mecca per i tiratardi che tardi fanno fare pure a me che a casa ho la mia compagna Simonetta e mio figlio Martino. Non che mi dispiaccia, eh. In fondo son sempre stato un animale notturno» confessa Nikka.

Una famiglia in cattedra, i Sogliacchi; nonno insegnante di musica, nonna di dattilogra­fia, papà di lingue; «Io mi son fermato al diploma alvivere le magistrali». Cavallo selvaggio, vive l’infanzia a Veronetta e galoppa in sella all’adolescenz­a in centro storico: «Iniziai a frequentar­e la compagnia di amici in centro a Verona, al Bar Lo Stuzzichin­o in Via Carlo Cattaneo. Una gabbia di matti. “Al Bar al Ponte tutto può succedere”, dice Fini…? Chissà che avrebbe detto se fosse venuto allo Stuzzichin­o: avrebbe tolto quel “può”, perché allo Stuzzicchi­no le cose succedevan­o e basta.

Lì Massimo Fini avrebbe trovato terreno fertile per le sue storie - sghignazza Nikka -. Per carità, qualche balordo c’era, ma in fondo eran tutti buoni diavoli». Gli anni ’80 a Verona si riassumono nella favola dello scudetto dell’Hellas Verona: «Curva in casa e in trasferta. Non ho fatto l’università, ma in strada ho avuto ottimi professori e il mio Erasmus è stato seguire il Verona negli anni d’oro in giro per l’Europa. La nostra generazion­e ha avuto la fortuna di gli anni più belli della nostra squadra in oltre un secolo di storia. Allo stadio vado ancora, essere tifosi del Verona significa far parte di una comunità e vivere una passione che ti scorre nelle vene».

E se all’ingresso del Bar al Ponte incroci su un poster lo sguardo magnetico di Gianfranco Zigoni, allora tutto si spiega. Carattere schietto, Nicola non è uno che te le racconta; se dice, fa: si è rimboccato le maniche e si è messo a un bancone: «Partii con un locale nella zona industrial­e di Arbizzano, la Ca’ Lupa. Fu la mia palestra. Con Sergio Rocca, mio amico fraterno, rilevammo il Bar al Ponte, il locale

«Tipi veronesi» è una proposta domenicale del Corriere di Verona che intende raccontare, attraverso la storia di personaggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corrieredi­verona@corriereve­neto.it o lorenzo.fabiano@me.com che sognavo nel cuore di Verona, la svolta della mia vita. È un lavoro duro, ma se lo ami, la fatica non la senti troppo. E io lo amo. Qui dentro c’è il mio mondo, mi ci rivedo, mi ci ritrovo». Ma davvero qui tutto può succedere? «Una sera venne Ted Neeley, noto come Gesù in Jesus Christ Superstar; voleva accomodars­i fuori in terrazza. Gli dissi che avrebbe piovuto e gli consigliai un tavolo all’interno. Lui mi guardò fisso e col ghigno mi rispose in inglese “Ehi ma non sai chi sono io…? Se ti dico che non piove, devi credermi”. E non piovve».

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Nicola «Nikka» Sogliacchi nel suo locale, il Bar Terrazza al Ponte Lo scrittore Massimo Fini lo ha definito «un luogo dove tutto può succedere»
Schietto Nicola «Nikka» Sogliacchi nel suo locale, il Bar Terrazza al Ponte Lo scrittore Massimo Fini lo ha definito «un luogo dove tutto può succedere»

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