La «sergente di Hitler» e lo skinhead «Rifaremo il partito nazista, soldati pronti»
Quattro indagati: in casa svastiche e volantini. La padovana sui social: «Soldati pronti, nessuno ci fermerà»
Quattro veneti indagati nell’ambito dell’inchiesta su un gruppo di estremisti di Destra che avevano fondato il Partito nazista italiano. Tra loro, una coppia vicentina e una mamma padovana che faceva proselitismo sui social firmandosi «La sergente di hitler». Quest’ultima, intercettata, diceva: «Andremo al potere».
«In ottobre inizieranno gli addestramenti della Milizia nazionalsocialista… Sforneremo soldati pronti a tutto… non ci fermerà nessuno. Per chi è interessato a unirsi a noi, mi contatti. Heil Hitler sempre».
L’annuncio era apparso alcuni mesi fa su VKontakte, il social network russo chSole secondo la procura antimafia di Caltanissetta e la digos di Enna - veniva utilizzato da un gruppo di estremisti di destra per reclutare nuovi adepti e formare il braccio armato del «partito nazista italiano». A pubblicare questo post - assieme a molti altri che prendevano di mira ebrei, gay e immigrati - era stata Antonella Pavin, impiegata di 48 anni che abita con il marito e il figlio adolescente a Curtarolo. Il coniuge, un camionista, secondo gli investigatori era all’oscuro di tutto, anche del materiale (bandiere in stile nostalgico e «santini» del Fuhrer) che la Digos di Padova ha trovato in un armadio quando, all’alba di ieri, la donna è stata perquisita nell’ambito dell’operazione «Ombre Nere». C’era anche un foglio con insulti antisemiti rivolti al deputato Emanuele Fiano, primo firmatario della legge contro la propaganda fascista.
Pavin - per un paio d’anni nelle fila di Forza Nuova «ma poi me ne sono andata» - è già stata soprannominata «Mamma nazista», anche se sul web preferiva presentarsi con lo pseudonimo «Sergente maggiore di Hitler». Ora è accusata di terrorismo e istigazione a delinquere. Sempre sui social, dice di aver conosciuto un’altra veneta indagata, la quarantenne vicentina Veronica Giunta. Con lei è finito nei guai anche suo marito, Bruno Basso, un pregiudicato di 42 anni con la passione per le canzonette fasciste e una grande svastica tatuata sul petto. Da ragazzo – ricorda il suo avvocato, Claudio Castegnaro - aveva militato nel Veneto Fronte Skinhead.
Dell’organizzazione faceva parte anche una storica militante veronese di Forza Nuova, Maria Lucia Lanza, 55 anni, pure lei con un marito che risulta estraneo alle accuse. In casa le hanno trovato cimeli nazionalsocialisti, bandiere con la croce uncinata e decine di libri sul nazismo. Ma, soprattutto, custodiva il modulo d’iscrizione al Nsab, quel fantomatico «Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori» che alcuni dei fanatici finiti sotto inchiesta avevano fondato. Tra i 25 punti del documento programmatico, anche «la difesa dell’identità nazionale e della razza».
Sono diciannove gli indagati, dal Veneto alla Sicilia. Molti di loro, sembrano soltanto dei razzisti senza arte ne parte. Ma nei decreti di perquisizione, la Dda di Caltanissetta indica una «elevata pericolosità aggravata dalla disponibilità di armi e, in alcuni casi, di esplosivi».
Intercettata il 31 agosto scorso, la Pavin spiega che l’obiettivo del partito nazista italiano era di «andare al potere» in qualsiasi modo, a costo di qualunque conseguenza,«tanto non c’è alcun partito che abbia i coglioni per farlo». Dai discorsi dell’impiegata padovana - annotano i magistrati «emerge chiara la spasmodica finalità di voler aggregarsi in gruppo organizzato, in “un nostro esercito”, visto che “purtroppo l’Esercito e le forze dell’ordine sono, per tre quarti, fedeli allo Stato e non si ribelleranno mai...”». Infine, in un’altra intercettazione, Pavin parla con Francesca Rizzi - una milanese che è stata perfino eletta «Miss Hitler» - e fanno riferimento a «una donna che si spaccia per sacerdotessa satanista» e al fatto che il Fuhrer «è stato demonizzato ingiustamente, quando nella realtà sono state fatte cose peggiori di quelle che ha fatto lui, e la radice di tutto l’odio nasce dagli ebrei».